di Armando Polito
Strome sopratto i residui, rametti e foglie, della potatura, degli olivi in particolare, anhe dopo che sono parzialmente o totalmente seccati. Oggi vengono bruciati sul campo, in passato erano il combustibile privilegiato dei forni in pietra, da dove una fragranza inconfondibile di fumo e di pane cotto invadeva per largo tratto la strada. Chi ha la mia età ricorderà certamente a Nardò Gigi lu furnaru e il suo forno sito in via Settembrini al civico 29. Lavori, odori, vapori. sapori e anche saperi perduti per sempre …
Strome è evidentemente plurale collettivo di un poco usato stroma, che è, tal quale, dal greco στρὤμα (leggi stroma), usato con i significati di giaciglio, letto, coperta, tappeto, pavimento. La voce è connessa col verbo στρὼννυμι (leggi strònniumi), del quale sono varianti στρωννύω (leggi stronniùo) e στόρνυμι (leggi stòrniumi), tutti col significato di stendere, abbattere, lastricare,
Sicuramente l’uso cui accennavo all’inizio anche da noi fu preceduto dalla funzione che foglie e rametti avevano di formare, opportunamente stesi, un giaciglio.
Faccio notare che tra i significati della voce greca c’è quello, evidentemente traslato, di pavimento. I Romani si sarebbero spinti ancora oltre, visto che l’italiano strada (in salentino strata) deriva dalla locuzione latina via strata (alla lettera via stesa, in contrapposizione a quella non lastricata), in cui strata (da notare come la voce salentina sia tal quale) è il participio passato femminile del verbo stèrnere (=stendere) connesso col citato greco στόρνυμι; il participio passato maschile (stratum) ha dato vita poi a strato. Altra voce connessa con sternere è stramen=giaciglio, paglia, coperta, da cui l’italiano strame.
Il campo semantico si allarga ulteriormente pensando che con στόρνυμι è connesso στέρνον (leggi sternon)=petto, da cui l’italiano sterno e che dal latino consternare (composto da cum+sternere)= paventare, sbigottire, sgomentare, turbare, impressionare (in una parola stendere …) è derivato l’italiano costernare. Non potevo chiudere più allegramente se non dicendo che strage è dal latino strage(m) che probabilmente (almeno questo conforto …) è dalla radice stra– (dal supino stratum) di sternere.
Grazie, come sempre, per queste preziose informazioni.
Mi sarei aspettato, ma non è detto che non accada in seguito, che accostassi a questo bel termine anche termini come “scigghiu”, “carpìa”, “sarmenta”, “inchiulu”. Ma su di uno in particolare (è una richiesta la mia) vorrei lumi: la “pàmpana”
Ottimo ricordo che ci riporta indietro quando i nostri contadini usavano le “manu” per costruire muretti a secco e le “paiare” che servivano per riposare e conservare gli attrezzi da lavoro in campagna, come è noto a Novoli cittadina della notte della “Fòcara” facevamo in tutti i rioni delle “focareddhre” invece di usare le leune delle vigne che servivano per scaldarsi nelle case e usate come materia prima per la costruzione della Fòcara
usavamo fare i falò con le strome di ulivo che bruciavano in fretta scintillando ed emanavano un profumo mai dimenticato, inoltre erano usate come combustibile.
Ersilio Teifreto
Buongiorno Prof. Marcello, la pampana protegge lu rappulu te ua ttaccutu alla leuna te lu cippune
un detto che sicuramente conosceranno tutti i Salentini (Sutta la pampana penne lua ecc……)
un saluto
Ersilio Teifreto
Anche se avessi voluto, sarebbe stato fuori luogo farlo perché la parentela del titolo riguardava solo l’etimologia. Comunque, prossimamente su questo schermo …