di Armando Polito
Il titolo di oggi sembra una rivisitazione salentina del film Che fine ha fatto Baby Jane? del 1991. L’inziale maiuscola di Bambino, però, ci fa capire che la parola in questione è un nome proprio. E, allora, si tratta del trafugamento di qualche statua o pittura da qualche chiesa di Novoli? Dico subito che il divino non c’entra, ma il di vino sì …
Joseph De Rovasenda, Essai d’une ampelographie universelle p. 30, Coulet Montpellier e Delahaye & Lecrosnier, Paris, 1881 p. 30:
Se l’abbreviazione Bic. è ampiamente sciolta e definita sufficientemente nello stesso testo (Bicocca. Località situata a Verzuolo, distretto di Saluzzo, dove si trova la collezione di viti dell’autore. Le uve di questa collezione e di molte altre saranno descritte ulteriormente, in gran parte, nel corso dell’opera, e classificate), qualcosa in più va detto su Mend., abbreviazione di Mendola. Antonio Mendola, nato a Favara (Girgenti) nel 1827 ed ivi morto nel 1908, di nobili origini (barone), ebbe come interesse principale quello della viticoltura, tant’è che impiantò nelle sue terre vitigni di ogni parte del mondo. Il primo catalogo di tale collezione fu da lui pubblicato nel 1868 in appendice al periodico Il coltivatore di Casalmonferrato. Consapevole del collegamento tra produzione vinicola e tecnica enologica, inventò la parola ampelenologia (dal greco àmpelos=vite+òinos=vino+logos=studio).
Colgo l’occasione del Bambino di Novoli per riportare dallo stesso libro le parti riguardanti vitigni salentini. Così a p. 18 leggo:
a p. 4:
A proposito di Negro amaro: la prima attestazione del nome datata al 1887 (https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/06/04/negro-amaro-la-parola-alla-storia/) va, dunque, retrodatata al 1881.
a p. 13:
Qui compare una generica indicazione di provenienza (Province meridionali dell’Italia) ma ho ritenuto opportuno riportare la scheda per via delle varianti Bambino/Bombino/Bommino.
Ma siamo sicuri che debbano veramente essere considerate varianti? E la parola di partenza è Bombino (diventato poi per assimilazione Bommino) con riferimento alla forma degli acini o ad una particolare predilezione per loro delle api1? E Bambino, infine, è deformazione di Bombino o voce autonoma?
Oggi mi sento già ubriaco senza aver assaggiato neppure un goccio di vino …, perciò passo la parola ai competenti e sobri.
_______
1 Dal glossario del Du Cange riporto un lemma che mi ha fatto pensare a tale ipotesi:
(BOMBUM, Sorbello. Glossario glossa ad Isidoro. Rispetto a questa voce Grevio: Il sorbello è un brodetto o qualsiasi liquido che viene succhiato: dagli scrittori del basso latino è detto anche sorbizio. Niente dunque per bombum. Indovinino altri più svegli che cosa significhi tutto questo).
Non pretendo certo di collocarmi tra i candidati più svegli, però mi meraviglio che un filologo del calibro del Grevio (1632-1703), pur nei limiti della filologia del suo tempo, non abbia colto il rapporto tra le api, il loro ronzio [in greco è βόμβος (leggi bombos; vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/09/15/quella-bizzarra-terracotta-dal-collo-stretto/)] e il sorbire il succo dell’acino, bollando la glossa come incongruente.
Lo stesso glossario poco dopo:
(BOMBIRE o BOMBILARE, si dice delle api che mangiano il bombo …)
Forse la prima attestazione del “Negroamaro” è da retrodatare al 1877: http://www.darapri.it/vinidipuglia/cap_9_1_f.htm
La ringrazio della segnalazione. Siccome, però, la relazione del Froio nel cui elenco compare il nostro vitigno, è del 1875, il dato che ci interessa va ancora retrodatat0 di due anni.