di Armando Polito
Chiunque sfogli, come ho fatto io, il testo (integralmente consultabile in https://books.google.it/books?id=DYil3DWkU2oC&printsec=frontcover&dq=editions:T30UfxWID0IC&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjB7syu8aTOAhWFVhoKHYZIBFYQ6AEIHDAA#v=onepage&q&f=false) del quale riporto di seguito il frontespizio
s’imbatterà proprio all’inizIo (p. III) nell’unica immagine che correda il testo e che di seguito riproduco.
Considerando il titolo dell’opera uno pensa immediatamente ad una rappresentazione, per quanto approssimata, di Copertino. Ma dopo la fabbrica fortificata in primo piano e sul suo lembo sinistro quella specie di minareto, che potrebbero pure starci, inevitabilmente l’occhio coglie nella restante parte un paesaggio che presenta connotati ben diversi dal nostro.
Come il lettore avrà notato, il frontespizio non reca né data né editore né luogo di edizione, ma la penultima riga di p. XCII consente di dare una datazione, se non all’edizione, almeno alla scrittura della difesa.
Giacinto Dragonetti (L’Aquila 1738-Napoli 1818) fu un famoso avvocato fiscalista. Entrato in magistratura negli anni 8o del XIX secolo (quindi dopo la stesura di questa difesa), nel 1792n ricoprì la carica di magistrato della Monarchia di Sicilia, carica inferiore solo a quella di vicerè. Nel 1798, rientrato a Napoli, fu prima consigliere della Regia Camera della Sommaria e poi presidente della Gran Corte della Vicaria. Di seguito il suo ritratto tratto da Alfonso Dragonetti (suo nipote), Le vite degli illustri aquilani, Perchiazzi, L’Aquila, 1847.
A questo punto mi pare abbastanza probabile che l’immagine si riferisca a L’aquila (ma potrebbe essere di pura fantasia), che cioè nella scelta (se pure fu lui a farla) Giacinto si sia lasciato trascinare dall’amore per la terra natia. Probabilmente nulla sarebbe cambiato, per un intersecarsi di genealogie, nemmeno se fosse vissuto dopo, quando, cioè, Laura de Torres (morta nel 1838) sposò il marchese Giulio Dragonetti e quando, in seguito al matrimonio fra Francesco de Torres (1808-1881) e Luisa Sanseverino (1707-1869) quest’ultima portò il titolo di duchessa di Seclì, che, com’è noto, dista 20 km. circa da Copertino. Credo che nemmeno questo, se per assurdo si fosse verificato, sarebbe stato sufficiente per evocare in Giacinto la Terra d’Otranto ed indurlo a scegliere un’immagine della città della cui chiesa, pure, aveva scritto la difesa.