di Armando Polito
Mi piace riportare la definizione della parola e le riflessioni su di essa fatte da Pasquale Chuirivì nel suo Con decenza parlando, Kurumuny, Calimera, 2010, p. 106:
Se la voce fosse stata presente nel Rholfs, recentemente scomodato senza successo per picusia (https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/09/10/dialetti-salentini-picusia/), mi sarei limitato a riportare fedelmente la sua eventuale proposta etimologica.
Gli altri autori citati nello stesso post (Garrisi, Presicce), però, questa volta dicono, soprattutto il Presicce, la loro.
Comincio dal Garrisi che al lemma sburdacchaiere rimanda a spurdacchiare, così trattato:
Appare evidente come spurdacchiamientu derivi da spurdacchiare, secondo la collaudata tecnica di formazione che ha portato, solo per fare uno degli infiniti esempi restando nell’ambito dialettale, da sintire a sentimentu.
Il problema, però, è: da dove deriva spurdacchiare? Premetto che la voce dev’essere di formazione relativamente recente, perché per il Rholfs, nel cui vocabolario, come ho detto, non è registrata, sarebbe stato uno scherzo proporre l’etimo che di seguito esplicito.
Forse inconsapevolmente l’amico Pasquale nell’italianizzazione spordacchiamento ha fornito la soluzione del problema. Infatti credo di non sbagliare affermando che il padre di tutto è bordo. Da bordo è nato bordare (cingere con un orlo) e il suo opposto sbordare (privare dell’orlo, ma anche traboccare).
A questo punto passo alla trafila completa, che contempla passaggi fonetici da manuale: sbordare>*sbordacchiare (come in italiano da ridere a ridacchiare, da spennare a spennacchiare, da vivere a vivacchiare, etc. etc., ma con il suffisso –acchiare che ha quasi totalmente perso la funzione riduttiva che mostra in italiano)>spurdacchiare>spurdacchiamientu.
Ma prima di me tutto ciò l’aveva detto (ne ho preso atto solo nel corso della ricerca quando già avevo formulato la mia ipotesi, lo giuro!) il Presicce al lemma sburdacchiare.
Il tutto non vi ricorda, soprattutto tenendo conto della definizione di Pasquale, il recente gioco di parola (Renzi, a modo molto suo …, docet), anima della locuzione sfioreremo il disavanzo, non lo sforeremo? Riuscirà chi ci governa a risolvere i nostri problemi rinunciando a mangiarsi una semplice vocale?
Caro Armando, esulando dal contesto e non conoscendo altro modo per segnalarti note del tutto accidentali, ti pongo all’attenzione l’opera “La Maddalena rauueduta rappresentazione spirituale di Gio. Vincenzo Piccino sacerdote leccese. All’illustre signora la sig. Agnesa Piccina” (1624) di Giovanni Vincenzo Piccino al seguente link https://archive.org/details/bub_gb_M7uJg-Sloi4C/page/n0
Ti ringrazio. Non appena avrò tempo prenderò visione del testo che mi hai segnalato e non è da escludere un eventuale post. Puoi contatarmi quando vuoi all’indirizzo polito.armando@libero.it
quando mi incontro con amici dediti ” alla forchetta ” li apostrofo – : comu bu spafaracchiati – cordialità sempre – peppino
” spafaracchiati”, però, e vocabolo diverso e corrisponde al neretino “spaparacchiati”, che significa distesi o seduti in totale abbandono (alla maniera delle papere).
cao Professore : concordo col significato – distesi o seduti —— aggiungo solo la mia visione dello ” spafaracchiato ” : che è dopo aver mangiato e ben bevuto – grazie sempre e riverenti cordialità peppino martina.