di Armando Polito
Del genere “strano” di alcune voci salentine ho avuto occasionee di occuparmi tempo fa in https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/07/14/brexi-la-brexit-risultati-del-nostro-referendum/. Oggi integro l’argomento aggiungendo che tutti i nomi dei giorni della settimana, escluso il sabato, sono di genere femminile: la lunitia, la martitia, la mirculitia, la sciuitia, la inirdia, la tumenica (assumo queste varianti neretine come punto di riferimento ma quanto dirò vale per tutte le altre salentine).
Parto proprio dall’etimo dell’ultima voce. Come l’omologa italiana domenica. tumenica deriva dalla locuzione latina die(m) dominica(m)1=giorno del signore, con il primo componente, die(m), sottinteso, mentre il secondo, dominica(m) è suo attributo, aggettivo femminile singolare da Dominus che, come nome comune, significa padrone, ma qui s’innalza fino al significare il signore per antonomasia, cioè Dio. Prima di passare agli altri giorni debbo dire qualcosa a proposito di die(m), che è il caso accusativo (dal quale nascono i nomi italiani di derivazione latina) di dies, forma che solo per comodità citerò nel prosieguo.
Dies appartiene alla quinta declinazione e al plurale è sempre di genere maschile; al singolare, invece, è maschile quando indica genericamente il giorno, cioè lo spazio di ventiquattro ore; è femminile quando vale genericamente come tempo o quando indica la data o un giorno stabilito, come nel caso di die(m) dominica(m). Va detto che tutti gli altri nomi di questa declinazione sono femminili e dal loro accusativo deriva la stragrande maggioranza dei nomi italiani uscenti in -e e che ne hanno conservato il genere; per esempio: carie(m)>carie, serie(m)>serie, specie(m)>specie, etc. etc.Non posso, però, tacere di un caso emblematico di maggiore fedeltà alle origini del dialetto rispetto all’italiano. Facie(m) che significa affetto in italiano ha dato faccia (con regolarizzazione della desinenza per analogia con quella tipica dei nomi femminili; in dialetto salentino, invece, faccia è facce.
Die(m) sooravvive in italiano in dì (e, in composizione con a nel burocratico addì), di genere maschile, con apocope, cioè caduta dell’intera sillaba finale e non solo di m. Il dialetto salentino, invece, ha sviluppato tia (con la stessa regolarizzazione della desinenza poco fa vista per l’italiano faccia). Tale voce, ad onor del vero non è di uso abituale come giurnu ma ricorre solo, di genere femminile, nel detto popolare Ti santa Lucia ‘llunghesce la tia quantu lu pete ti la iaddhina mia, per il quale rinvio a https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/06/01/gli-animali-nei-proverbi-salentini-5x-gli-uccelli/.
Dì per l’italiano e tia per il dialetto entrano in gioco come di seguito.
Lunedi, martedì, mercoledì, giovedì e venerdì in italiano sono maschili pur derivando rispettivamente da Lunae die(m)=giorno della Luna, Martis die(m)=giorno di Marte; Mercurii dĭe(m) =giorno di Mercurio, Iovis die(m)=giorno di Giove. Veneris die(m)=giorno di Venere. E sono maschili perché è prevalso il genere (maschile, appunto) di dì come secondo componente in contraddizione con il genere femminile di questo, pur sottinteso come s’è detto, in domemica. Insomma: l’italiano si mostra poco coerente con il latino perché conferisce a dì il genere maschile invece del femminile per conservarlo, invece in domenica.Tutto ciò non è avvenuto nelle voci salentine, che hanno conservato il genere femminile del dies delle locuzioni latine da cui derivano.
E il sabato? Il suo genere maschile non è altro che la regolarizzazione dell’originario neutro latino sabbatu(m), a sua volta dal greco σάββατον (leggi sàbbaton), a sua volta dall’ebraico sabbat.2
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1 In origine era Solis die(m)=giorno del Sole, sopravvissuto nell’inglese Sunday e nel tedesco Sonntag. Mentre negli altri nomi eccetto il sabato il nome del dio si è conservato, in domenica è stato sostituito dall’aggettivo corrispondente (teoricamente, come da lui derivato, meno importante del nome proprio),. quando ci saremmo aspettato, per analogia di formazione, Domini dies, da cui dominidì, non nato forse per evitare confusione con Domineddio.
2 In origine era Saturni dies=giorno di Saturno, sopravvissuto nell’inglese Saturday.
Non so ma dalle mie parti sono tutti di genere maschile tranne la domenica ma spesso in dialetto si può svolgere indifferentemente in un genere o nell’altro
Intanto sarebbe interessante sapere qual è la sua zona. E poi nso bene che nel dialetto il cambio di genere è fatto ricorrente e scontato; meno banale è cercare, quando tale fenomeno si verifica, di individuarne le motivazioni più o meno plausibili senza cedere subito alla tentazione di mettere comodamente in campo l’ignoranza popolare troppo spesso sbrigativamente e comodamente presunta.
“Nnziddhri te ricuerdi te Noule” I giorni della settimana ai miei tempi: Giurni te la Uttisciana:—- Lunnitia- Martitia-Merculitia-Sciuitia-Ernitia-Sabbatu—– Giurnu te la feesta: Tuminica.
Altri ricordi: Osce oggi- Crai domani- Buscrai dopodomani- Buscriddhri, Nustiersu o Paratiersu tre giorni fà.
un cordiale saluto da Torino
Ersilio Teifreto
ricordare va bene sempre : significo ciò che conosco in agro di Arnesano – Monteroni – Carmiano – Novoli -che è idenico a ciò che scrive il prof. Teifreto – aggiungo solo – che per i giorni della settimana in questi luoghi si sente : lu lunitia – lu scuitia passatu – ecc. così pure al termine della conta dei giorni ho ascoltato in qualche occasione – un buscruddhri e imu spicciatu – valeva forse per dire : contati i cinque giorni abbiamo finito . poi una sola cosetta ancora – aggiungo -tiersu – nustiersu – paratiersu – e se mi consentite una mia amenità .
Na fatia – na-
Lunitia à- nu se fatia
martitia – stae cu l’usia
mercutia -me scirrai fia mia
sciuitia ee- rria la zzia
irnitia -nnè cosa -stae a pucundria
sabbatu – bbà capisci ccè statu
tuminica -issiu -issiu- cu l’amica .
grazie sempre – e – cordialità a tutti voi . peppino.