di Alfonso Apostolico*
L’ingresso della figura delle Sibille, “creature della mitologia greca e romana, impersonate da vergini dotate di virtù profetiche”1, nella iconografia religiosa cristiana è antico, e ne attraversa la riflessione teologica per più secoli, da Lattanzio (III-IV sec.), a Sant’Agostino (IV-V sec.), Isidoro di Siviglia (VI-VII sec.), Beda il Venerabile (VII-VIII sec.), giusto per identificare un breve percorso significativo. Essi poterono attingere alla tradizione “pagana”, in cui il nome “Sibilla” e le sue caratteristiche partono da Eraclito (VI-V sec a.C.) citato da Plutarco (I-II sec. d.C.), e poi Euripide, Aristofane, Platone, arrivando a Pausania (II sec. d.C.) che dedica alle Sibille un intero capitolo del Libro X della sua “Descrizione della Grecia” sancendo definitivamente l’esistenza di più Sibille operanti in luoghi diversi, anche fuori dalla Grecia continentale. Il mondo romano, come già detto, procede ad una sistemazione ulteriore del tema partendo da Lattanzio (III sec. d.C.) che cita Varrone (I sec. a.C.) e ne riporta l’elenco delle Sibille (giungendo a dieci) con le fonti di riferimento.
L’occasione per poterne riparlare è la pubblicazione, da parte della “Fondazione Terra d’Otranto”2, del volume “Santa Maria di Casole a Copertino (Lecce) ed altri repertori di Sibille”, di Marcello Gaballo e Armando Polito.
Lavoro notevole, intanto, per la quantità di immagini delle Sibille, suddivise, molto opportunamente, tra quelle presenti nella chiesetta di Santa Maria di Casole (ancorché rovinate dal tempo e dalla incuria degli uomini), quelle presenti nelle opere a stampa (le più significative), quelle utilizzate “nell’arte” (dalle Sibille presenti nelle tarsie marmoree del pavimento del Duomo di Siena, a quelle nel Santuario della Madonna del Castello in Almenno S. Salvatore (BG), a quelle della Chiesa di San Bernardino a Lallio (BG), a quelle della Chiesa di Maria Ss. del Carmine a Contursi Terme (SA) e … ad altre, presenti nella storia dell’arte, nella poesia, con annotazioni circa “curiosità varie” sulla figura delle Sibille.
Il volume si conclude con la prima pagina di “alcuni libri” della biblioteca del soppresso convento di Santa Maria di Casole, custoditi presso la Biblioteca Comunale “Achille Vergari” di Nardò, e con la Bibliografia3, per approfondimenti indotti dalle stimolanti pagine del volume.
Per la verità, tra i pregi del lavoro prodotto dagli autori (compresi nei meriti della Fondazione Terra d’Otranto per averne promosso e sostenuto la pubblicazione) c’è un aspetto ulteriore che ritengo necessario sottolineare a vantaggio del lettore. Si tratta delle fonti, citate nel testo, anche di quelle a commento delle immagini. Ci troviamo di fronte ai testi originali (in latino e/o greco, riprodotti nelle note con font leggibili e godibili, e alle traduzioni in italiano, realizzate in proprio, presenti nel testo, in modo da renderne scorrevoli la lettura e la comprensione. La qualità dell’insieme è notevole e dimostra dove può portare la competenza e la passione nel ricostruire i messaggi che vengono dal passato, compreso il lavoro relativo alla ricostruzione della etimologia delle parole presenti nei testi riportati. Una chicca per quanti non hanno rinunciato al piacere dell’incontro con autori e testi originali, aiutati da competenti traduzioni in italiano con rimandi alle origini delle parole.
Un lavoro che occupa ben 321 pagine, e che comprende, al suo interno anche la presentazione delle Sibille presenti all’interno della “Chiesa di Maria Ss. del Carmine a Contursi Terme (XVI-XVII sec.)”. L’inserimento delle Sibille contursane “chiude la serie dei cicli completi” presentati nel volume. Una seconda “coerenza” lega la realtà contursana a quella di Santa Maria di Casole: l’incuria degli uomini4.
Poi c’è il capitolo delle originalità. Nella breve nota di presentazione, gli autori richiamano il lavoro svolto dal prof. Federico La Sala5, che ha realizzato una analisi, del contesto e di merito, sul valore, sulla portata e sul significato degli affreschi presenti nella Chiesa del Carmine a Contursi, esprimendo una lapidaria ed essenziale valutazione:essi rappresentano “nella suggestiva documentata e convincente lettura del prof. La Sala non solo il punto di arrivo del percorso del visitatore ma, con un significato metaforico ben più profondo, quello del viaggio catartico del peccatore”.
Con parole mie, certamente meno autorevoli ma spero comunque utili, è come se al visitatore/credente venisse detto: “te lo hanno anticipato le Sibille (ognuna delle quali ha una sua profezia che anticipa l’avvento); più avanti trovi Elia (il primo dei profeti), insieme a San Giovanni Battista (l’ultimo dei profeti) che rappresentano l’annuncio della venuta di Cristo i quali ti presentano a Maria con cui, mettendoci del tuo, puoi arrivare al cospetto di Dio”6.
Il testo del prof. La Sala presenta ulteriori peculiarità di riflessione filosofiche e storiche che meritano di essere affrontate dai lettori interessati: l’epoca è quella dell’Umanesimo/Rinascimento, c’è il recupero dell’eclettismo ermetico-cabalistico-neoplatonico rinascimentale, il recupero, nell’area del sacro, della figura femminile (necessità/opportunità di cui si è ripreso a parlare anche in questo nostro tempo).
Note
1 – Marcello Gaballo-Armando Polito – Santa Maria di Casole a Copertino (Lecce) ed altri repertori di Sibille – Fondazione Terra d’Otranto – 2017 – pag. 7.
2 – https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/24/santa-maria-casole-copertino-le-sue-sibille/; https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/30/copertino-si-scopre-casa-delle-sibille/
3 – Sul tema, a mio parere, è interessante e degno di attenzione anche il lavoro di:
Giulia Giustiniani – Gli esordi critici di Emile Mâle: la tesi in latino sulle Sibille, disponibile all’indirizzo: https://mefrm.revues.org/1527, a cura di Mélanges de l’École française de Rome – Moyen Âge.
4 – http://www.comune.contursiterme.sa.it/index.php?action=index&p=524; http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5375
http://www.ildialogo.org/Allegati/ILMATTINOSalerno26032012.jpg
5 – Federico La Sala – Della Terra, il brillante colore. Parmenide, una “Cappella Sistina” carmelitana con 12 Sibille (1608), le xilografie di Filippo Barberi (1481) e la domanda antropologica, prefazione di Fulvio Papi, Ripostes, Salerno, 1996 e Nuove Scritture, Milano, 2013.
6 – Questa impostazione, senza le Sibille, è presente anche all’interno della Grotta di San Michele Arcangelo (IX-X sec.), ad Olevano sul Tusciano (SA), anche se il sito ha peculiarità proprie, con affreschi presenti nella parte anteriore dell’antro, e il percorso penitenziale si sviluppava andando verso l’interno della Grotta fino al buio totale.
* L’articolo è apparso nel n° 253″ del mensile “Il Saggio” di Eboli (Aprile 2017)