di Armando Polito
* Traduzione dal miciese in dialetto neretino e da questo in italiano:
Pensa cu stusci bbuenu e ppoi, ci vuei cu mmi sto cittu, ccàttame ddhi crocchette ca imu istu alla televisione
Pensa a pulire bene e poi, se vuoi che stia zitto, comprami quelle crocchette che abbiamo visto in tv
Quello che chiedo è molto più complicato di ciò che mai avrei osato chiedere, nemmeno se i vetri di casa fossero stati così sporchi da non permettere al sole di filtrarvi se non dopo un’energico lavaggio non col detersivo di ultima generazione ma con l’acido muriatico di prima generazione (quello di una volta, non quello di adesso, che è meno corrosivo della Coca-Cola …
Per farla breve: sono decenni che cerco di trovare un etimo in modo definitivo convincente per stusciare. Riporto di seguito quel poco che in tanto tempo son riuscito a concludere,
Parto (ma non ci allontaneremo troppo, come si vedrà) dal maestro, cioè dal Rohlfs. Nel suo Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d’Otranto), Congedo, Galatina, 1976,opera che dovrebbe essere conosciuta a memoria anche nel contenuto non solo dagli addetti ai lavori ma da tutti noi salentini, dopo aver invitato ad un confronto con il calabrese stujare e con il napoletano stojare=nettare, propone come etimo studiare. Da notare che prima di studiare il Rohlfs non scrive dal latino o da un latino (in tal caso, trattandosi di voce ricostruita, avrebbe aggiunto in testa un asterisco), per cui stusciare è da intendersi come deformazione dell’italiano studiare. Premesso che in latino non esiste studiare ma studere e che l’italiano studiare è voce denominale da studio, trovo scritto (e ritengo che sia frutto della suggestiva autorità del Rohlfs) in Carlo Consani, Studi e ricerche di etimologia alimentare Edizioni dell’orso, Alessandria, 2001, p. 357: “Stuja- primo elemento verbale in composizione, dal tema di *stujà <<pulire>>, latino studiare col significato svoltosi nella terminologia <<agricola>> di <<pulire>> (cfr. napoletano astujà. stujà, vicentino stogiare <<nettare, forbire>>”. L’autore avrebbe fatto meglio a controllare l’esistenza in latino di studiare ed a citare il Rohlfs al cui trattamento del lemma salentino deve senz’ombra di dubbio tutto quello che ha aggiunto; a dire il vero l’ombra del dubbio rimane, visti i precedenti, sull’esistenza del vicentino stogiare che, tra l’altro, è assente nel Dizionario vicentino.italiano di Giulio Nazzari, Bianchi, Oderzo, 1876 ed in quello di Luigi Pajello, Brunello e Patorio, Vicenza, 1896.
Per quanto riguarda il napoletano stojare ecco alcune testimonianze letterarie:
Giovan Battista Basile (1566-1632), il Pentamerone, overo lo cunto de li cunti, trattenemiento de li peccerille, Lo catenacio.Trattenemiento IX de la jornata II: … perzò quanno lsa sera te vaje a ccorcare, e bene lo sdchaiavo co lo sciaacqua dente, e tu decennole che te piglòia na tovaglia pe te stojare lo muso, jetta destramente lo vino da lo becchiero, azzò puozze stare scetata la notte …
Gian Battista Lorenzi (1721-1807), La luna abitata, atto I, scena XII:
Verticchio Per la bile, o gioie belle, io qui vado a campanelle e mi voglio fa’ stojar.
Cintia Lascia pur che di mia mano io ti terga quel sudor.
Quanto all’etimo di stojare, nel Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si scostano dal dialetto toscano con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi, Porcelli, Napoli, 1789 è fatto derivare dal latino extergere. Peccato che nemmeno il più spinto bizantinismo filologico sarebbe in grado di spiegare tale etimo sul piano fonetico (su quello semantico non vi è alcun problema in quanto extergere significa pulire ed è composto dalla preposizione ex con valore intensivo (partendo da quello originario di allontanamento) e dal verbo tèrgere, che, in composizione con la preposizione de ha dato vita al gemello detèrgere, dal quale, tale e quale, la voce italiana. Ho l’impressione che i Filopatridi si siano lasciati condizionare dall’affinità semantica e da alcuni fonemi in comune, ahimè troppo pochi.
Tornando a stusciare ed al suo etimo non posso omettere di citare due salentini che mostrano di non condividere l’opinione del Rohlfs,
Per Antonio Garrisi (Dizionario leccese italiano, Capone, Cavallino, 2010) si tratta di un incrocio tra strusciare e asciugare. Uno dei fenomeni più pericolosi della filologia è proprio l’incrocio. Quello qui proposto è senz’altro suggestivo per la sua congruità semantica (lo stusciare comporta propiro un movimento quasi sincrono di frizione della superficie e di assorbimento) ma è poco compatibile constojare che è l’attestazione scritta più antica che si conosca e che per questo dovrebbe essere la forma più vicina a quella originale.
Per Giuseppe Presicce (http://www.dialettosalentino.it/stusciare.html) “potrebbe essere collegato al verbo spagnolo estrujar=strizzare, spremere”. Quel “potrebbe” la dice lunga sui dubbi legittimi dell’autore della proposta, imperniati, probabilmente, non tanto sulla –t– in meno quanto sui contatti labilissimi tra il significato della voce spagnola e quello della voce salentina. Aggiungo a tal proposito che estrujar è da un latino *extorculare, formato dalla preposizione ex e da torculare (attestato nel latino medieovale), che è dal classico torculum=frantoio, torchio.
A differenza di Verticchio non ho nessuno che mi deterga il sudore, per cui, mentre resto in attesa del vostro graditissimo riscontro, provvedo da solo …
stusciare : per quanto conosco e sento dire da tempo – ha significato di pulire; come : pulizza bbuenu ca sta mmuchi cchiui te prima , e ancora : sta llassi striscie -uharda buenu . Penso all’acqua versata – a un sudiciume da pulire ecc… ,se poi : detergere entra nel pulire – lo immagino fisionomicamente – perchè : detergere lo vedo come assorbire.
Con il piacere sempre di leggerLa – ringrazio sempre e saluto – peppino.
so che lo consulti spesso:
http://ducange.enc.sorbonne.fr/STUDERE
STUDERE, Studiare, Curare, Gall. Penser. Gregorius Turon. lib. 6. Hist. cap. 32 :
Jussitque Rex, ut Studeretur a medicis quoad usque ab his ictibus sanatus, diuturno supplicio cruciaretur.
S. Audoënus lib. 2. Vitæ S. Eligii cap. 44 :
Episcopus adhibito mulomedico, jussit ei (equo) Studium impendere, quo scilicet sanari potuisset.
Et mox :
Cuidam illum matronæ….. obtulit, quem illa acceptum diligenti cura Studiari fecit.
Può servire?
Un saluto da fabio
Sicuramente chi ha proposto la derivazione di “stusciare” da “studiare” avrà letto questo lemma del Du Cange. Io non l’ho nemmeno citato perché nulla aggiunge ai significati del classico “studere”. Diversa sarebbe stata la cosa se nello “studere” del Du Cange avessi trovato un riferimento qualsiasi al concetto di “detergere”. Chi, come me,non l’ha trovato si è visto costretto ad ipotizzare un passaggio semantico (studiare>curare>detergere) che a me appare senza dubbio troppo ardito. Oltretutto non si capirebbe per quale motivo in salentino studio è “studiu e non stusciu”. Ti ringrazio e ricambio il saluto.