di Pier Paolo Tarsi
La fantasia, si sa, regala infiniti criteri per guardare nuovamente alle cose e agli uomini; nelle sue giocose combinazioni e negli intrecci possibili talvolta illumina aspetti propri del reale altrimenti invisibili, ad esempio qualcosa del carattere degli abitanti di questa terra. Allora, proviamo, immaginiamo due stirpi che convivono, la prima piantata nella terra, la seconda approdata dal mare e come destinata a tornarvi. Il salentino non è che un’identità irrisolta che si riavvolge senza posa tra questi due caratteri, tra un legame con la terra ed uno fatto di speranze e timori con i due mari. Non è gente di mare questa, sta e vive sulla terra, ma come in attesa che il mare non porti sventure, oppure si calmi e il vento sia favorevole per andare non si sa dove. L’ulivo ci dice il suo primo modo di essere, il suo radicarsi, il suo progettarsi nei millenni in un matrimonio con una terra a cui giura fedeltà. Ma fra i tratturi e le fronde si intravede sempre un orizzonte azzurro che cova una minaccia pronta a scompaginare tutto o, altrimenti, promette un’altra esistenza, un’altra occasione.
Queste immagini del Dott. Pier Paolo Tarsi con le radici degli ulivi e la terra rossa in diretta ci collegano ricaricandoci alle nostre radici, per non tagliare completamente quello che resta a noi altri emigrati fuori casa per lavoro, e che il Salento ci manca destinati a tornarci appena si può.
un cordiale saluto dai Salentini in Piemonte
Ersilio Teifreto
Dai salentini in Piemonte ad un piemontese in salento… In effetti Pierpaolo sfruguglia l’immaginazione e la percezione di chi guarda il Salento, lo percorre, scruta terra rossa come fuoco e mari dai colori che vanno dall’azzurro chiaro al nero. Mareggiate e poco oltre campagna ‘mara (si scrive così?) . Si fondono e si confondono profumi, si mangiano rape ‘nfucate e cozze crude. Identità irrisolta? Forse è così, tu, caro amico, sei salentino dentro e da sempre, la mia percezione dice di fusione di identità, complementari l’una all’altra. Il poeta canta il mare e l’ulivo, le parole delle pizziche (tarante? Ancora debbo distinguere) dicono di Fimmine fimmine che vanno al tabacco e de lu rusciu te lu mare. Si incontrano pescatori e raccoglitori di olive e si parlano, si raccontano storie, sanno di essere complementari, conterranei. Ovunque senso di appartenenza e della storia come si fatica a vedere in altri luoghi (ah il Piemonte che arriva con la memoria solo a 70 anni fa, come se il mondo fosse nato quando è solo e banalmene rinato, dopo la seconda guerra). Lassù, dove il Monferrato scivola lentamente verso la pianura il mare non c’è, però anche lassù spesso si fondono e si confondono “utilità” , la cucina piemontese non fa a meno dell’acciuga. Però si sa, sempre si è saputo, che il mare era oltre, era altro. Qui in Salento non c’è quell’oltre nè quell’altro, c’è complementarità…. O è solo una visione da “visionario”?
Bella considerazione, Pierpaolo.Apprezzabile anche per lo spirito di sintesi.Hai ragione: siamo gente di terra, non di mare.Dal mare sono venuti gli Iapigi, che hanno colonizzato con la forza gli indigeni locali, e via discorrendo.Il mare ha sempre rappresentato per noi un pericolo, per questo ci abbiamo messo a guardia le torri costiere.E quando i pirati hanno smesso di minacciarci, non abbiamo mai riscoperto un’improbabile vocazione marinara, ma abbiamo sapientemente bonificato le terre costiere, impiantandovi masserie.D’altronde, perchè mettersi per mare quando abbiamo a disposizione una campagna ampia e ferace, liscia, “a specchio di cielo”?Un caro saluto.
Vi ringrazio per i bellissimi commenti che valgono più delle mie parole. Un abbraccio agli amici lontani e a quelli a portata di braccia.
Pier Paolo
Formidabile questo portale della Fondazione è davvero speciale ci ricorda che tutto il mondo è paese.
Ringraziamo il Sig. Gianni Ferraris per avere connesso nella sua interessante esegesi il legame di amicizia tra Cristiani Salentini adottati in Piemonte la terra dove siamo stati accolti amorevolmente, dandoci la parola e socializzare con tutti i cittadini che sentono le conseguenze dell’emigrazione, e sono rimasti come noi ancorati alle tradizioni della loro terra natia, cerchiamo di valorizzare gli eventi di cultura popolare contadina, con l’augurio di creare una corrispondenza che agevoli il passaggio dei saperi dei nonni e genitori alle nuove generazione dei figli.
Forse anche lei soffre un pò di nostalgia per le sue colline, le mancano per poter errare sulla strada del vino Monferrato Astigiano, il Museo Paleontologico, gli scambi commerciali tra Liguria e Piemonte dove a piedi in mezzo alle montagne con i muli passavano prodotti come il sale e le famose acciughe per cucinare la Bagna Cauda specialità Torinese, in cambio dei peperoni e altri prodotti della collina Morenica.
“Speriamu ca puru quiddhri comu a bbui ca ane zzuppatu intra ste terre Salentine se possane ttruare bbueni comu a casa loru”
Un cordiale saluto dai Salentini in Piemonte
Ersilio Teifreto 327/7361011 blog apolitico senza frontiere ToriNovoli http://www.torinovoli.it