Rosario Quaranta, “Insigne e antichissima”. Studi sulla Chiesa Madre Collegiata Maria SS.ma Annunziata di Grottaglie”. Prefazione di Vittorio de Marco. Al Parroco Don Eligio Grimaldi nel XXV dell’ordinazione sacerdotale. Edizioni Grifo, Lecce 2017 (pp. 396, n. 166 illustrazioni in b/n).
L’insigne chiesa Collegiata Maria Santissima Annunziata, principale tempio cittadino di Grottaglie, è testimonianza significativa di una storia lunghissima che comprende non solo la vita religiosa, ma anche molti altri aspetti della vita civile ed economica del paese delle ceramiche.
Dedicati al Rev.mo parroco D. Eligio Grimaldi nella fausta ricorrenza del XXV anniversario dell’ordinazione sacerdotale, nel volume sono raccolti vari studi che l’Autore ha condotto nel corso degli anni sui vari aspetti che hanno contraddistinto l’esistenza e l’attività di una istituzione che ha rappresentato e rappresenta ancora il fulcro della religiosità, della devozione, dell’arte e della cultura di una Comunità che trae dalle antiche radici linfa preziosa per programmare e vivere il proprio futuro.
È la storia di un monumento che accoglie non soltanto elementi storicamente importanti di santità,di arte e di cultura, ma è anche la storia di una “Ecclesia Mater” che svela e guida premurosamente i suoi figli sulla strada dell’amore, della comprensione e dell’aiuto reciproco.
“Il volume – ricorda Vittorio De Marco nella Prefazione – ha nel complesso una struttura molto articolata e agile al tempo stesso perché accompagna il lettore in un arco di tempo di “lunga durata”, aiutandolo ad entrare nel vivo delle problematiche trattate attraverso la ricca silloge di documenti man mano proposti e che offrono ulteriori chiavi di lettura della complessiva storia socio-economica, culturale e religiosa di Grottaglie”.
INDICE GENERALE
Premessa (D. Eligio Grimaldi)
Prefazione (Vittorio De Marco)
Introduzione (Rosario Quaranta)
Parte prima
L’INSIGNE E ANTICHISSIMA CHIESA COLLEGIATA DI GROTTAGLIE
Cenni storici: Grottaglie – Le origini della chiesa madre – Il Cinquecento – Il Seicento – Una descrizione della collegiata – Secoli XVIII- XX – Francesco de Geronimo alla gloria degli altari – L’unità d’Italia: problemi postunitari e mania di distruzione
La Collegiata oggi: Facciata – Interno – Cappelle a sinistra – Presbiterio, abside e coro – Cappelle a destra – Sagrestia – Campanile – Atrio
APPROFONDIMENTI E TESTIMONIANZE
Approvazione dello “Status Insignis Collegiatae Ecclesiae Cryptaliensis” dell’arciprete Francesco Antonio Caraglio
Antica presenza ebraica a Grottaglie (secc. XIV-XVI)
Testamento dell’arciprete Leonardo Cecere a favore dell’ospedale e della cappella di san Marco di Grottaglie (1464)
Una curiosa lite a Grottaglie nel 1538 – 39 al tempo di Bona Sforza regina di Polonia
Cinque lettere della regina Bona Sforza di Polonia al Capitolo e Clero di Grottaglie e altri documenti
Il Seicento: tra prepotenze, scomuniche e difesa delle immunità ecclesiastiche
Grottaglie barocca. Una fervida stagione culturale
Il prete brigante don Ciro Annicchiarico
Dichiarazione di preminenza del capitolo e concessione delle insegne solenni
Chiesa e società civile a Grottaglie negli anni del Risorgimento nazionale
PARTE SECONDA
I SANTI PATRONI DI GROTTAGLIE
La Vergine Santissima della Mutata: Grottaglie città mariana – Patrona “ab immemorabili” – Un panegirico provvidenziale – Una statua d’argento per la Patrona
Due santi inseparabili a Grottaglie: Francesco de Geronimo e Ciro d’Alessandria – Introduzione del culto di San Ciro – Ruolo dell’arciprete Tommaso de Geronimo e della confraternita del Rosario – suppliche per la beatificazione del de Geronimo – L’Ufficio di San Ciro
APPROFONDIMENTI E TESTIMONIANZE
Introduzione del nome Ciro o Cira a Grottaglie
- Francesco de Geronimo padrino della figlia del duca di Martina
Testamento dell’arciprete Tommaso de Geronimo
L’autore dell’ufficio liturgico di san Ciro: il canonico Giuseppe Roppoli
Proclamazione di San Ciro a Patrono “minus principalis” e approvazione dell’ufficio liturgico
Richiesta e concessione del patronato, dell’ufficio e della messa di S. Francesco de Geronimo
Concessione di indulgenza plenaria per la festa di san Ciro
Riconoscimento di san Ciro come patrono principale di Grottaglie
PARTE TERZA
TESORI DELLA CHIESA MADRE
La croce “de notabile artificio” dell’arciprete Francesco Antonio Sammarco (inizi sec. XVI)
L’organo rinascimentale
La grande tela dell’Annunciazione
Il Cappellone di San Ciro
L’archivio capitolare
Verso il Museo della Collegiata
SERIE DEGLI ARCIPRETI DELLA CHIESA COLLEGIATA
Indice dei nomi e delle cose notevoli
PREFAZIONE
Una parte significativa della ricca produzione scientifica di Rosario Quaranta è stata raccolta in questo volume che vuole essere un omaggio all’attuale parroco della Chiesa Madre di Grottaglie d. Eligio Grimaldi per il suo XXV di sacerdozio. Il comune denominatore che unisce tutti i saggi riproposti, e ulteriormente ampliati, è proprio l’insigne collegiata dedicata all’Annunziata. Sappiamo bene il particolare rapporto che lega il prof. Quaranta alla chiesa madre di Grottaglie in quanto è stato e continua ad essere l’attento custode della memorie conservate nell’archivio della collegiata, un paziente lavoro di anni che lo ha reso benemerito nell’ambito del panorama archivistico regionale.
E il libro riflette su molteplici aspetti della storia del più importante monumento religioso grottagliese, mettendo in evidenza nelle tre parti in cui il lavoro è diviso, diverse vicende materiali e architettoniche, artistiche e cultuali, di storia religiosa come di storia civile, in un arco temporale che va dal tardo medioevo ai più recenti avvenimenti che hanno interessato il monumento o alcuni suoi manufatti da un punto di vista conservativo.
La storia della collegiata è anche la storia della città di Grottaglie; nel suo numeroso clero capitolare sono state man mano rappresentate le più importanti famiglie locali; un clero che ha dettato non solo i tempi religiosi ma spesso anche quelli civili, ponendosi non poche volte in contrasto con le autorità feudali ed in particolare con i principi Cicinelli. Rosario Quaranta sottolinea con ragione quanto «deleteria» per la storia civile e religiosa di Grottaglie sia stata la doppia “servitù” feudale: da una parte l’arcivescovo di Taranto padrone della giurisdizione civile e dall’altra il feudatario laico, padrone di quella criminale e dell’appello delle cause civili, competenze sottratte al feudatario ecclesiastico fin dal 1497. Una vera e propria lacerazione sociale potremmo definirla questa doppia dipendenza della cittadina da due padroni, che ha agitato e condizionato soprattutto i secoli dell’età moderna, fino all’eversione della feudalità nel 1806, una vicenda «lunga e triste»; un peso giuridico e sostanziale che ha gravato per secoli su Grottaglie, che ha depresso la sua economia, che ha mortificato la sua vita quotidiana, che ha contato qualche funesto delitto come quello dell’arciprete Francesco Caraglio il 22 maggio 1662, un episodio, illustrato dall’Autore con particolare competenza, che impressionò fortemente quella che poteva essere allora l’opinione pubblica locale e non solo di Grottaglie, perché il delitto colpì tutto il ceto ecclesiastico e la stessa autorità morale e formale dell’allora arcivescovo di Taranto mons. Tommaso Caracciolo, che lanciò la scomunica contro gli ignoti esecutori. «Erano anni difficilissimi – sottolinea Quaranta – di violenze, intimidazioni, oppressioni fiscali che non risparmiavano neppure gli ecclesiastici arroccati nella difesa dei propri privilegi e immunità».
Si può dire che la città di Grottaglie viveva di pesi e contrappesi che coinvolgevano e condizionavano le istituzioni del luogo: il capitolo collegiale, il feudatario laico, quello ecclesiastico, la universitas civium, gli stessi ordini religiosi intorno ai quali ruotava gran parte della vita cultuale dei grottagliesi, il fisco locale e quello regio. Tante altre realtà nel Mezzogiorno moderno si dibattevano in questa stretta logica di poteri che non sempre o quasi mai collaboravano insieme per il così detto bene comune. E nella complessità di questi rapporti che emergono nei vari saggi soprattutto della prima parte, c’era un altro nodo che gravava non poco sulla vita quotidiana: quello dell’immunità ecclesiastica. Vi erano troppi preti e chierici a Grottaglie che godevano di immunità reali e personali, che non favorivano la stabilità economica della cittadina perché il peso fiscale non era equamente distribuito, così che Grottaglie visse per diversi decenni del Seicento una grave crisi economica che ne provocò quasi lo spopolamento. E comunque risulta significativo il fatto che ad un certo punto, il clero, – siamo nel maggio 1663 – direi con sano realismo, accettò di rinunciare alla metà delle franchigie sulla farina a favore dell’Università; una forma di collaborazione per favorire il risanamento economico di Grottaglie, aprendo consapevolmente una breccia in una roccaforte, come quella dell’immunità fiscale, che aveva resistito a tanti attacchi e pretese del potere laico.
Il peso del clero locale andrà col tempo diminuendo e già con il concordato del 1741 tra la Santa Sede e il Regno di Napoli molte immunità fiscali e non, verranno abolite e quel circolo vizioso di donazioni fraudolente delle famiglie ai propri chierici per allargare l’ombrello dell’immunità fiscale sui beni di famiglia o altri patrimoni personali, troverà nel concordato una scure tagliente a cui andrà ad aggiungersi quella del catasto onciario del 1746.
Il clero grottagliese comunque per tutta l’età moderna rappresenta la salda cerniera tra la società religiosa e quella civile, crescendo quantitativamente e qualitativamente tra XVI e XVIII secolo, manifestando solo nel secolo successivo, come succede in gran parte del clero meridionale, un certo affanno quantitativo, soprattutto dalla metà dell’800 in poi, segno, anche a Grottaglie, della crescente disaffezione verso lo stato ecclesiastico del ceto aristocratico, o di quello che ne è rimasto, e soprattutto della emergente borghesia, mentre gli indicatori sociali delle sacre ordinazioni si spostano verso gli strati più umili della società locale. Anzi il prof. Quaranta parla di “decadenza” del clero grottagliese già agli inizi dell’Ottocento, frutto di tutto il travaglio che si era portata dietro la rivoluzione partenopea del 1799, il governo dei napoleonidi e il clima della restaurazione, che a Grottaglie ha una specifica risultanza nella figura di don Ciro Annicchiarico, che rappresenta, come bene sottolinea l’Autore, lo «specchio della difficile situazione della sua epoca».
Non possiamo stare dietro a tutti i personaggi, ecclesiastici e laici, che emergono dalle pagine di questo libro: è tutta una storia di santi, artisti, monache, canonisti, teologi, medici e letterati; ma si resta sempre “affascinati” proprio dalle vicissitudini del “prete brigante”, al quale Rosario Quaranta ha dedicato due importanti lavori biografici. E anche in questo libro ne tratta naturalmente con ampia cognizione di causa, proiettando il personaggio nel più generale “malessere” del regno di Napoli tra francesi e restaurazione, tra sette segrete e massoneria, tra aspetti peculiari dell’uomo meridionale e il sistema politico che lo condiziona, lo esaspera, lo schiaccia e verso il quale ad un certo punto si ribella e lo fa a modo suo, in maniera cruenta. Il giudizio di Rosario Quaranta su quello che don Ciro Annicchiarico ha rappresentato in quegli anni di transizione è del tutto condivisibile perché coglie in pieno e in una chiara sintesi tutte le sfaccettature del “caso”, contestualizzandolo e inserendolo in una cornice di fatti, di personaggi, di condizionamenti locali e regionali. Il brigantaggio, sottolinea nella sua articolata riflessione finale sulla vicenda di don Ciro, come fenomeno antico e complesso «si presta a letture diverse circa la genesi, il significato, la consistenza e le finalità» e giudica il nostro personaggio «contraddittorio e ambiguo» sia come modello di brigante, sia per la valenza politica da attribuire alla sua vicenda soprattutto dopo la restaurazione borbonica: «vittima e artefice» tra speranze, illusioni e tradimenti.
Ma non meno interessanti sono i profili che ci offre dei Pignatelli – è il caso di parlare al plurale –: il canonista Giacomo (XVII sec.) e i teologi Ciro Pasquale e Carmelo (XIX sec.), i quali, questi ultimi, ci collegano al problema del contegno del clero di fronte all’unità d’Italia: quello di Grottaglie, sembra di capire, fu caratterizzato da un atteggiamento di basso profilo se non di opportunismo e di ondivago comportamento se nel marzo 1860 scriveva una lettera “fedelissima” a Pio IX e qualche mese dopo accettava supinamente,e alcuni con un certo entusiasmo, i “fatti compiuti” dell’unità italiana. E questo ulteriore periodo di svolta viene letto dal prof. Quaranta attraverso la figura del cantore Ciro Pasquale Pignatelli, liberale e filopiemontese vicario capitolare della diocesi di Oria, che fa il paio con quello di Taranto Agostino Baffi, entrambi sconfessati da Roma, ma entrambi appoggiati dal nuovo governo e in buona compagnia di altri vicari capitolari sparsi in altre turbolente diocesi del Mezzogiorno tra il 1860 e il 1862.
Gli studi presentati in questo volume, che pure interessano una particolare realtà territoriale come quella di Grottaglie e le vicende della sua Chiesa madre, non restano nel perimetro della storia locale, ma si muovono nell’ambito dell’ampia cornice degli studi di storia del Mezzogiorno tra età moderna e contemporanea e affrontano complessi nodi storiografici come quello delle immunità ecclesiastiche, del rapporto tra potere laico ed ecclesiastico, della mentalità religiosa, di culti di santi, di nobiltà e borghesia, di feudalità, di crisi economiche, di tempi nuovi e di come la realtà sociale locale li attraversa e li subisce in una visione complessiva dove è aggettante l’esperienza di lungi anni di ricerca archivistica.
Si può dire anzi dire che gli eventi nel lungo periodo della Chiesa madre dell’Annunziata rappresentino quasi un “pretesto” per allargare lo sguardo ad una cultura ecclesiastica e laica considerevole, che ruotò intorno al suo consistente clero collegiale che espresse canonisti, teologi, storici e letterati e non meno uomini di profonda pietà, se pensiamo che già nei primi del ‘600 circolavano tra i canonici di Grottaglie le copie a stampa della visita pastorale fatta nella diocesi di Milano dal cardinale Carlo Borromeo e che l’età barocca rappresentò per Grottaglie una «fervida stagione culturale». La chiesa della SS.ma Annunziata, osserva ancora Rosario Quaranta «è testimonianza significativa di una storia lunghissima che comprende non solo la vita religiosa, ma anche molti altri aspetti della vita civile ed economica del paese delle ceramiche».
La seconda parte del libro è dedicata ai santi patroni di Grottaglie. E anche in queste piste di ricerca l’Autore si muove con sicura padronanza storiografica, metodologica e archivistica per le tante sue ricerche e riflessioni sulla Madonna della Mutata, sulle altre chiese mariane di Grottaglie, su san Francesco de Geronimo e san Ciro «due santi inseparabili» come sottolinea nel saggio a loro specificamente dedicato, costituendo questo rapporto, «una pagina tra le più interessanti della storia e della vita di Grottaglie».
Non entro nel merito della terza parte del libro che pure dimostra quanto sia interessante il patrimonio di arredi sacri della collegiata e con quanto interesse sono stati seguiti i restauri del coro, del grandioso organo, della tela dell’Annunciazione.
Il volume ha nel complesso una struttura molto articolata e agile al tempo stesso perché accompagna il lettore in un arco di tempo di “lunga durata”, aiutandolo ad entrare nel vivo delle problematiche trattate attraverso la ricca silloge di documenti man mano proposti e che offrono ulteriori chiavi di lettura della complessiva storia socio-economica, culturale e religiosa di Grottaglie.
Vittorio De Marco, Ordinario di Storia Contemporanea
Università del Salento