di Paolo Vincenti
A Supersano, nel dicembre 2011, è nato il MUBO, ossia il Museo del Bosco. E’ un progetto che viene da lontano e nasce dalla acquisita consapevolezza da parte dei supersanesi della eccezionale portata storica di cui il proprio comune è depositario.
Un progetto che inizia moltissimi anni fa quando gli studiosi locali pubblicavano le ricognizioni storiche sull’antico Bosco di Belvedere, di cui Supersano era parte integrante, sul sito archeologico della zona Scorpo, dove sorgeva un villaggio bizantino, sulla Specchia Torricella e sulla chiesa rupestre della Coelimanna. Un progetto che prende il via a seguito di una importante campagna di scavi eseguiti in località Scorpo dal Laboratorio di Archeologia Medievale dell’Università del Salento, guidato dal prof. Paul Arthur. Si è così scoperto che le origini di Supersano risalgono addirittura al Paleolitico e questa zona era frequentata fin dalla notte dei tempi. Il Bosco del Belvedere si può definire un enorme polmone verde dove, fino a poco più di cento anni fa, si estendeva un’area boschiva che interessava l’agro di ben quindici comuni. Il Mubo, realizzato con fondi regionali PIS 14, nasce proprio per raccontare la storia di queste eccezionali scoperte e dello specifico ecosistema del Belvedere.
Nelle intenzioni dei proponenti, “il Museo vuole porsi come punto di riferimento per un vasto territorio al di là dei limiti comunali di Supersano. L’allestimento coniuga le esigenze didattiche con una attenta ricostruzione ambientale, archeologica e storica, garantita dalla partecipazione al progetto di docenti dell’Università del Salento sotto la direzione scientifica del prof. Paul Arthur. Le diverse sale espositive, le ricostruzioni grafiche realizzate dallo studio Inklink di Firenze, i reperti archeologici, la riproduzione di manufatti ceramici e degli strumenti litici atti alla loro lavorazione, consentono al visitatore di fruire di un percorso informativo di particolare interesse e suggestione.” Questo progetto è costato molti sforzi ai suoi ideatori e realizzatori.
E a descrivere il frutto del pluriennale lavoro, è stato pubblicato, a cura di Maria Antonietta Bondanese, il Catalogo: “Supersano. Arte e Tradizione, scoperta e conoscenza. Mubo Museo del Bosco”, con il patrocinio del Comune di Supersano, della Provincia di Lecce e dell’Università del Salento. Con i testi di Maria Bondanese e la grafica di Simone Massafra, è un utile strumento di conoscenza (ha anche un sito: www.museodelbosco.it) a vantaggio dei tanti turisti che soprattutto d’estate affollano le nostre contrade ma anche dei salentini che vogliano conoscere le meravigliose ricchezze custodite da questo territorio. Perché di quanto fatto rimanga traccia, perché il comune supersanese venga maggiormente conosciuto ed apprezzato, perché il museo del bosco non sia una cattedrale nel deserto.
Del bosco di Supersano, delle Vore e del Lago Sombrino, si è occupato anche il nostro Rocco De Vitis in “Soste lungo il cammino”(Taviano, Grafiche Aesse, 1991). Con una “breve panoramica geologica” descrive la nascita delle Vore o Ore di Supersano, delle quali la più consistente è quella a sud del Cimitero, accanto al Santuario della Madonna della Coelimanna, detta “Fago” o “Fao”. Questa vora, spiega De Vitis, non riuscendo a contenere l’enorme getto di acqua proveniente a seguito delle ingenti piogge dai paesi circonvicini, produceva estesi allagamenti. La vora, il cui carico d’acqua diventava insostenibile, ben presto sprofondò in una voragine che creò un vero e proprio lago, di ben 100 ettari, il Lago Sombrino. Successivamente, venne creato artificialmente un altro lago che potesse contenere parte delle acque del Sombrino e ad esso collegato tramite un canale di comunicazione, sicché questo fu il lago della Padula, mentre il Sombrino, ormai prosciugato, scomparve del tutto. De Vitis dedica alle Vore e al Lago Sombrino anche una significativa poesia: “Allor che tu ancora / non eri, venata / da mille canali / fenduta travolta / da mille torrenti, / d’intorno ti stava / la giovine Terra: / e tu Supersano / ancora non eri /”.
Il rapporto fra De Vitis e il Bosco di Supersano viene ripreso da Cristina Martinelli proprio nel recentissimo libro “Quando Ippocrate corteggia la Musa. A Rocco De Vitis medico umanista” (Soc. Storia Patria sez. Lecce, Grifo 2017). Nel suo contributo ,“Tra documento identitario e poesia, Tu Supersano”, la Martinelli sottolinea come De Vitis, “da vero patriarca per l’intera comunità della sua amata Supersano”, avesse compreso “la bellezza dei luoghi, la ricchezza di Storia che custodivano” ed analizza la suddetta poesia, fra interesse documentaristico e afflato poetico.
Tornando al Mubo, dobbiamo dire che un museo non deve essere solo deposito di conservazione di oggetti del passato ma centro di ricerca attivo, di produzione ed elaborazione di documenti. Del pari, un museo non dovrebbe fare solo una esposizione di materiali e oggetti vari, ma incoraggiare anche una loro riproposizione, non essere solo un museo didattico, luogo di confronto teorico, ma anche didascalico, e svolgere quelle funzioni tecniche che sono date dalla natura stessa degli oggetti musealizzati. Un museo, ogni museo pubblico, è vincolato alla sua funzione sociale ma anche alle scelte di politica culturale operate da chi deve governarlo. E dunque, se sulla serietà del lavoro condotto fin qui garantisce la direzione scientifica del Prof. Paul Arthur (la cui prestigiosa firma compare in calce alla presentazione del libro), alle diverse amministrazioni comunali che si succederanno spetterà il compito di gestire il Mubo.
ll Museo del Bosco è ospitato nello storico Castello Manfredi, sede del Comune, nel cuore del centro abitato. L’iter espositivo si snoda attraverso sette sale, su due piani, un book shop e la torre medievale. Davvero consigliabile una visita. Il libro che lo documenta è diviso in quattro sezioni tematiche. Nella prima sezione, dopo la Presentazione del Prof. Paul Arthur ed i Saluti dei passati Sindaco e Consigliera alla Cultura del Comune di Supersano, Dott. Roberto De Vitis e Prof.ssa Maria Bondanese, vengono offerte delle tracce sul territorio di Supersano e sulla sua storia, sul Castello Manfredi e sulla Torre Medievale.
Nella seconda sezione, si entra nel vivo della trattazione, con la descrizione particolareggiata del Museo, delle sue Sale e della collezione in esse contenuta. Nella terza sezione tematica, vengono trattati i luoghi di interesse del territorio e segnatamente “La cripta della Madonna della Coelimanna”, a cura di Stefano Cortese, “Il santuario della Vergine di Coelimanna”, a cura di Stefano Tanisi, “L’albero della manna”, a cura di Francesco Tarantino, i Menhir, le Masserie, “ I percorsi naturalistici”, a cura di Michela Ippolito, e la Chiesa Matrice.
La quarta sezione raccoglie le Informazioni utili, ricettività, gastronomia, numeri d’emergenza, insomma tutto ciò che il turista che viene a Supersano deve sapere. Al libro, che per essere un opuscolo reca un apparato bibliografico davvero poderoso, si affiancano alcune brochure, anch’esse molto curate dal punto di vista grafico, che offrono uno strumento di più agile consultazione. Chiaro che il museo, per sua stessa definizione, è un contenitore di reperti del passato, di oggetti che non hanno più vita nel presente. Dunque, per il suo status semiologico, esso non può parlare il linguaggio della vita ma un meta- linguaggio, cioè il linguaggio della riflessione sulla vita. Resta fermo però che, se non “vitalmente”, certo “museograficamente”, un museo debba essere “vivo” e parlare ad un pubblico quanto più vasto possibile.
Scrive ancora Rocco De Vitis: “Da lungi venivan / le acque trascinando / e tronchi e ciottoli / ed ossa di mostri, / cercando la quiete / a pie’ de l’altura / che cinge i tuoi campi / e tu Supersano / ancora non eri /.