di Armando Polito
Le lentiggini affliggono (mi vien quasi da ridere, pensando alle vere sofferenze, nell’usare questo verbo) le persone con capelli rossi o biondi e la stessa frequenza del fenomeno dovrebbe far capire che non si tratta di un difetto. Tuttavia, secondo me, non bisogna neppure esagerare nel senso opposto, cioé farsele dipingere quando se ne è privi, come, d’altra parte, succede con i nei.
Comunque, nel caso che, uomini, donne o altro che voi siate, le lentiggini per voi costituiscono un problema, ci sono qui io a liberarvene per sempre. Dovete solo seguire alla lettera i miei consigli.
Il primo è quello di non trascurare nulla, a partire dal nome e, ti pareva …, dalla sua etimologia. Lentigginoso/a derivano, e questa è la prima grande scoperta, da lentiggine, che è dal latino lentigine(m), a sua volta da lens che significava sempre lenticchia . Dall’accusativo di questo lens (lentem) è derivato il nostro lente (per evidentissima analogia di forma, ma si tratta di un passaggio moderno, visto che in latino quella che noi chiamiamo lente era detta, genericamente, vitrum) e dal suo diminutivo lenticula il nostro lenticchia e dall’aggettivo lenticularis il nostro lenticolare. Va detto per completezza che in latino esiste pure l’omofono lens, dal cui accusativo, lendine(m) è derivato l’italiano lendine, cioé il nome dell’uovo del pidocchio; ma qui siamo veramente in presenza di qualcosa che è più di un difetto.
Per proseguire sulla nostra strada debbo ricordare che si definisce omeopatia l’ indirizzo terapeutico secondo cui le varie patologie sono curabili somministrando ai malati, in dosi minime, quegli stessi farmaci che, se somministrati a individui sani, provocherebbero in essi sintomi analoghi a quelli da curare (citazione dal vocabolario De Mauro). Tutti, o quasi, sanno che tale teoria fu formulata nella prima metà del XIX secolo dal tedesco Samuel Hanneman e che perdura nei suoi confronti lo scetticismo della medicina ufficiale. Non essendo all’altezza per intervenire nel dibattito, dico solo che per me il primo omeopata della storia fu Mitridate (I secolo a. C.-I secolo d. C.), il mitico re del Ponto che, secondo la testimonianza di Appiano (Storia romana, XVI, 111)1, Cassio Dione (Storia romana, XXXVII.13)2 e Marziale (Epigrammi, V, 76)3, era diventato immune a vari veleni ingerendone volta per volta piccole dosi (credo che la storia sarebbe cambiata se ne avesse ingerito, magari per sbaglio di un servo, un cocktail …).
Non mi meraviglierei se già qualcuno, sfruttando i principi omeopatici, abbia prodotto e messo in commercio qualche estratto a base di lenticchia che, regolarmente usato per applicazione topica o per ingerimento, magari dopo un ciclo di tre confezioni alla modica cifra di cinquanta euro ciascuna, cancellerà le lentiggini, come si vede chiaramente dalla foto relativa al prima e al dopo in cui compare,rispettivamente, la solita bonazza bionda tutta efelidizzata4 e la stessa modella senza più una lentiggine ma con una capigliatura bruna, il che fa pensare ad un’imperdonabile svista dell’agenzia pubblicitaria e che quella di prima fosse posticcia …
Io non mi reputo da meno quanto a fantasia; tuttavia finora non ho raccolto nulla, forse perché nel mio stesso modo di esprimermi c’è qualcosa che mi tradisce e, quindi, nessuno ci casca, come, a suo tempo avvenne per i lampascioni (https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/03/22/il-lampascione-in-quattro-puntate-4/).
Siccome, però, la speranza è l’ultima a morire, oggi voglio fare un ultimo tentativo, sfruttando anch’io la teoria omeopatica. Però, come prima ho sviscerato lentigginoso/a, lo stesso devo fare ora con pirchisciatu/a. La voce appare come participio passato di un *pirchisciare e quest’ultimo presenta il suffisso intensivo -isciare; per chi fosse così perverso da volerne approfondire la conoscenza segnalo il link https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/01/22/un-relitto-greco-in-latino-in-italiano-e-in-neretino/.
– Certi pesci! – dirà a questo punto qualcuno, ispirato pure dalle due immagini tratte da Wikipedia. Rispondo prima che l’esclamazione isolata diventi un canto corale, di messa in dubbio delle mie facoltà mentali più che di protesta …
L’intensivo *pirchisciare suppone un *pirchiare, a sua volta dal latino medioevale pèrchia, che è dal classico perca=pesce persico. Perchia è nome salentino di due pesci appartenenti alla famiglia dei Serranidi: lo sciarrano (Serranus Scriba L.) e il sacchetto (Serranus hepatus L.).; quelli, appunto, della foto.
Ora tutto sarà più chiaro e sarà chiaro pure che, prima di prendere le persone a pesci in faccia, è bene lasciarle cominciare a parlare, proseguire e concludere.
Non mi rimane che presentare la mia proposta omeopatica che avevo annunziato e della quale probabilmente i lettori superstiti si erano già scordati. Nell’immagine che segue la confezione nella sua veste definitiva per dieci applicazioni (trattamento completo): è già disponibile al modico prezzo di 150 euro iva esclusa; per il suo eventuale aumento assumere informazioni presso gli organi competenti).
Chi fosse interessato a partecipare a questa che promette di essere la startup del secolo non abbia paura. Saremo in una botte di ferro (anche se il vasetto è di vetro), come attestano le due etichette: quella anteriore con il suo STOPPIRCHISCIAT , per il quale in caso di difficoltà invocheremo non la lettura del cliente (STOP PIRCHISCIAT) da lui interpretata come Stop alle lentiggini, ma quella autentica, la nostra, neretina con una punta di barese (STO PPIRCHISCIAT), da interpretare come Sono rimasto lentigginoso …; quella posteriore, poi, non ja bisogno di alcun commento.
Ho, però, la sensazione, pur confusa, di aver sbagliato qualcosa, come a suo tempo fu per i lampascioni, alla cui metaforica rottura non voglio dare ulteriormente il mio contributo, per cui finisco qui.