di Giovanni Greco
Percorrendo via Matteotti, nel centro storico di Copertino, si incrocia via Teologo Maritati. Mi sono sempre chiesto perché di questo studioso di teologia si scelse di omettere il nome. Forse perché fu talmente famoso che bastò ricordarlo ai posteri con il solo titolo accademico. E poiché queste figure operano normalmente nelle università, in seminari o scuole pubbliche ho pensato che di lui potessero esserci anche delle pubblicazioni. Le ho cercate, per quanto mi è stato pos…sibile, ma la ricerca è risultata finora infruttuosa.
Non rimaneva che guardare in altre direzioni per saperne di più su questo copertinese che si guadagnò l’onore della toponomastica cittadina. Il suo nome era Vincenzo Maria e fu il quarto di cinque fratelli, figlio del notaio Lazzaro Domenico e di Serafina Margarito, entrambi originari di Nardò.
Nel 1740 la coppia si trasferì a Copertino dove il notaio rogò fino al 1777. Dal loro matrimonio nacque Giuseppe Tommaso Leonardo che fu battezzato per procura l’11marzo 1758 nella chiesa Matrice di Copertino dall’abate Felice Cicala di Nardò. A somministrare il battesimo fu l’arciprete Cataldi.
Il 30 gennaio 1761 nacque Elisabetta Francesca Salesia Marina e il 13 novembre di due anni dopo venne alla luce, Francesco Saverio Leonardo. Il 31 luglio, don Pietrangelo Tumolo battezzo il Nostro. Padrini furono il reverendo don Giuseppe Margarito, rappresentato per procura dall’abate Salvatore Del Prete di Nardò, giusto atto notarile di Tommaso Trotta del 30 luglio. Il 5 marzo 1770, infine, nacque il quinto fratello, Oronzo Maria. Vincenzo Maria Maritati, fu sacerdote e teologo.
Dal 1° dicembre 1812, all’età di 46 anni, fu il secondo arciprete regio della Collegiata di Copertino, carica che conservò fino alla morte sopraggiunta all’età di 73 anni il 16 febbraio 1839. Fu autore di una lunga serie di “Stati di Anime” di Copertino, dal 1823 al 1830, ricca di puntuali annotazioni sul movimento migratorio del paese e sulle “condizioni civili” della popolazione.
Di questi censimenti (otto anni in tutto), oggi non resta che qualche prospetto conservato presso l’archivio della Curia vescovile di Nardò.