di Armando Polito
(nell’ordine: bolle d’aria, una bulla da Pompei, una bolla pontificia, una marca da bollo, un francobollo, un bollettino di versamento postale e …)
Da quella d’aria alla speculativa quanta strada ha fatto la nostra bolla nel tempo! Intanto va detto che la voce è dal latino bulla(m) e già allora prometteva bene, nel senso che designava in primo luogo l’aria imprigionata sotto forma di sferetta in un liquido o in un solido, ma anche un bottone metallico o una borchia, nonché una specie di medaglione (in oro massiccio per i più abbienti e, per i meno, a scalare, in piombo rivestito da una lamina di oro, o fatto di cuoio, fatto di tessuto) che veniva appeso come amuleto al collo di ogni neonato maschio (tanto per cambiare, ma forse perché le femmine non ne avevano bisogno per via del lato b già a quell’età notevole …) a nove giorni dalla nascita.
Nel Medioevo fu poi il sigillo in cera o in metallo usato per autenticare le scritture ufficiali ed estensivamante lo stesso documento autenticato in tal modo (bolla imperiale, bolla papale): nella repubblica di Venezia era il nome del luogo in cui era custodita la cassa della cancelleria e si riscuotevano alcuni tipi di tasse.
Che atroce slittamento semantico dalla bulla dei giovani romani al bollo (che è da bollare, a sua volta da bplla) nelle sue molteplici manifestazioni (bollo di circolazione, marca da bollo, la voce bollo che compare puntualmente nel resoconto periodico che la banca invia ai ai correntisti, fino a giungere al fantascientico imposta di bollo asolta in modo virtuale)! E che dire, a parte il francobollo, dei vezzosi diminutivi bollino (quello, per esempio, che il manutentore dell’impianto di riscaldamento compra a tue spese dalla Provincia, che pure risulta defunta, per incollarlo sul libretto di centrale) e bolletta? In quest’ultima, a ben leggerla, alle somme dovute per i consumi si aggiunge una miriade di addizionali regionali, provinciali (fra poco rionali …), che, facendo parte della tassazione indiretta, consentono pure (ma senza alcun reale fondamento) a chi volta per volta ci governa di affermare spudoratamente abbiamo ridotto la pressione fiscale, senza che uno, dico uno solo, dei giornalisti partecipanti all’intervista batta almeno il ciglio, visto che ad attributi sta messo molto male …
Ci possono bastare due diminutivi? Certamente no! Infatti c’è il bollettino di versamento postale, in cui bollettino è s’ diminutivo, ma doppio: diminutivo si bolletta, a sua volta diminutivo di bolla; tre generazioni: madre, figlia e nipote …
Per mitigare la rabbia bollente (a proposito: bollire è dal latino bullire, a sua volta da bulla) passo al dialetto salentino: mentre bolla è rimasto tal quale, all’italiano bollare, invece, con conservazione dell’antico vocalismo, corrisponde bullare, da cui bullu che, oltre al significato di bollo, assume anche eufemisticamente quello di segno lasciato da atto violento (l’hannu fattu nu bullu an fronte=gli hanno fatto un bollo in fronte).
Più fedeli al vocalismo iniziale sono pure bulletta rispetto a bolletta. Ma il salentino, accanto a bullare ha sviluppato, sempre dallo stesso etimo, due voci che l’italiano non ha: uddhare e il suo contrario spuddhare. Uddhare significa otturare, tappare ed è il frutto della trafila bullare>ullare (aferesi)>uddhare; alla lettera, dunque, significa apporre il sigillo. Deverbale da uddhare potrebbe sembrare l’aggettivo uddhu che denota la qualità dell’animale senza corna o senza testicoli (riferito all’uomo come sinonimo di sterile; non sarebbe difficile in questo caso immaginare uale sarebbe il canale otturato …); in realtà uddhu è dal greco κόλος (leggi colos) che significa mozzo o senza corna.
Spuddhare ha il significato di sturare, con pittoreschi slittamenti metaforici del tipo s’è spuddhatu lu nasu (nel duplice significato di il naso si è sbloccato dal muco, ma anche per indicare un’epistassi) o, un’altra immagine violenta non poteva mancare …, mo ti spoddhu lu nasu (adesso ti faccio uscire il sangue dal naso); è frutto della trafila *exbullare (composto da ex con valore privativo e bullare)>*expullare>spuddhare.
Proverbio Salentino: La ucca te lu furnu la pueti uddhare, ma quiddha te la gente none.
SPUDDHRARE, per es… spuddhra lu lavandinu
Un saluto da Torino
Ersilio Teifreto