di Armando Polito
Nell’immagine l’attuale stato, alla confluenza delle vie Regina Elena, Agostino De Pretis, Madonna di Costantinopoli e Cimitero.
Ecco come si presentava lo stesso sito nel dettaglio tratto dalla mappa di Nardò del Blaeu (1663):
Quella contrassegnata con il numero 3 era una cosiddette porta falsa, cioè un varco nelle mura più piccolo della normale porta, atto a far defluire le acque piovane dalla città all’esterno, come recita la relativa didascalia: Porta falsa, donde esce l’acqua, che piglia la città per le pilogge. Nella mappa è chiaramente visibile un deflusso in corso sormontato da un ponticello atto a valicare questa specie di canalone in cui il deflusso stesso appare convogliato. Parapuerti corrisponde all’italiano paraporti, plurale di paraporto. Eccone la definizione tratta dalla Treccani on line: Nelle costruzioni idrauliche, lo stesso che scaricatore, cioè il manufatto, facente parte di un’opera di presa di un canale derivato, col quale si scaricano le acque sovrabbondanti nel periodo di piena del corso d’acqua principale e si libera l’imbocco del canale derivato dalle materie depositatesi nei periodi di magra. La voce è da parare+porto (nel senso di apertura, passaggio).
A testimonianza di come il tempo travolga inesorabilmente non solo il paesaggio nel suo insieme ma anche i suoi dettagli, soprattutto quando viene coinvolta, come nel nostro caso, una zona già allora non in aperta campagna ma immediatamente a ridosso delle mura, ecco cosa oggi c’è dove un tempo si vedeva la porta falsa dei Parapuerti:
In pratica irriconoscibile, nonostante sia rimasta in piedi la torre che, fra l’altro, nella carta del Blaeu non appare strettamente congiunta con la porta falsa.