Vino su tela. L’arte enoica di Arianna Greco

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di Arianna Greco

“Amor che move il sole e l’altre stelle”, frase che segna la fine del paradiso dantesco e che ben si adegua a descrivere, invece, il mio inizio. Sì, perché l’idea di usare il vino al posto dei colori nasce proprio da un “amore”, pur continuando ora senza di esso. O, forse, esso c’è ancora ma ha assunto altre forme, altri volti e altre grandezze.

Ma devo fare un passo indietro per raccontare quell’incipit a cui, in fondo, devo tanto.

2012… per me il vino altro non era che un semplicissimo “alimento”, in vendita presso enoteche o supermercati in modo indifferenziato. Una bottiglia valeva l’altra, non guardavo nemmeno che vitigno fosse. Ma, soprattutto, non lo bevevo.

La mia vita privata però ha avuto la fortuna di iniziare un percorso con un uomo la cui quotidianità, ironia della sorte, era incentrata proprio sul vino: per passione e per lavoro. Due mondi lontani i nostri che ho cercato di avvicinare interessandomi a quel “liquido odoroso”, come lo definisce Sandro Sangiorgi, egregio scrittore enoico. Degustazioni, letture di manuali, incontri e scambi d’opinione con addetti ai lavori, tutto parlava di vino. Ma a quel punto i miei “amori” erano due: da sempre quello per la pittura e, da poco, l’amore per quell’uomo. Come fare nostro quel suo mondo? Come avvicinarmi a lui? Attraverso la sua passione, il vino. Ma dovevo filtrarlo attraverso ciò che ero io e per questo motivo ho colto, durante una degustazione, l’elemento che più si confaceva a me: l’esame visivo con le sfumature che si evidenziano, quel rosso rubino con venature granata o a volte violacee, quel rosso porpora, quel rosa cerasuolo…perché allora non cercare di carpire proprio questo aspetto? E così l’idea di intingere il pennello nel vino! Da sola, a Bari nel silenzio di una piccola camera. Certo che a pensarci ora mi vengono i brividi, ora che sono alla vigilia dell’ennesimo evento in cui le mie opere saranno in mostra in Russia, a San Pietroburgo e tra qualche giorno ci sarà la quarta proiezione italiana del film-documentario “Vino su tela. L’Arte Enoica di Arianna Greco”. Un salto enorme che copre un arco di tempo limitato, appena quattro anni. Ma procediamo con ordine e torniamo a quella prima tela. Una piccola tela, appena 30×40 cm. Una donna assorta nei propri pensieri, seno nudo, capelli raccolti e calice pieno in mano, intenta ad osservare quel vino che sapeva essere unico compagno di confidenze. Ricordo che andai ad acquistare appositamente la bottiglia nel supermercato di fronte casa e scelsi un Primitivo di Manduria di un’azienda sconosciuta. Intingevo il pennello e lo posavo sulla tela creando un lago sanguigno per terra…ma quasi subito la sorpresa: il vino a contatto con l’aria si ossida molto più rapidamente di come farebbe in barrique o in bottiglia. Così quel rosso violaceo stava cambiando colore davanti ai miei occhi, piano piano. A distanza di qualche giorno la differenza era già visibile e aumentava nel corso del tempo. Da viola ad arancione! Lì ho capito che dovevo continuare a sperimentare perché quel divenire mi affascinava.

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Ho avuto fortuna fin da subito, fin da quella piccola prima tela che, oggi, è la copertina di un libro “L’amore è come un bicchiere di vino rosso” di F. Biolchini, regista teatrale nonché coregista di Pippo Franco ed è inserita nel “Manuale della Storia Italica” del prof. Franco Niedda Crispo. Dopo la prima …una seconda, una terza tela…ma cambiando vitigno. Dopo il Primitivo di Manduria è stata la volta del Negroamaro e del Nero di Troia, ancora una volta una sorta di preludio a ciò che sarebbe stato: di lì a qualche mese infatti lo scrittore grossetano Andrea Zanfi mi avrebbe chiesto di realizzare la copertina del suo lavoro sulla Puglia Enoica, un manuale in cui racchiudeva la storia di trentanove importanti aziende pugliesi divise in tre sezioni, Primitivo, Negroamaro e Nero di Troia! Proprio i primi tre vitigni da me scelti e gli stessi che poi ho personificato nella copertina de “Le Puglie, storie di Terre e vini”. A quel punto è stato un susseguirsi di vicende. Dopo circa un mese da quell’inizio, la prima richiesta da parte del direttore di un museo, il Piero Taruffi di Bagnoregio (VT). Il dott. Verzaro, da buon sommelier mi chiedeva di realizzare quella che sarebbe stata l’opera simbolo del museo stesso per un intero anno, in un filone che aveva visto in precedenza nomi quali Enzo Naso, autore dei poster della Mille Miglia e di casa Ferrari. E così è stato. A quello ha fatto seguito il museo di Pulcinella in Campania dove ora son presenti mie opere assieme, addirittura, a disegni del Tiepolo e del quale, con cerimonia ufficiale, sono stata nominata “Ambasciatrice nel Mondo”. Sempre in quel primo anno la richiesta di essere presente con una mostra personale a Firenze presso Palazzo Bartolini Salimbeni in occasione di Wine Town, ospite dell’azienda della famiglia Ferragamo e di realizzare un’opera per loro. È nato così “Il Bacco di Arianna”!

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I libri con mia copertina son passati presto da due a cinque e tra questi mi piace ricordare “Isolina, il momento perfetto” scritto da Gianni Mauro, artista eclettico che ha calcato il palco di Sanremo con Rino Gaetano, ha scritto brani per Gabriella Ferri e altri grandi della musica italiana e che ha voluto onorarmi dedicandomi il suo libro.

Dai libri alle etichette per bottiglie di vino: da “Il Capriccio della Marchesa”, un Fiano da invecchiamento, all’opera per 1312 magnum di Taurasi di Villa Raiano, “Il Lotto del Presidente”. Da “Daidalos”, un Moscato di Trani, a “Ligia”, una birra artigianale fermentata con mosto d’uva; fino ad arrivare all’etichetta di uno zibibbo calabro di prossima uscita.

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Mi aspettavo tutto questo turbinio? Decisamente no, ma ne sono entusiasta. Mi è servito a crescere, a comprendere che bisogna credere in sé stessi e nelle proprie passioni anche se queste sembrano ben lontane dal concreto. L’Arte vien vista, anche nella mia famiglia, come un qualcosa in più, un non-lavoro. Per tale motivo io non ho frequentato né un liceo artistico né un’accademia. La mia formazione è stata diversa, liceo classico prima, Odontoiatria e Protesi Dentaria poi. L’Arte poteva esserci ma…in parallelo. Però ora, per me, quel binario parallelo sta diventando il binario principale.

Non mi son fermata alla Puglia né tantomeno all’Italia. L’anno successivo a quello d’inizio è stata la volta del mio primo “live” di pittura col vino ad Hong Kong. Nel frattempo avevo iniziato a prendere confidenza con i live, notando quanto la gente fosse incredula e curiosa nel vedermi reggere un calice in cui vari pennelli facevano bella mostra di sé. Alla fine i live ad Hong Kong sono stati quattro: l’occasione era rappresentata dalla presentazione di una linea cosmetica a base di Barolo. I polifenoli delle uve a bacca rossa sono antiossidanti e antiradicali liberi quindi ottimi ingredienti per prodotti di bellezza: nove prodotti, dall’antietà alla crema schiarente per pelli asiatiche, dal latte detergente al fitoestratto lenitivo e nove mie opere dipinte con Barolo che facevano da testimonial per la linea cosmetica. Un successo inaspettato replicato poi a Milano per la Settimana della Moda presso Chateau Monfort. Addirittura un uomo veniva ogni giorno a trovarmi lì (ad Hong Kong) per osservarmi dipingere e portarmi suoi regali, da monete d’oro a collezioni di banconote, ad una collana di perle! Forse il vino fece il suo effetto, inebriandolo!

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Intanto i giorni avanzavano e io cercavo di “classificare” cromaticamente le opere. Notavo che nel corso del tempo il Negroamaro tendeva ad assumere il color marrone mentre la Barbera aveva cromaticità differenti a seconda del produttore: una Barbera prodotta sul Gargano mi dava color rosso mattone mentre una Barbera prodotta in Piemonte tendeva al grigio. Ad un certo punto mi sono chiesta cosa potesse accadere ad un vino invecchiato. Avevo fino ad allora usato vini relativamente giovani, al massimo con cinque o sei anni di imbottigliamento. Mi son recata allora presso un rigattiere dove, in vetrina, avevo intravisto diverse bottiglie…un Barolo del 1976, un Salice Salentino del 1964, un Dolcetto delle Langhe del 1981, un altro Barolo del 1979…ho comprato tutto! La prima ad essere aperta è stata la bottiglia del 1976: aveva un odore strano, diverso dal solito, un odore che non ho più dimenticato da allora. Ma, soprattutto, aveva un colore che a me piaceva. Era ocre e difficilmente bagnava la tela. Ma l’ho lasciato riposare per giorni su quel supporto finché non è stato assorbito. L’opera ottenuta è stata “Come mi vuoi” e raffigurava una donna stesa, nuda anche lei e anche lei intenta a riflettere, a pancia in giù, con ai piedi una sola scarpa col tacco. Il titolo, come in ogni mio dipinto, nasceva da una canzone. Un giorno mi chiamano al telefono “Scusi, cerco Arianna Greco”, “mi dica” rispondo, “è proprio lei?”, “sì, con chi parlo?”, “sono Simona e in questo momento mi sto tatuando sulla schiena un suo dipinto…”…era proprio “Come mi vuoi”. Ovviamente ho conosciuto Simona, una sommelier e donna del vino di Manduria dove gestisce, insieme al compagno Andrea, uno splendido ristorante il cui menù, non a caso, riporta in copertina una mia opera “Incondizionatamente”. Perché la vita non ha condizioni. Non accetta mezze misure.

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Così la mia sperimentazione continuava e mi son ritrovata ad essere presente in due tesi di laurea. La prima del dott. Jean Pierre Mellone del 2013 “Il mito della velocità”, in cui si discuteva della mia opera per il museo Taruffi. La seconda, di quest’anno, il 2016, “Le molteplici identità socio-culturali del vino: uno sguardo antropologico” della dott.ssa Cristina Ranieri – Università degli Studi di Milano Bicocca, incentrata sul “vino” che da semplice alimento diviene soggetto dotato di una propria agency. Di pochi giorni fa è la richiesta di un’altra ragazza, mia concittadina, laureanda in Conservazione dei Beni Culturali e che mi ha chiesto di essere l’oggetto della sua tesi! Non posso ricevere onore più grande.

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Sto cercando di perfezionare la mia tecnica e di aumentare la plasticità dei corpi che dipingo. Vorrei che l’espressività delle mie donne riuscisse a non passare inosservata. Non a caso i miei soggetti son principalmente donne. Mi piacciono i volti tristi o eccitati e i corpi che si intrecciano e si contorcono. Ultimamente sto inserendo anche parti di quadro non complete, con angoli non dipinti in cui il vino segna semplicemente dei rivoli colando giù. Mi piace l’idea del divenire, dell’incompletezza in contrapposizione con la precisione del tratto nelle altre parti della tela. Così sono nati “Omnia” e altri dipinti esposti a San Pietroburgo già a marzo di quest’anno presso lo State Hermitage Official Hotel in St Petersburg in occasione del secondo Golden Tour di cui sono stata ospite. La prima volta in Russia è stata nel 2015, a Mosca, dove ho realizzato due opere live in giorni successivi tenendo tre master class organizzati da Andrea Sarasso per importatori e stampa russa di settore. Un’esperienza incredibile…mi ritrovavo ad avere interpreti personali italiano-russo, a firmare autografi, a parlare di vino davanti ad addetti al settore, a far dipingere spiegando loro cosa fosse la pittura col vino e perché applicarlo in un modo o in un altro. Ho notato tanto interesse ed ho conosciuto, addirittura, una donna che aveva prenotato la presenza lì al master class tenuto da ma perché mi seguiva da ben tre anni, dal primo articolo sulla stampa russa!

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Non solo Russia….i miei live e la mia arte hanno fatto tappa anche in Brasile, a San Paolo, per Encontro de Vinhos, la fiera mondiale dei vini che fa tappa in sette città brasiliane, da Rio de Janeiro a Curitiba, a Campinas con evento principale a San Paolo. Il direttivo dell’organizzazione, capeggiato dal giornalista Beto Duarte che ha realizzato più di duecento documentari per la TV brasiliana, ha deciso per il 2016 di affidare ad un’artista internazionale l’incarico di realizzare l’immagine ufficiale dell’evento: e quell’artista sono proprio io! All’inizio non volevo crederci… però ho ideato e dipinto l’opera cercando di portare avanti le mie radici e la mia Terra. Per tale motivo ho scelto due vitigni importanti: Primitivo di Manduria e Salice Salentino quindi, ancora una volta, il mio Primitivo e il mio Negroamaro. L’opera è stata presentata sia in Italia che a San Paolo per la TV nazionale brasiliana e sempre in quell’occasione ho dipinto live con vini brasiliani. Tanto calore, tanto entusiasmo e tanta “italianità” che mi hanno fatto innamorare del Brasile!

Ovviamente le opere dipinte col vino hanno un loro “segreto”: il colore tenderebbe col passare del tempo a venir meno, per tale motivo un’azienda ha ideato appositamente sia un fissativo che un isolante che, applicati, permettono al vino di evolvere assumendo le proprie tonalità ma di bloccarsi e di persistere ad evoluzione avvenuta. Un segreto…che rimarrà tale.

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Grazie a tutto questo mio “girovagare”, a questo tentativo di far conoscere i colori della mia terra, è arrivato un premio importante. Nel corso di questi quattro anni ho ricevuto altri riconoscimenti ma, a mio avviso, quello che ritirerò in Croazia il prossimo novembre ha una valenza di cui a stento mi capacito: in occasione del 34^ European Award for the Tourism nell’ambito del 19th International Tour Film Festival, riceverò l’importante riconoscimento internazionale di Benemerita del Turismo Culturale. Il prestigioso riconoscimento è destinato a coloro che si sono distinti nel comparto del turismo ai vari livelli ed ha avuto per il passato varie personalità come il francese Paul Bocuse e l’italiano Gualtiero Marchesi per la gastronomia; il regista italo-polacco Zanussi e Franco Zeffirelli per i documentari turistici.

Son stati quattro anni intensi e il quotidiano lo è altrettanto. Ad oggi mi ritrovo a programmare un live in Siberia oltre ad altri appuntamenti nostrani come il Primitivo Jazz Festival, il Castro Wine Festival, il Premio Terre del Negroamaro al fianco di ospiti che prima vedevo solo sullo schermo o di cui leggevo online.

A volte leggere “ospite d’eccezione di questa edizione è l’Artista internazionale Arianna Greco…” non mi sembra vero. La strada che devo percorrere però è lunga e tortuosa ma, come recitano le parole che ho tatuato sulla mia pelle, “one life, one chance” e io mi impegnerò per dare il massimo.

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Pubblicato su “Il delfino e la mezzaluna”, nn. 4-5 – 2016

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