di Nicola Morrone
L’importanza di una festa religiosa è duplice. Sul piano spirituale, permette alla comunità di ritrovarsi periodicamente per rinnovare, soprattutto al Sud, un atto di fede (cioè di fiducia) nei confronti del Santo, ponendo sotto la sua benigna protezione il vivere quotidiano, nella buona e nella cattiva sorte.
Da secoli, però, la festa permette anche di recuperare la bellezza dello stare insieme, fungendo tra l’altro da periodica valvola di sfogo delle tensioni quotidiane e, come ad esempio nella ricorrenza dei SS. Pietro e Paolo, come lieto preludio alla stagione estiva.
Non c’è bisogno di scomodare gli antropologi per riconoscere il valore delle feste religiose, che anche sotto l’aspetto estetico sono patrimonio prezioso e, come dice , “identitario” della cultura, non solo meridionale. Ma soprattutto quello della festa religiosa è un tempo lento, il tempo della sosta, rivoluzionario rispetto a quello delle nostre giornate, segnate dalla fretta.
E’ un tempo “umano”, anche per la sua valenza conviviale. Si sa che viviamo un momento di difficoltà economiche, a tutti i livelli, e solennizzare una ricorrenza religiosa in grande stile può apparire (e probabilmente è) fuori luogo.
Suggeriamo di optare dunque, se del caso, per un profilo più basso, ma che salvi comunque i segni della devozione, spesso secolare, che un valore ce l’hanno.
Un valore ribadito dalla stessa CEI in una serie di documenti, che tutti i parroci ben conoscono. La Chiesa tende oggi, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, a valorizzare questo patrimonio di pietà popolare, che non va condannato moralisticamente, ma semmai inquadrato nella giusta prospettiva, al di là di sprechi e inutili ostentazioni.
Difficoltà economiche impedirebbero di recente lo svolgimento di alcune tradizionali feste religiose: si svolgano esse comunque, anche se con un profilo più basso, poiché il tempo della sosta collettiva, un tempo sottratto all’edonismo e alla competizione, sarà l’unico che metterà in salvo l’uomo moderno.
Proprio così, anche se, fosse per me, farei piazza pulita di tutte le religioni ed i loro annessi e connessi. Ma, ragionando con distacco e accettando antropologicamente il fenomeno, debbo riconoscere che mon tutto il male vien per nuocere, nel senso che anche la crisi economica può essere un’occasione per recuperare la consapevolezza del superfluo (tanto caro al consumismo ed al connesso concetto di profitto) e restituire, forse, alla devozione popolare una dimensione certamente meno spettacolare ed epidermicamente seducente ma di certo più vicina all’antica ingenuità e purezza.
Grido dall’arme della Fòcara
Con messaggio ai Novolesi
Ritorno tutti gli anni a gennaio, mi trovo in un paese del Salento chiamato Novoli.
Il maestro, i volontari mi costruiscono utilizzando le leune ricavate dalla potatura delle vigne,
ogni festa mi rinnovo, da sempre sono punto di riferimento per tutti i fedeli al Santo Patrono Antonio Abate,
al suo passaggio in processione mi inchino, la gente arriva numerosa da ogni parte per conoscermi,
non mi farò vedere fino al prossimo gennaio,
negli ultimi anni mi stavo invecchiando, per parlare di me ho scomodato Pittori, Filosofi e Artisti,
che hanno citato la mia accensione con le fiamme che sprigiono, in tutte le lingue del Mondo.
Credo di avervi dato tanto-“Già mi sa che vi ho viziato”,
non prendetevela con me sono rari gli anni che a causa del forte vento non mi è stato
possibile bruciare (le sarcine delle leune nel verso giusto).
Scusa se uso queste parole forti, ma è la tua Fòcara che ti parla, ed esigo rispetto per me e soprattutto per te.
Si…..perchè tu sei il mio vero padrone, non dirmi che ti sei rassegnato,
ricordati che io mi chiamo Fòcara lo diceva pure Dante, ( E tie sinti Noularu Ufanu),
questa Fòcara l’ha creata tuo nonno, io sono di tua proprietà è hai tutto il diritto di controllarmi.
Te lo chiedo (Cu Tuttu lu Core) aiutami a splendere come sempre, non lasciare che mi svendono
affronteremo tutto insieme è sarà ancora più fantastica la nostra festa del fuoco.
Riprenditi la tua Fòcara:
La comunità dei Novolesi residenti a Torino
autore Ersilio Teifreto appassionato cultore delle feste di cultura popolare.