di Armando Polito
L’italiano cominciare trova il suo immediato corrispondente tra i dialetti salentini nel neretino ‘ccuminzare (altre varianti salentine accumenzare e ‘ccumenzare), che è da un latino *adcominitiare, composto da ad=verso+cum=con+initiare (da cui l’italiano iniziare), composto a sua volta da in=dentro+initiare; quest’ultimo è denominale da initium (da cui l’italiano inizio), a sua volta connesso col supino )initum) del verbo inire=entrare, a sua volta (e poi ho finito …) composto da in=dentro+ire(da cui gli italiani gire e gita)=sandare. Ecco, dunque, la trafila seguita da ‘ccuminzare: *adcominitiare>*accuminzare (assimilazione –dc– > –cc-, passaggio –o->-u-)>accumintiare (sincope di –i-)>accuminzare (normale esito di –ti-in –z-)>‘ccuminzare (aferesi).
Con lo stesso significato il neretino usa ‘zzaccare, che ha il suo corrispondente italiano in azzeccare, che è dal medio alto tedesco zecken «assestare un colpo. Proprio da questo significato di colpire è derivato l’altro che assume ‘zzaccare, cioè, oltre a colpire, quelli di prendere, afferrare e catturare; poi dal significato di prendere, con il complemento oggetto sottinteso inizio, è derivato quello di cominciare, come nell’italiano intraprendere.
Se, dunque, è latina la strada percorsa da ‘ccuminzare e “tedesca” quella di ‘zzaccare. il leccese ‘ncignare ha seguito, per così dire, una via traversa e meno laica. Esso, infatti ha il suo corrispondente nel toscano incignare (o incegnare) registrato da Gilles Menage (italianizzato in Egidio Menage)1 col significato generico di adoperare qualcosa per la prima volta, ma usato pure in epoca più recente da Filippo Pananti (1766-1837)2 e da Giovanni Pascoli (1855-1912)3 col significato più specifico di di indossare un abito per la prima volta.
La voce deriva dal latino tardo encaeniare=cominciare, che, però, è formazione denominale su trascrizione del greco tardo ἐγκαίνια (leggi encàinia)=feste di inaugurazione, consacrazione, a sua volta formato da ἐν (leggi en)=dentro+καινός (leggi cainòs)=nuovo. Lo stesso ἐγκαίνια ha dato vita al verbo ἐγκαινίζειν (leggi enkainìzein)=inaugurare, consacrare, in cui il concetto dell’azione fatta per la prima voltsa è tutta nel confisso -ίζ-, che in greco assolve proprio a questa funzione.
Riproduco dal glossario del Du Cange (pp. 263-264), aggiungendo a fronte la mia traduzione, i lemmi in questione perché a me pare che da essa in qualche punto traspaia, soprattutto all’inizio, la persistenza dell’origine religiosa.
Il primigenio carattere sacrale di incaeniare è confermato poco prima (p. 263) dai lemmi encaenia e encaemiae.
Il tempo passa e va detto che in ‘ncignare non è rimasta la minima traccia della sua origine religiosa, mentre l’italiano iniziare la conserva nel particolare significato di ammettere alla pratica di culti e riti misterici o in sette, associazioni segrete e simili.
___________________
1 Le origini della lingua italiana, Genova, Chout, 1675, p. 278.
2 Il poeta di teatro, Piatti, Firenze, 1824, p. 165: Un’altra ha un casacchin color di rosa/che sua nonna incignò quando fu sposa.
3 Cito dalla quarta edizione di Nuovi poemetti, Zanichelli, Bologna, 1918, p. 60, da La morte del Papa, vv. 268-270: Andava col su’ omo, era ben messa,/incignava quel giorno anzi un guarnello:/andava a su per ascoltar la messa.
In spagnolo si usa “sacalo” per il verbo “prendere”, in neretino “zzaccalu”…molto simile direi
Probabilmente anche lo spagnolo “sacar” deriva dalla voce tedesca; tuttavia non è da escludere che per ragioni storiche la voce neretina abbia fruito dell’intermediazione spagnola, anche se provarlo non è facile.