L’ultima fatica della Fondazione Terra d’Otranto riguarda Copertino e il suo convento di Santa Maria di Casole, che ospita nella sua navata sinistra un ciclo completo delle 12 Sibille, come in nessun altro luogo della provincia e forse della Puglia.
Edizione in tiratura limitata, non in commercio, riservata ai soci e alle biblioteche, brossura, formato A/4, 324 pagine, con centinaia di illustrazioni di Sibille nella storia dell’arte.
Dal capitolo II del volume:
La storia di Casole[i] è lunga e travagliata e la leggenda vuole che essa sia stata fatta edificare e donata ai monaci basiliani dalla gente del posto. La conquista normanna rase al suolo l’abitato e parte del convento rispettando solo la chiesa; e qui c’è un buco di quattro secoli, cioè dalla partenza dei basiliani fino al passaggio ai francescani al principio del secolo XVI. È legittimo supporre che poco prima la chiesa e il convento fossero stati completamente rifatti dalla munificenza della famiglia Castriota. Alla fine del XVI secolo Casole passò ai frati riformati che dal 1622 apportarono trasformazioni radicali anche all’interno del tempio. Altri cambiamenti si susseguirono nel corso del secolo successivo finché, con la soppressione del 1812, iniziò l’abbandono[ii].
La valenza culturale del convento, per quanto non in grado di competere con quella dell’omonimo otrantino è testimoniata dalla presenza di testi di rilievo, alcuni dei quali, poi, confluirono nella Biblioteca Vergari di Nardò, con annotazione della provenienza[iii]. Di alcuni di loro si tratterà in apposito capitolo.
Nel passare alle Sibille ci pare doveroso e corretto sottolineare che il nostro intento è solo documentario, per cui non ci avventureremo in tentativi di comparazione, tanto meno con lo scopo di far emergere per questo ciclo (che, comunque, ci sembra da collocare nella temperie barocca[iv]) un pregio artistico improbabile (sarà per questo che in nessun testo riguardante la chiesa non compare nemmeno un cenno a questo ciclo di pitture?[v]) non solo per lo scadente stato di conservazione che in Italia, purtroppo, costituisce in molti casi un alibi per riservare a queste testimonianze del passato la considerazione di solito riservata, questa volta giustamente, alle croste riconosciute come tali.
Le nostre Sibille sono ubicate nella navata sinistra e ne sono visibili dieci.
Delle quattro raffigurate negli spicchi della volta solo due, cioè la Samia e l ‘Eritrea, sono visibili, delle rimanenti (sicuramente, per esclusione, la Libica e la Persica) sono leggibili pochissimi lacerti, insufficienti, comunque, ad identificarle singolarmente.
In totale, dunque, dodici: un hapax di sopravvivenza per il Salento, per il deterioramento subito dalla presumibile rappresentazione del tema nelle testimonianze pittoriche oggi solo parzialmente leggibili in altre fabbriche (per esempio: nella cappella dei Tolomei nel convento di Santa Maria la Nova a Racale e nella cappella di Santa Caterina dei Francescani Neri a Specchia[vi].
…
Non è da escludere l’esistenza, in passato, di cicli completi andati poi in parte o totalmente perduti. Quella di Casole rimane, comunque, una testimonianza in comune con non molti altri esempi, tra cui spicca quello della chiesa di S. Bernardino (XVI secolo) a Lallio, in provincia di Bergamo, quello della chiesa di S. Maria del Carmine a Contursi in provincia di Salerno e, su un supporto diverso, quello del santuario della Madonna del Castello nel comune di Almenno San Salvatore, sempre in provincia di Bergamo.di capitolo IV), per cui la lacuna va integrata con e virgine absque umana corruptione (da una vergine senza umana corruzione).
[i] Ci permettiamo di correggere un’imprecisione del bel saggio di Cosimo Franco, Santa Maria di Casole tra storia di ieri e cronache di oggi, Edi/Storia 3, Copertino, 2011, dove a pag. 66 si legge parola greca che significa Casupole; in realtà casulae, con lo stesso significato, è parola tutta latina, diminutivo di casa. il greco κάσα di Ateneo, scrittore di meccanica militare del III-II secolo a. C., è lezione dubbia. Comunque, anche se non lo fosse stato, nulla sarebbe cambiato, perché il suffisso diminutivo di casulae è tipicamente latino (cfr. arèola=cortiletto, diminutivo di àrea=spazio libero senza edifici; cùpula=cupola, diminutivo di cupa=botte, etc. etc.).
[ii] Per un dettagliato e documentato excursus sulle vicende storiche della Chiesa e dell’annesso convento vedi F. B. Perrone, I conventi della Serafica Riforma di S. Nicolò in Puglia (1590-1835), Congedo, Galatina, 1981-1982, vol. I, pagg. 83-110 e Cosimo Franco, Santa Maria di Casole…, op. cit.
[iii] Nell’archivio della Basilica Collegiata di Copertino Santa Maria ad nives è custodito un inventario, comprendente anche i libri (326 volumi) , redatto il 18 dicembre 1818 nel corso della soppressione del convento; l’inventario è stato pubblicato da Cosimo Franco, Santa Maria di Casole…, op. cit., pagg. 251-259.
[iv] Tutte le pitture del tempio furono già ascritte dal De Giorgi al XVII secolo (C. De Giorgi, La provincia di Lecce, II, Spacciante, Lecce, 1884, pag. 333).
[v] Nemmeno nel saggio di G. Palumbo, Santa Maria di Casole presso Copertino, in Arte cristiana, t. XLVII (n. 7 e 8, luglio-agosto 1959) pagg. 143-147.
[vi] Si ringrazia Stefano Cortese per la segnalazione della loro presenza nelle due fabbriche e per le foto, sue, gentilmente concesseci.
FINALMENTE:
MERAVIGLIA DELLE MERAVIGLIE!
COMPLIMENTI E AUGURI
ALLA FONDAZIONE E AGLI AUTORI
BUON-LAVORO!!!
Federico La Sala
Complimenti vivissimi. Possiamo avere una copia per la Biblioteca Sociale di Copertino? Grazie ancora per tutto. Cosimo Lupo
Bravi, complimenti. Abbiamo ricevuto l’interessante e originale pubblicazione. La metteremo in bella mostra nella nostra raccolta di libri bernardiniani. Se venite da queste parti, passate a salutarci! Grazie e un caro saluto. Paola Morganti (Associazione Amici di San Bernardino-Onlus di Lallio – BG)
UNA SORPRESA CHE SORPRENDE …. “in due piccole località italiane tra loro distanti di soli 500 chilometri, a seguito di restauri occasionati da eventi sismici in entrambi i casi, esistono straordinarie immagini di queste divine creature che sembrano essere tra loro collegate da un filo magico e invisibile: le Sibille del Rinascimento” (cfr. Laura Vasselli e Italo Mastrolia, “Le Sibille: l’antico filo artistico che lega Contursi Terme a Serravalle di Chienti”: http://www.inliberta.it/le-sibille-lantico-filo-artistico-che-lega-contursi-terme-a-serravalle-di-chienti/) … E CHE SOLLECITA AD ULTERIORI COLLEGAMENTI, a cominciare dalle Sibille degli affreschi di Lorenzo Lotto (maestro di Simone De Magistris) nella Cappella Suardi (https://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Suardi) di Trescore Balneario in provincia di Bergamo e, passando da Ascoli Piceno per ammirare la novecentesca “Sibilla Appenninica” di Adolfo De Carolis (https://it.wikipedia.org/wiki/Sibilla_Appenninica), arrivare alle Sibille presenti negli affreschi di Santa Maria di Casole a Copertino ( https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/24/santa-maria-casole-copertino-le-sue-sibille/ ) in provincia di Lecce. L’occasione potrebbe essere una ottima sollecitazione a compilare, finalmente, un “atlante” della loro presenza in tutto il territorio nazionale (e, possibilmente, in tutta l’Europa). Se non ora, quando?!
Federico La Sala
DOC: 12 SIBILLE NELLA CHIESA DI SAN ROCCO A BAGOLINO (BRESCIA)*
[…] Affreschi di Giovan Pietro da Cemmo
Il ciclo di affreschi realizzato da Giovan Pietro, rimasto nascosto per oltre tre secoli, è stato riportato alla luce e fatto oggetto di un primo restauro nel 1956: esso costituisce ora la principale attrattiva artistica della chiesa. Giovan Pietro lavorò agli affreschi di San Rocco tra il 1483 ed il 1486 firmandosi con il nome di “Cemigena”.
L’impianto decorativo che va dall’arco santo, alla parete di fondo ed alla volta del presbiterio stesso, ubbidisce ad un complesso programma iconografico suggerito verosimilmente da qualche dotto religioso. Il visitatore che entra nella chiesa vede per prima cosa la raffigurazione dell’Annunciazione sull’arco santo, con la scena dell’Angelo annunziante sul rinfianco sinistro e quella della Vergine annunziata sul destro; in mezzo, in una mandorla di luce, sta la figura dell’Eterno che ha deciso di inviare il Figlio per la redenzione del genere umano. Se l’Annunciazione è l’episodio che segna l’inizio della vita terrena di Gesù, la grandiosa scena della Crocifissione, che lo spettatore osserva sulla parete di fondo del presbiterio, ne racconta il tragico epilogo.
Avanzando poi verso l’altare, lo spettatore nota, nel sottarco, le figure di dodici Sibille, nelle quali la mitologia religiosa medievale ha voluto vedere le profetesse che, in ogni luogo della terra, predissero la venuta di Cristo (sono 12 anziché 10, come d’abitudine, per stabilire una stretta simmetria con i 12 “profeti minori”) […].
* BAGOLINO (BRESCIA): CHIESA DI SAN ROCCO (https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Rocco_(Bagolino) – RIPRESA PARZIALE).
Federico La Sala
L’avessimo saputo prima! … Grazie, comunque, per la segnalazione.
CH.MO PROF. POLITO…
AD OGNI MODO, NON è mai troppo tardi… per prendere eventuali contatti con gli Amministratori del Comune di Bagolino, informarli del vostro lavoro-progetto ed, eventualmente, pensare a realizzare una nuova edizione del brillante “manuale”! O no?
PER CONOSCENZA. Vista la presenza della “CHIESA DI SAN ROCCO E DI SAN GIORGIO” di BAGOLINO, BRESCIA”, tra i “Luoghi del Cuore” del FAI (https://www.fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-san-rocco-e-di-san-giorgio?ldc) da restaurare e non dimenticare, ho espresso il mio voto.
Federico La Sala
Ne ragionerò col dott. Gaballo, anche se con questi chiari di luna e con la considerazione in cui, nonostante roboanti dichiarazioni, continua ad essere tenuta la cultura, c’è poco da contare su sponsorizzazioni pubbliche …
PROFETI, SIBILLE, E MESSAGGIO EVANGELICO: ANTONIO ROSMINI E LA “CHARITAS”.
Un invito a …
Leggere il testo della “BREVE DISSERTAZIONE DI ANTONIO ROSMINI SULLE SIBILLE” (Patricia Salomoni, “Rosmini Studies”, 6, 2019: http://rosministudies.centrostudirosmini.it/index.php/rosministudies/article/view/193/214). Che Rosmini abbia iniziato il suo percorso riflettendo sulle figure delle Sibille, è da considerarsi un fatto degno della massima attenzione (http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5195) – e, ovviamente, di ulteriore approfondimento!…
E così, contravvenendo frettolosamente alle regole morali del suo stesso “metodo filosofico”, il suo desiderio di lasciarsi guidare “in tutti i suoi passi dall’amore della verità”, come dalla carità (“charitas”) piena di grazia (charis), resta confinato nell’orizzonte della caduta e della minorità – e la presenza delle Sibille insieme ai Profeti nella Volta della Cappella Sistina (http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5548) è ancora un grosso problema!
Federico La Sala