Seicento pittorico sconosciuto
Frate Angelo da Copertino (1609-1685 ca.)
di Giovani Greco
E’ noto che frà Angelo da Copertino, come pittore dell’ordine dei minori cappuccini di Terra d’Otranto attivo nel XVII secolo, emerse dall’oscurità nel corso dell’Ottocento, quando l’interesse per la storia locale ebbe un eccezionale incremento quantitativo attraverso gli scritti dell’Arditi[1] e del De Giorgi[2]. Ma quelle segnalazioni furono ben poca cosa a fronte del prestigio che il frate ebbe in vita. Infatti nel 1710 il vescovo di Nardò, Antonio Sanfelice, in occasione della visita pastorale a Copertino, affermò per la prima volta che nel decennio compreso tra il 1658 e il 1668, essendo pontefice Alessandro VII, il nostro fu addirittura nominato “conservatore” delle pitture vaticane[3]. Carica eccezionale, questa, che per gli storici salentini dell’Otto-Novecento costituì l’unico dato biografico dell’artista. Invano si attesero gli sviluppi della critica più qualificata[4] la quale, in alcuni interventi ricognitivi sulla pittura del Seicento in Terra d’Otranto, concentro le sue attenzioni su figure come quelle del Catalano, del Coppola, del Finoglio, dei Fracanzano: presenze artistiche decisamente emergenti ma non tali da oscurare l’opera di frate Angelo.
Una recente nota d’archivio segnalata da Mario Cazzato – al quale esprimo in questa sede particolare gratitudine – mi ha convinto ad intraprendere un’indagine su frà Angelo nel tentativo di restituire all’attenzione degli studiosi la sua attività permeata di quegli interessanti fermenti manieristici introdotti da Gianserio Strafella e diffusi secondo i canoni controriformistici[5], da Donato Antonio d’Orlando[6]. Frà Angelo infatti seppe sintonizzarsi con l’atmosfera del secolo, il Seicento, ricco di implicazioni devozionali, adottando un modo di dipingere che, come ha osservato il Marturano[7], per i suoi effetti chiaroscurali per quella predilezione per le sue tinte scure e per una sottile vena di sensualità che percorre soprattutto certe immagini femminili, si potrebbe agevolmente collegare al filone della grande pittura barocca romana postcaravaggesca.
Come è stato appena accennato, i primi indizi su frà Angelo risalgono al 1710 grazie ad Antonio Sanfelice il quale, tra l’altro, negli atti delle sue Sante Visite annota che nel 1668 il suo predecessore Girolamo de Coris, per l’altare di S. Girolamo nella cattedrale di Nardò, aveva fatto eseguire da frà Angelo la pala raffigurante il santo omonimo che riceve l’Eucarestia[8].
Nel 1885 si registra l’intervento di Giacomo Arditi che, citando i copertinesi che si distinsero in ogni ramo di virtù e di sapere, include frà Angelo tra i pittori, definendolo autore di pregevoli dipinti[9].
Cosimo De Giorgi, nei suoi “Bozzetti di viaggio” del 1888, non può fare a meno di citare frà Angelo[10] confermando quanto aveva sostenuto l’Arditi.
Più ricca appare la coeva nota riportata nel “Dizionario bio-bibliografico degli uomini chiari di Terra d’Otranto”; l’anonimo estensore cita cinque dipinti eseguiti dal nostro, tra cui una non meglio definita tela conservata nella chiesa di San Giuseppe da Copertino, sostenendo che “molte e molte altre [opere] si son perdute tra cui, credo, quella della Vergine col Bambino con frate orante ai piedi, forse il suo ritratto, collocato nella chiesa dei Cappuccini di S. Maria dell’Alto in Lecce ed oggi nella cappella privata del signor Vito Prete di Copertino, alla cui base, vi si legge il nome dell’autore e quanto resta del millesimo 16…”[11]
Agli inizi di questo secolo, Pietro Marti, ne redigere un elenco a stampa di pittori, architetti e scultori salentini include frà Angelo e lo definisce pittore di qualche merito[12].
Nel 1930 Amilcare Foscarini tenta di smontare la notizia del soggiorno romano di frà Angelo, sostenendo che “il frate non era un pittore di tanta importanza da essere Conservatore delle pitture degli illustri artisti che ornavano il Vaticano” in quanto, nel decennio in questione, frà Angelo era “già abbastanza vecchio”[13]. Se il Foscarini si fosse documentato presso l’archivio neritino, avrebbe ricavato che Fabio Chigi (poi Alessandro VII), per sdebitarsi verso la diocesi di Nardò – della quale fu eletto vescovo il 1 giugno 1635 – quando fu elevato alla somma dignità della chiesa (7 aprile 1655), non dimenticò la “sua “ diocesi per la quale manifestò in più occasioni particolare predilezione[14]. Sicché, informato dal vicario apostolico, Giovanni Granafei, dei raggiunti traguardi artistici di frà Angelo (basti pensare che proprio nell’ottobre di quell’anno aveva termina la Regina Martirum per l’altare di S. Sebastiano nella collegiata di Copertino), Alessandro VII decise di chiamarlo a sé per offrirgli il prestigioso incarico di “conservatore” delle pitture vaticane.
Nel “Dizionario Biografico degli Italiani”, troviamo una nota su frà Angelo a firma di M. Pepe la quale suggestionata probabilmente dal Foscarini, respinge la tesi secondo la quale il nostro non poté svolgere l’incarico affidatogli da Alessandro VII in quanto la morte lo colse intorno al 1650[15]. A parte una serie di inesattezze contenute nella nota, alla biografa sarebbe bastato verificare il millesimo riportato sulla tela della Regina Martirum (1655) per ricredersi sull’anno della scomparsa del pittore.
Pubblicato su “Studi Salentini”, a. 44, vol. LXXVI (1999), pp. 143-158
Sull’argomento vedi anche:
http://www.treccani.it/enciclopedia/angelo-da-copertino_(Dizionario-Biografico)/
Note
[1] G. Arditi, La corografia fisica e storica della Provincia di Terra d’Otranto (Lecce 1885), 146-154.
[2] C. De Giorgi, La Provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio (Lecce 1888), II, 329-423.
[3] Cfr. Archivio della Curia Vescovile di Nardò (ACVN), A/11, Visite pastorali di mons. A. Sanfelice, (1710-1718), 1, c. 5r. “Visitavit successive in eodem latere versus boream altare sub titulo S. Sebastiani protectoris huius terrae com icone eiusdem sancti nec non sanctorum S. Francisci Assisij ed Animarum Purgatorij depicta a celebre pictore Angelo de Cupertino ordinis capucinorum qui ab anno 1658 usque ad annum 1668 sub pontificatu sanctae memoriae Alexandri VII conservator fuit pictutarum Vaticani”.
[4] Si veda L. Galante, “Sintonia e varianti della pittura salentina nell’incontro con la pittura metropolitana”, AA. VV. Barocco leccese. Arte e ambiente del Salento da Lepanto a Masaniello (Milano 1979), 247-97. L. Mortari, “Appunti sulla pittura dei Sei-Settecento in Puglia”, AA:VV: Ricerche sul Sei-Settecento in Puglia (Fasano 1980), 5-61. AA.VV. Pittura in Terra d’Otranto secc. XVI-XIX, a cura di L. Galante (Galatina 1993).
[5] Cfr. E. Male, L’art reliogeux apres le Concile de Trento (Parigi 1932), Cfr. anche L. Galante ‘Aspetti dell’iconografia sacra dopo il Concilio di Trento nell’area pugliese’, AA.VV. Ordini religiosi e società nel Mezzogiorno moderno a cura di B. Pellegrino e F. Gaudioso (Galatina 1987), II, 515-34.
[6] La figura del d’Orlando è stata definita sul piano della identità storico-artistica da M. Cazzato “Sulla via delle capitali del Barocco. Antonio Donato D’Orlando (XVI-XVII sec.) (Aradeo 1986). Giova aggiungere qui L. Manni “L’Annunziata di Corigliano: un dipinto (1588) scomparso di Donato Antonio D’Orlando, pittore di Nardò, Il Bardo, VII, 2, (Copertino 1997), 9.
[7] Crf. N. Marturano, ‘Tradizioni pittoriche e plastiche a Martina dal XV al XIX secolo’, Guida di Martina Franca (Alberobello 1983), 80.
[8] E. Mazzarella La sede vescovile di Nardò, (Galatina 1972, 197.
[9] Arditi, La Corografia,cit.
[10] De Giorgi, La Provincia di Lecce cit. 329-423.
[11] Archivio di Stato di Lecce (ASL), Dizionario biografico degli uomini chiari di Terra d’Otranto, ‘Angelo da Copertino’.
[12] P. Marti, La Provincia di Lecce nella storia dell’Arte, (Manduria 1922), 113
[13] A. Foscarini, Artisti salentini, ms. 329 BPL, 5-6
[14] Fabio Chigi accolse con cordialità o due canonici inviati dal capitolo e dal clero per congratularsi della sue alezione a Pontefice, offrendo loro diversi doni per ornamento della cattedrale. Beneficò non pochi cittadini della diocesi di Nardò tra cui Giovanni Francesco Cristaldi, Francesco Antonio Coriolano, padre Giovanni Lorenzo Cristiano dell’ordine carmelitano. Cfr. Mazzarella, 175-191.
[15] M. Pepe, ‘Angelo da Copertino’ Dizionario Biografico degli Italiani, 3, 226-27.