“Fra Francesco da Copertino – Seminario Lanfranchi Matera” di Lucio Maiorano, Il Raggio Verde edizioni, Lecce 2017, 50 pp. (ISBN-10: 8899679312; ISBN-13: 978-8899679316)
di Pier Paolo Tarsi
Mentre Copertino si appresta ai festeggiamenti in onore del frate che, con la sua prodigiosa enonch mistica santità, rese celebre nel mondo il nome della città, il prof. Lucio Maiorano ha appena dato alle stampe un lavoro dedicato a un altro frate, il meno noto Francesco da Copertino, coevo di San Giuseppe e appartenente alla medesima comunità francescana.
Alla luce di recenti contributi[i] che, come questo, ne vanno gradualmente dissotterrando il profilo dall’oblio storiografico, Francesco inizia ad apparire oggi nella sua autentica luce quale componente di un cenacolo che fece del Seicento il secolo d’oro dell’ingegno artistico copertinese e contribuì a rendere Copertino – come scrive Mario Cazzato nell’Introduzione – “dopo Lecce, il maggior centro artistico di Terra d’Otranto”. Il ricordo di questo frate va accostandosi infatti gradualmente a figure rilevanti come Giovan Donato Chiarello, Ambrogio Martinelli o Fra Angelo da Copertino, interpreti di un fermento particolare che, come testimonia l’ormai indiscusso valore dei loro nomi per gli studiosi, distingueva la cittadina copertinese non solo per l’afflato religioso incarnato dal noto Santo ma anche per l’arte e l’ingegno che, attraverso la mano di questi illustri artefici, plasmavano opere e davano prova di sé in tutti gli angoli del Salento. Fra Francesco, al secolo Cataldo Donato, nello specifico contribuì come abile architetto a incidere il nome di Copertino nella storia e nell’arte di Terra d’Otranto fino al suo estremo confine geografico, la meravigliosa Matera.
Qui, come sancisce ancora oggi l’epigrafe affissa all’ingresso dell’imponente edificio, il frate copertinese, in età ormai matura, progettò il sontuoso Seminario Lanfranchi, presiedendone la realizzazione fino al termine di lavori durati quattro anni. In questo arco di tempo trascorso a Matera egli si misurò e risolse egregiamente non facili problemi di progettazione architettonica legati alla realizzazione di un’opera che doveva da una parte inglobare strutture preesistenti, dall’altra erigersi su un terreno compromesso da grotte sottostanti, infine adeguarsi a nuovi indirizzi urbanistici. Il risultato finale e la grande maestria di Fra Francesco possono essere contemplate ancora oggi, perfettamente rispecchiate nell’equilibrio e nella bellezza di un’opera architettonica nella quale Maiorano conduce agilmente con il suo saggio. Con l’ausilio di un utile e gradevole supporto fotografico, l’autore, dopo aver inquadrato la figura del frate architetto copertinese, guida il lettore negli spazi e negli ambienti del Seminario, ne ripercorre brevemente la storia, soffermandosi tanto sui singoli protagonisti che emergono dallo sfondo, quanto sulle opere contenute e sulle destinazioni d’uso che hanno interessato le sale dell’edificio dalla sua costruzione fino ad oggi. Ne viene fuori una narrazione che, partendo da Copertino e da Fra Francesco, passando per Matera ed il committente, il monsignor Vincenzo Lanfranchi, si innesta e si intreccia tanto con la storia locale e religiosa della città lucana e con i suoi protagonisti, quanto con l’esistenza e la biografia di figure di primo piano e di rilevanza storica nazionale come il poeta Giovanni Pascoli, lo scrittore e pittore Carlo Levi o lo scultore giapponese Kengiro Azuma. Attorno al ricordo della figura del frate copertinese, Maiorano riesce così a tessere un’agile guida che da un lato accompagna nell’esplorazione architettonica e artistica, dall’altro permette di penetrare nella memoria storica del luogo, oggi Museo Nazionale di Arte Medioevale e Moderna della Basilicata e sede del Centro Carlo Levi. Un ottimo e riuscito modo per celebrare il ricordo di Fra Francesco, stimolare la ricerca intorno alla sua figura e ai suoi lasciti, nonché veicolare, attraverso le trame e gli snodi di una storia svelata rapidamente pagina dopo pagina, la testimonianza di un antico legame tra Copertino e Matera plasmato dalle mani e dall’ingegno del frate architetto.
Un legame questo ormai secolare che potrebbe oggi essere opportunamente ravvivato in vista dell’approssimarsi del 2019, anno in cui, come noto, spetterà alla città lucana assurgere al ruolo di Capitale Europea della Cultura e rappresentare una vetrina internazionale in cui il riflesso del “volto” di Fra Francesco da Copertino, riemerso finalmente dall’oblio storico, potrebbe nuovamente gloriare la sua città natale e sorriderle, qualora questa ne sapesse raccogliere sapientemente l’eredità.
[i] Si pensi a Francesco da Copertino, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2010 del compianto Antonio Fernando Guida, studioso e amico alla cui memoria l’autore dedica non a caso il proprio saggio.
Una sintesi che è anche un auspicio. Grazie.