di Armando Polito
Fortunatamente (ma non troppo …) sono lontani i tempi in cui bastava uno sguardo del genitore per bloccare qualsiasi espressione appena appena vivace di un bambino, specialmente in casa altrui. Erano allora un’eccezione i genitori maleducati e strafottenti cjhe non battevano ciglio se il loro pargoletto si appendeva al lampadario o tentava la scalata di una libreria o di un armadio o ripetuti tuffi olimpionici proprio sul divano buono, magari con le mani sporche di cioccolato, olio o altro. Coloro che non capivano simili prodezze solevano dire – Ddhu agnone tene l’artetica!- (Quel ragazzo ha l’artetica!).
Il lettore avrà notato che nella traduzione artetica è rimasto tale e quale. Ottimo motivo per farlo è stato il fatto che, contrariamente a quanto si può pensare, si tratta di una voce italiana non dialettale, anche se obsoleta.
Essa, infatti, risulta presente nel Vocabolario dell’Accademia della Crusca a partire dalla seconda edizione (1612) fino alla quarta (1729-1738). Ecco come sono trattati i lemmi ARTETICA e ARTETICO nell’edizione del 1612.
Numerose attestazioni anteriori al 1612 si rinvengono in opere a stampa, a partire dal titolo. Di seguito il frontespizio di una pubblicazione del 1558 (la data con il nome dell’editore, Sessa, e il luogo di edizione, Venezia, si leggono nel colophon).
Ma artetica, per dirla tutta, è parola del latino medioevale. Ecco come i lemmi ARTETICA e ARTETICUS sono trattati nel lessico del Du Cange (a fronte la mia traduzione):
E ad ARTICUS:
Ho riportato il secondo lemma di ARTETICUS e quello di ARTICUS per rendere anche visivamente più efficace quanto affermato nel loro sviluppo; cioè che ARTETICA è il frutto di un errore dovuto, forse, aggiungo io, ad incrocio con i latini artus (arto) e ars (arte). Tale errore, comunque, è da considerarsi non sostanziale, essendo arto, arte e artetica, nonché le voci greche ricordate dal Du Cange, tutti germogli della radice ar-, cui è connesso anche il verbo ἀραρίσκω (leggi ararisco), che risulta costituito dalla radice ar– raddoppiata, dal suffisso incoativo isc– e dalla desinenza –o e che significa adattare, connettere, costruire.
Qualsiasi nome comune o un aggettivo per i più svariati motivi può diventare un nome proprio (pensate, giusto per fare due esempi limitati ai nomi di persona a salvatore /Salvatore e felice/Felice.
Abbiamo già visto come artetica sia di origine aggettivale , ma il terzo componente della triade di testa è il testimone di …vino della trasformazione di artetica in Artetica.
Solo un astemio pazzo potrebbe ipotizzare alla base di questo passaggio un collegamento con gli effetti invalidanti della gotta e simili indotti da una sostanza (il vino in genere) che, molto probabilmente , ne frena l’avanzare (ipotesi non da astemio …). Io, comunque, mi limito a sottolineare la felice scelta del nome che evoca metaforicamente, al contrario, partendo dall’idea di fastidio e con ribaltamento dal passivo all’attivo,la vitalità, la sfrenata spontaneità e la fresca energia di un bambino particolarmente vivace e che scoppia di salute. Il tempo di stappare una bottiglia di Artetica e non mi meraviglierei se, rimangiandomi le lodi fatte al ragazzino educatissimo, forse un po’ troppo …, di ieri, restassi confusamente sorpreso a sentirmi tessere l’elogio del delinquentuccio di oggi …
Anche in piemontese “l’artrite” si dice “artética” e “artétich” l’artritico. Mia “nòna Neta” nonna Anna che non ringrazierò mai abbastanza per aver disubbidito ai miei genitori ed avermi sempre parlato di nascosto in lingua piemontese,cosa che mi permette oggi di poterlo insegnare, mi ricordo che da bambino, mi mandava da “Lë spëssiari” “Il farmacista” “a caté l’unguent për fé l’onzùa a l’artética” “a comprare l’unguento per ungere la parte malata d’artrite”. Siamo parenti in lingua!
Penso che l’artètica, almeno nel nostro linguaggio di un tempo, si limitasse alle mani “tene l’artètica intra ‘lli manu”. La gotta, notoriamente, colpisce prevalentemente le estremità dei piedi ed il primo dito in particolare. Da questo deduco che il termine derivi più da “artrite”, che colpisce maggiormente le dita delle mani, sino a deformarle
SPERANDO DI AVERE COMPRENSIONE E CONCESSIONE SIA DA PARTE DI SERGIO NOTARIO SIA DI MARCELLO GABALLO, UN MIO INVITO:
“BANDO ALLE CHIACCHIERE!” E UN APPLAUSO AL ***PRINCIPE DELL’ARTETICA***, ***ARMANDO POLITO***, E, UNA LODE – ALLA ***FONDAZIONE “TERRA D’OTRANTO”***, OVVIAMENTE – ALLA ***”SCHOLA SARMENTI”** (https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/06/05/roccamora-ovvero-vino-storia-cultura/)!!!
Federico La Sala
“ARTETICA”: IL SOLE, LA TERRA, L’ARTE, E L’ ETICA ….
A NON RIDURRE DI NEMMENO UN DECIBEL la potenza dell’applauso al lavoro culturale portato avanti da anni dal prof. Armando Polito, E A MEGLIO CAPIRE LA PORTATA E IL SIGNIFICATO dell’appellativo (“principe dell’artètica”!), richiamo il suo articolo SERPENTE? PRESENTE (
phttps://www.fondazioneterradotranto.it/2016/10/04/serpente-presente/) con i post allegati, e, considerando che del comportamento di bambini e bambine (sanissime in salute) segnati/e da “artètica” diciamo che sono un “terremoto”, il suo lavoro (con Marcello Gaballo) sulle Sibille di Copertino (cfr.https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/30/copertino-si-scopre-casa-delle-sibille/;
– https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/24/santa-maria-casole-copertino-le-sue-sibille/).
Con il richiamo alle emissioni sulfuree (cfr., in particolare, Delfi, Apollo, Pitone, Sibilla Delfica) al “terremoto” e ai terremoti, ci avviciniamo a METÀ del perché dell’appellativo, siamo nei pressi della stessa “sorgente” dell’artètica”: e, forse, si comincia a capire la connessione che il prof. Polito ha dato da pensare (a tutti e, in particolare, alla “Schola Sarmenti” – https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/06/05/roccamora-ovvero-vino-storia-cultura/!).
La dimensione simbolica dell’immagine posta sulla bottiglia di vino “Artetica” allude al SOLE, non solo a quello GRANDE che gira intorno alla Terra, ma anche a quello – come ogni buon geologo sa – PICCOLO (Sole) che sta al centro del nostro Pianeta – (“Il cuore della terra è d’oro”: Nietzsche, ce lo ricordava nel suo “Zarathustra”: ) – e che lo rende vivo a tutti i livelli, nel bene e nel male!!!
L’ALTRA METÀ DEL SIGNIFICATO DI “PRINCIPE DELL’ART- ÈTICA” sta nel trattino posto tra ART ed ETICA: nel saper legare il PICCOLO e il GRANDE Sole e non perdere l’equilibrio e. “Della Terra, il brillante colore”!!!
Federico La Sala
Il sole “piccolo” sulla bottiglia di vino è contenuto in una coppa i cui bordi, destro e sinistro, sono i profili di due volti, 2 in uno. Un simbolismo eccezionale: il sole si nasconde nella propria coppa, che è uno, ma che contiene, è fatto di/da due. E’ dal di dentro della coppa che si riesce a vedere l”uno, il due e “Della Terra il brillante colore”. È dentro la coppa che deve crescere l’arteteca – la smania in napoletano – di conoscere ed evolvere.