di Armando Polito
La prima immagine è nota ai visitatori più affezionati di questo blog essendo stata oggetto di attenzione prima altrui (https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/11/05/gallipoli-porto-europeo-dellolio/), poi mia (https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/03/14/guardando-unantica-immagine-di-gallipoli/).
La seconda è una tavola della stessa opera (tomo VI uscito nel 1626) cui appartiene la prima (tomo IX uscito nel 1629). Per i restanti dettagli bibliografici e per una comprensione migliore del post rinvio al secondo link segnalato. Qui mi limito solo a tradurre il titolo (che è una sentenza) e la didascalia (che lo spiega) della seconda tavola, entrambi in latino.
ABSIT SUPERBIA ET NON NOCEBIT DIVITIARUM AFFLUENTIA=Sia assente la superbia e l’affluenza della ricchezza non nuocerà.
Antorff è il nome tedesco di Anversa.
Divitiis multis plerumque superbia iuncta est. Si tollas fastum haud res opulenta nocet (A molte ricchezze per lo più è congiunta la superbia. Se elimini l’ostentazione nessuna abbondanza nuoce.
E chiudo con una domanda, dopo aver detto che nel testo compaiono altre tavole raffiguranti un porto ma nessuna né nel titolo né nella didascalia reca accenno alla ricchezza. Se Gallipoli non fosse stata all’epoca la capitale europea dell’olio sarebbe stata scelta insieme con Anversa come esempio di produzione e circolazione di ricchezza e come pretesto per una riflessione di ordine morale?