di Armando Polito
L’immagine (tratta da http://www.europeana.eu/portal/it/record/9200198/BibliographicResource_3000052891029_source.html?q=pasqua) è costituita da quattro vignette tragicamente satiriche di Amos Scorzon, veneziano di nascita ma attivo a Roma come uno dei più famosi caricaturisti dell’inizio del secolo XX. Dico tragicamente satiriche perché l’ironia, anzi il sarcasmo, cerca di stemperare la drammaticità del momento (è in atto la prima guerra mondiale).
Così, i simboli tipici della Pasqua trovano nelle prime tre vignette la loro amara trasfigurazione in strumenti di morte: nell’olivo le foglie hanno la forma di altrettante spade, la colomba è diventata un aereo che ha appena sganciato una bomba, le uova hanno assunto l’aspetto di tre proiettili di cannone. La quarta, forse la meno amara di tutte, è improntata al patriottismo perché la nota gastronomica, il salame, è impersonata da un soldato austriaco.
Certo, dopo cento anni esatti non c’è in atto una guerra mondiale propriamente detta e la distanza geografica da innumerevoli focolai bellici, pur essendo oggi irrisoria o quasi, è la comoda dimensione in cui annega l’indifferenza di un’umanità che dimostra di non aver appreso nulla dalla storia, tenacemente ed egoisticamente abbarbicata al suo presente, senza lungimiranza e, a lungo andare, senza un futuro degno di essere vissuto.
Rimane solo il lampo di luce dell’arte nelle sue molteplici manifestazioni, tra le quali la vignetta satirica è quella che più lapidariamente riesce catarticamente, apparentemente dissacrando, a consacrare, anzi a risacrare.
Non c’è nemmeno un aggancio con la Terra d’Otranto, ma l’universalità del problema e l’occasione del centenario della festività mi hanno indotto a rendere partecipi i lettori di un documento trovato in rete per puro caso, questa volta, come, d’altra parte, non di rado succede.