di Armando Polito
Dopo aver documentato il pregio della nostra cinquecentina sotto l’aspetto tipografico, non posso non parlare, sia pur brevemente, di uno ancor più profondo. Qualcuno sarà legittimato ad accusarmi di campanilismo, a patto che dimostri la manipolazione, l’enfatizzazione o, addirittura, l’invenzione dei dati che sto per fornire.
Il Breviatium liciense appartiene ad un filone molto prolifico riguardando uno strumento di lavoro, se così, da laico, posso dire, fondamentale in campo religioso. Breviari manoscritti per i vari ordini religiosi apparvero verso la fine dell’XI secolo ma nemmeno il Concilio di Trento, chiusosi nel 1563, fece in tempo a conferirgli uniformità e vincolante validità per tutta la Chiesa. Cinque anni dopo pubblicò il breviario Piano improntato all’equilibrio tra le esigenze critiche e quelle conservatrici. I papi che gli succedettero intervennero pià volte e ne sono prova le pubblicazioni recanti il titolo di Breviarium Romanum, quaai a sottolineare il ruolo centrale anche in questo campo della Chiesa di Roma e la fine di quello che poteva essere definito un fai da te. Il Breviarium Liciense si colloca, dunque, proprio nella temperie spirituale degli anni precedenti il Concilio di Trento, definibile, con termine piuttosto forte, piuttosto forte, anarchica. E se delineare il quadro preciso per i breviari manoscritti non è agevole per motivi facilmente comprensibili, il compito risulta più facile per quelli a stampa. Così la frammentazione di cui si parlava prima risulta evidente solo passando in rassegna alcuni titoli (per quelli per i quali non compare la data sul frontespizio riprodurrò anche il colophon).
Breviarium Capuanum, Preller, Capua, 1489
L’esemplare custodito nella Biblioteca nazionale di Francia è purtroppo mutilo non solo del frontespizio, al cui posto compare quanto di seguito riprodotto, ma di parecchie pagine, compresa quella finale, in cui doveva esserci il colophon. Il testo di quest’ultimo, tuttavia, non doveva essere dissimile da quello di un esemplare schedato (senza indicazione del luogo di custodia) in http://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/6: Explicitum est opus quod vulgo breviarium appellatur iussu Iordani Gaytani Archiepiscopi Capuani et Patriarche Antiocheni summa cura ac diligentia recognitum, solertique industria impressum Capue per Cristannum Preller almanum Anno salutis MCCCCLXXXIX die X Marti (È terminata l’opera che comunemente è detta breviario per ordine di Giordano Caetani arcivescovo di Capua e patriarca di Antiochia, emendato con somma diligenza e stampato con arte esperta a Capua dal tedesco Cristiano Peller nell’anno di salvezza 1489 il 10 marzo).
Breviarium Augustense, Pietro Liechtenstein, Venezia, 1513
Breviarium chorum alme ecclesie Pataviensis, Pietro Liechtenstein, Venezia, 1515
Pars Hyemalis Breviarii Ratisponensis, s. n., Augusta, 1515
Breviarium Brixinense, s. n., Venezia,1516
Breviarium Frisingense, Pietro Liechtenstein, Venezia. 1516
Breviarium reverendorum patrum ordinis Benedicti de observantia per Germaniam, Colino, Colonia, 1561
Ho riportato solo alcuni frontespizi di breviari cronologicamente comparabili con il nostro. L’indagine, però, ne ha passati in rassegna a centinaia e il dato incontrovertibile emerso è che sono estremamente rari i breviari, per così dire, cittadini. Per l’Italia ho reperito solo l’incunabolo capuano e la cinquecentina patavina, il che rende particolarmente preziosa quella leccese per la cultura di tutto il Salento, senza contare la veduta di Lecce che, per procurarmi qualche lettore in più, ho voluto privilegiare nel titolo …
Per la prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/03/28/lecce-sua-veduta-cinquecentesca-14/
Per la seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/04/03/lecce-e-una-sua-veduta-cinquecentesca-2-4/
Per la terza parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/04/10/lecce-e-una-sua-veduta-cinquecentesca-3-4/