di Armando Polito
L’immagine è un dettaglio della mappa di Nardò pubblicata da Jean Bleau nel 1663 in Theatrum civitatum nec non admirandorum Neapolis et Siciliae regnorum (Rappresentazione delle città nonché delle cose degne di ammirazione dei regni di Napoli e di Sicilia).
Questo post ruota tutto attorno al dettaglio n. 4 che nella didascalia presente nella stessa mappa è così descritto: Altra Porta falsa. Della prima mi ero occupato non molto tempo fa in https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/12/30/nardo-un-passaggio-antiallagamento-del-xvii-secolo-zona-parapuerti/. Il dettaglio del n. 4 più che di una porta falsa (che, in estrema sintesi è un varco più piccolo di una porta normale aperto nelle mura per far defluire l’acqua piovana) ha l’aspetto di un vero e proprio ponte, molto simile a quello di cui mi sono occupato nel post il cui link ho appena segnalato (insomma, chi vuole capirci qualcosa, è obbligato a leggerlo se non l’ha fatto a suo tempo, a rileggerlo per capire meglio …). Ci sono, però due differenze fondamentali: quello era al di fuori delle mura, questo è dentro; quello presentava le estremità in declivio, come si addice ad un ponte, questo le presenta mozze e, in più, quella di destra appare saldata ad una fabbrica di pianta quadrata, che dà l’idea di un posto di guardia più che di abitazione civile. A pochissima distanza sorge R, la cui descrizione nella didascalia recita: S. Lucia Cappella. La piccola chiesa esiste ancora oggi, trasformata, però, dal trascorrere del tempo. La descrizione che ne dà, sulla scorta delle visite pastorali, Emilio Mazzarella (in Nardò sacra, a cura di Marcello Gaballo, Congedo, Galatina, 1999, p. 136) sembra coincidere perfettamente con la rappresentazione che ne dà il Blaeu: In epoca antichissima, quasi alla periferia della città, nel luogo detto volgarmente Paraporti, oggi via S. Lucia, fu edificata la chiesa a Lei dedicata. Sita tra la diruta abitazione degli eredi di Carlo Dell’Abate e tre pubbliche vie, aveva copertura a tettoia, due porte, la più grande verso occidente, la più piccola verso settentrione, sulla parete della porta maggiore il campanile con una campana del peso di tre libre … La chiesa, divenuta pericolante e quasi cadente, dal rettore Francesco Presta fu abbattuta e con l’incoraggiamento ed il contributo di Antonio Sanfelice e offerte di fedeli fu ricostruita nel 1725. A tale epoca risale l’aspetto attuale della chiesetta. In nota altre informazioni: … nella visita del Granafei1, c. 196v., risultava ubicata ad locum quem paraporti vocant, nel vicinio S. Maria de Candelora, seu S. Lucia.
Tornando al nostro ponte misterioso bisogna dire che Nardò con tale struttura ebbe molta dimestichezza (vedi a a tal proposito https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/09/02/nardo-e-venezia-un-gemellaggio-a-modo-mio/), ma la sua presenza all’interno della città, notoriamente dalla falda freatica molto superficiale ma non tanto da creare da sola un fiume, pone interrogativi circa la sua funzione. Che servisse a proteggere dall’allagamento quella parte della città, convogliando le acque (grazie, comunque. alle opportune pendenze) a defluire verso il varco più vicino, cioé Porta Castello?.
Agli amici ingegneri ed architetti la risposta.
In attesa del loro competente, graditissimo riscontro, chiudo con la consueta immagine (tratta ed adattata da GoogleMaps) dello stato attuale dei luoghi. Ho evidenziato con l’ellisse il punto dove presumibilmente era ubicato lo strano ponte.
Quell’arco, che sembrerebbe appartenere ad un ponte, potrebbe trattarsi dell’ingresso di un tunnel che passerebbe sotto le mura e sfocerebbe all’esterno della cinta muraria Dopotutto quella porta falsa è completamente murata e potrebbe essere collegata con l’esterno solo tramite un sottopassaggio
certo.. era una ponte speculare a quello di S. Marco.. il luogo era detto “paraportum di S. Lucia” proprio perché si apriva su quel luogo uno spazio per deflusso delle acque del tutto simile a quello nei pressi della Porta “falsa” del CImitero (quella che vediamo non è che una ricostruzione ottocentesca). non è un caso che nel vernacolo tali luoghi prendevano il nome di “Parapuerti”. Ne parlo ampiamente nel mio testo “Nardò – Il Centro Storico” edito da Besa editrice nel 1999. Nel CD-ROM vi era anche pubblicata una rarissima foto che fa intravedere una immagine inedita con un boccaporto di uscita simile ad una “cloaca”.
Spett.le Architetto. Purtroppo di quella pubblicazione e di quel CD, ai quali fate riferimento, non dispongo nulla. Ve ne sarei grato se al mio indirizzo (qvt@tiscali.it) potessi avere almeno una copia della immagine alla quale fate riferimento.
Sì, Giancarlo, ma il problema è che il paraporto di S. Lucia, a differenza dell’altro, non mostra nessuno sbocco attraverso una porta falsa, a meno che non si supponga una canalizzazione passante sotto quel tratto di mura, come ipotizzava il signor Calabrese. Inoltre nel tuo cd non ho trovato l’immagine cui fai riferimento, ma quasi sicuramente è dipeso da me. Ad ogni buon conto ti sarei grato se mi segnalassi il numero di nota che nel cd rimanda ad essa, oppure, se preferisci, me la mandassi all’indirizzo polito.armando@libero.it