di Armando Polito
I tre nomi comuni che nel titolo accompagnano quello della città in cui sono nato risultano collocati in ordine cronologico. Nella trattazione, tuttavia, comincerò dal reportage perché questo mio post non sarebbe stato scritto se non avessi letto ieri quello a firma di Alessandro Romano in Fra le “SCRASCE” su Facebook. Ad essere pignoli, però, va detto che Alessandro l’aveva già pubblicato il 4 settembre 2015 sul suo blog (http://www.salentoacolory.it/la-chiesa-ipogeo-di-san-pietro-mandurino/), cui, infatti, il post facebookiano rimanda. Le ragioni di tanta pignoleria cronologica si capiranno fra poco.
Da lì ho tratto la foto dell’epigrafe che, naturalmente, è la protagonista più antica. Di seguito le mie trascrizione e traduzione, nonché qualche nota esplicativa. Per il contesto dell’epigrafe e per tutto il resto rinvio al post di Alessandro.
D(EO) O(PTIMO) M(AXIMO)
TEMPLUM HOC VETUSTISSIMUM APOSTOLORUM PRINCIPI SACRUM MANDURIENSIUM PIETATIS NOBILE MONUMENTUM SAECULORUM DECURSU FERE COLLAPSUM IOANNES BAPTISTA LABANCHI URITANUS PRAESUL INCOLATUS SUI HIC ANNO TERTIO RESTAURARI CURAVIT ET SOLEMNI RITU DIVINO CULTUI RESTITUIT DIE ANTIOCHAENAE CATHEDRAE DICATA ANNI DEI MDCCXXIV
A Dio Ottimo Massimo. Giovanni Battista Labanchi vescovo di Oria1 nel terzo anno di sua residenza qui curò che questo tempio antichissimo consacrato al principe degli Apostoli, nobile testimonianza della religiosità dei manduriani, quasi crollato per il trascorrere dei secoli, fosse restaurato e con rito solenne lo restituì al culto divino nel giorno dedicato alla cattedra di Antiochia2 dell’anno di Dio 1724
Non c’è nulla di strano che un’epigrafe entri nel tessuto narrativo di un romanzo, tanto più se esso è storico. Nel nostro caso si tratta de Il segreto della cripta messapica di Pietro Francesco Matino, CIESSE Edizioni, 2015. La lettura, per quanto parziale in rete (https://books.google.it/books?id=K99nBwAAQBAJ&pg=PT60&dq=IOANNES+BAPTISTA+LABANCHI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjb6JC0wv_WAhUGuxQKHcKZDrYQ6AEIJjAA#v=onepage&q=IOANNES%20BAPTISTA%20LABANCHI&f=false) mi consente di precisare che il romanzo risulta stampato nel mese di marzo (esso precede,quindi, di pochi mesi il post di Alessandro; è solo una precisazione di natura cronologica, non avendo il reportage e il romanzo nulla in comune se non il dettaglio dell’epigrafe) e di riprodurre in formato immagine la trascrizione che vi si legge.
Lascio al lettore scoprire, originale sotto gli occhi, le differenze sulle due tracsrizioni e dare un giudizio sulla maggiore o minore fedeltà dell’una rispetto all’altra. Si tratta, comunque di dettagli di scrittura epigrafica che non avrebbero comportato alterazione del significato se nel romanzo fosse stata fornita la traduzione.
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1 Dal 27 maggio 1720 al 23 luglio 1745.
2 Secondo il Martirologio romano Il 22 febbraio; quello dedicato alla cattedra di Roma il 18 gennaio. Oggi le due commemorazioni avvengono il 22 febbraio.
PIGNOLERIA cronologica? No! Una lodevole semplice lezione di filologia, contro ogni forma di narcisismo storiografico.
Innanzi tutto, come la maggior parte di iscrizioni latine che si leggono, specie nelle chiese, manca il D.O.M.
Poi, dal confronto con la foto che ritrae l’affresco dell’iscrizione (che ben conosco) con la trascrizione, le differenze sono: SAECULORUM, e non SECULORUM; PRAESUL e non PRESUL; infine ANTIOCHAENAE, e non ANTIOCHENAE.
Sviste? boh.
Sviste sì, ma l’autore di un romanzo storico, quando non ha specifiche competenze, in questo caso epigrafiche, ha il dovere di sottoporre la trascrizione del documento a qualcuno che ne sappia più di lui, Non farlo significa oltretutto bruciare la maggiore valenza divulgativa che un romanzo ha, almeno in teoria (poi tutto dipende dal suo maggiore o minore successo), rispetto ad un testo specialistico.