Il territorio di Sava nella ricerca e nelle ipotesi di Cesare Teofilato:
Allianum cittadella messapica, tempio di frontiera e avamposto della scomparsa cinta megalitica di Sava e delle mura di Manduria
di Gianfranco Mele
Cesare Teofilato (1881-1961), originario di Francavilla Fontana, fu uno storico, bibliotecario, giornalista e politico.
La figura di quest’uomo è particolarmente legata a Sava in quanto vi trascorre gran parte della sua vita, a partire dal 1910, anno in cui riceve in questo paese una cattedra di insegnamento nelle scuole elementari. Il legame con Sava è determinato sia dalla sua carriera di insegnante, che ivi svolge per oltre un ventennio, sia da un suo matrimonio con la savese Ermelinda Caraccio. In ambito storico-archeologico si occupò del territorio pugliese con una vasta produzione di reports, ricerche e saggi molti dei quali incentrati sullo studio di specchie e megalitismo.[1]
Nel 1935, con un articolo apparso sul Gazzettino – eco di Foggia[2], si occupa della storia antica di Agliano, contrada savese, da lui reputata una antica cittadella messapica, sulla scorta di studi sul campo effettuati sin dagli anni ’20.
Il contributo e l’analisi del Teofilato alla storia di Agliano sono importanti e poco noti, poiché prevalgono, nella ricostruzione e nelle citazioni effettuate nei moderni reports storici e archeologici, le osservazioni, le scoperte e le interpretazioni fornite dallo storico savese Gaetano Pichierri, entusiasta studioso di Agliano, il quale intravede in questo sito una facies magnogreca, dedotta da una serie di ritrovamenti e da una sua personale ipotesi circa l’espansione tardiva della Chora tarantina sino a parte del territorio di Sava.[3] Sulla stessa scia del Pichierri si muove un altro storico locale, Annoscia, pur contestandogli alcuni punti, in particolare, in merito all’interpretazione del culto di Agliano come dedicato a Demetra e Kore: in ogni caso, anche l’ Annoscia intravede Agliano come un luogo di culto magnogreco.[4] In questi autori e negli altri contemporanei che si sono occupati di Agliano, anche con semplici citazioni[5], non viene mai citato il lavoro del Teofilato.
Oggi è largamente accettata la tesi del Pichierri su Agliano come luogo di culto dedicato a Demetra e Kore[6], ma l’ identificazione del sito come Santuario di frontiera magnogreco è frutto, come si è detto, di una ipotesi del Pichierri presa per buona dai vari autori senza troppo scandagliare nel merito della “grecità” del luogo e della effettiva estensione dei confini magno-greci.
Di fatto, il complesso dei ritrovamenti presenti in Agliano presenta nella coroplastica sicuramente influssi di tipo tarantino, ma è anche del tutto simile alle tipologie presenti presso Monte Papalucio ad Oria[7], santuario demetriaco di origini messapiche.
Se si prendesse per buona l’analisi del Teofilato i parametri si invertirebbero: Agliano sarebbe stato sì un Santuario di Frontiera, ma messapico, situato all’interno di una vera e propria cittadella-avamposto, a sud della quale si estendevano, secondo lo storico francavillese: a) una cinta megalitica negli immediati paraggi della attuale Sava, della quale si è persa ogni traccia (in quanto“barbaramente distrutta o seppelllita”, asserisce il Teofilato)[8]; b) le mura manduriane.
In questa prospettiva, potremmo aggiungere, Agliano si inserirebbe coerentemente lungo l’asse di una linea strategico-difensiva all’interno della Messapia, che comprende tutto l’insieme dell’ambiente circostante Sava, ovvero le alture del monte Masciulo, già descritte per le sue caratteristiche di sito funzionale all’avvistamento[9], e quelle del monte Magalastro con analoghe funzioni[10].
Ai tempi del Teofilato esistevano ancora in Agliano tracce di costruzioni consistenti in “enormi massi squadrati come quelli delle mura di Manduria”, cosa che non hanno potuto notare i ricercatori successivi (in quanto asportati o divelti sin dall’epoca delle ricerche del Pichierri) .
Altro particolare fornito dal Teofilato: “In un sito, presso la Masseria, l’edificio si presentava a pianta circolare, sostenuto da colonne pure circolari di oltre un metro di diametro”. Questa osservazione coincide con parte delle descrizioni del Coco, il quale pure vi intravede i resti di costruzioni e di un antico tempio[11].
Lo storico francavillese intravede in Agliano un insediamento che doveva costituire notevole importanza e consistenza, poiché, come afferma, “nella Masseria Spagnolo resistettero a lungo le rovine della antica Allianum, consistenti in terme, in acquedotti, in templi, in sepolcri”. La descrizione è particolareggiata e più precisa e ricca di informazioni rtispetto a quella del Pichierri, che si ritroverà 40 anni dopo a scandagliare i resti di un sito ulteriormente violentato, distrutto e saccheggiato, tanto che il ricercatore savese, pur entusiasta delle sue scoperte, è molto cauto nelle affermazioni circa l’estensione, l’importanza e le caratteristiche del sito: lo definisce un santuario di frontiera, ma non intravedendovi costruzioni né rovine, rimanda ai risultati di auspicati lavori di scavo una descrizione circa le dimensioni dell’insediamento e dello stesso santuario.[12]
Il Teofilato ha anche occasione di presenziare a un saggio di scavo, sui risultati del quale fornisce precise descrizioni.
Un altro importante dato che ci fornisce il Teofilato riguarda il tratto del Paretone che passava per Agliano. Di questo, il Pichierri non dubitava l’esistenza ma non potè scorgerne resti in quel tratto specifico (li trovò in contrada Camarda, nei pressi di Pasano), mentre lo storico francavillese può constatare nei pressi della masseria di Agliano l’esistenza dei “massi poligonali uniti senza cemento”.
Il Teofilato ci offre anche una importante descrizione del Paretone come “in rapporto con un sistema di specchie ignote al De Giorgi fa cui si elevava la specchia interna savese denominata specchia Mariana”. Dell’esistenza di questa specchia e del suo rapporto con il Paretone abbiamo effettivamente notizia da vari documenti, a partire dal cosiddetto inventario orsiniano redatto tra il 1420 e il 1435. Allo stato attuale sfugge la localizzazione della suddetta specchia[13], poiché evidentemente il toponimo ha subito, nel tempo, dei cambiamenti[14].
Ai tempi del Teofilato deve essere ancora popolare la denominazione “Paretone del Diavolo” come nome popolare del cosiddetto “Limitone dei Greci” in quanto egli stesso la utilizza: questo toponimo dialettale trova riscontro nel racconto fornito al sottoscritto da un anziano contadino savese che, in una intervista del 2015, ha memoria di una curiosa leggenda tramandata da generazioni nell’oralità contadina: “Lu paritoni lu fècira li tiauli ‘ntra ‘na notti” (il paretone fu costruito dai diavoli in una notte).
Oltre alla descrizione particolareggiata della Agliano messapica, il Teofilato offre indizi circa la presenza bizantina in loco, peraltro ripresa nel 1975 dal Lomartire con ulteriori osservazioni.[15] L’autore riferisce anche del periodo romano[16], deducendo che anche in quell’epoca Agliano doveva rivestire notevole importanza a giudicare da tracce che testimoniano la presenza di riti nuziali, di sacerdoti officianti culti (flamini), di pontefici e di famiglie della nobiltà romana.
Infine, il Teofilato scopre in Agliano un’iscrizione che segnala all’emerito studioso Prof. Francesco Ribezzo, e “ al dottor Ciro Drago del R. Museo di Taranto e all’ispettore onorario di Manduria dottor Michele Greco”. Il Ribezzo parlerà difatti di questa iscrizione nel Nuovo Corpus Inscriptionum Messapicorum, citando il Teofilato, ma senza aggiungere note di rilievo e interpretazioni in quanto non aveva visionato di persona l’opera[17].
APPENDICE
da Il Gazzettino – Eco di Foggia e della Provincia – Anno (24) 7- n. 38 , sabato, 21 settembre 1935 Anno XIII, pag. 2
Segnalazioni Archeologiche Pugliesi
ALLIANUM
Questa breve nota aspirerebbe ad aprire la via alla migliore e più larga conoscenza di una zona archeologica troppo trascurata.
I prossimi fascicoli della Rivista Indo-Greco Italica diretta dal prof. Francesco Ribezzo della R. Università di Palermo recheranno la puntata del Corpus Inscriptionum Messapicorum per tutto il Capo di Leuca e la relazione dell’iscrizione subpicena della statua del «Guerriero» presabelico scoperto a Capestrane (Pòpoli).
Le premure del Ribezzo, e le mie, non hanno potuto ottenere ancora il calco o la fotografia del frammento d’iscrizione messapica savese rinvenuta da me nel 1921, poi fatta osservare a mio cugino dottor Ettore Caraccio del Ministero dell’ Educazione Nazionale e infine segnalata allo stesso prof. Ribezzo, al dottor Ciro Drago del R. Museo di Taranto e all’ispettore onorario di Manduria dottor Michele Greco.
Dopo tre lustri, la segnalazione assume pubblica forma e si rivolge alla R. Sovrintendenza alle Antichità di Puglia. Credo inutile dire che detta iscrizione, a suo tempo, fu pure annunziata, ma solo verbalmente, al comm. Quintino Quagliati, già R. Sovrintendete in Taranto, ora defunto.
Per una più chiara informazione del luogo da cui essa proviene, e della sua importanza archeologica, estraggo qualche notizia dai miei appunti di trovamenti.
Quell’ antico braccio della Via Traiana che partendo da Taranto costeggiava il Sinus Tarantinus prende tuttora, nel tratto che attraversa gli agri di Sava e Manduria, il nome tradizionale di Via Consolare. Quivi, lungo il suo percorso, toccava tre stazioni di vita messapica: Allianum, la cinta megalitica di Sava, barbaramente distrutta o seppellita, e la più celebre muraglia di Mandurium.
La contrada o masseria di Aliano, a circa tre chilomertri da Sava, direzione W, su la Via Consolare, conserva la toponomastica dell’antico oppido e appartiene all’agro savese. Alla distanza indicata si trova, su la sinistra, una vecchia strada, che mena ai fondi interni.
Questa lascia a destra un vecchio caseggiato con arcate cieche, che è la masseria dei Fratelli Spagnolo e che è pure il centro delle rovine di Allianum. Sotto una delle arcate che rasentano la strada, trovasi inserita nel muro una iscrizione messapica che sembra retrograda e che letta da destra a sinistra offre i seguenti approssimativi elementi alfabetici disposti sopra un unico rigo:
- Asta verticale (lettera j ?);
- Lambda? (Angolo acuto con vertice in alto percorso da varie linee orizzontali);
- R latina;
- Asta verticale (lettera j ?);
- Segno simile a epsilon minuscolo retrogrado, cioè rivolto a sinistra, ma che sembra avere un occhio centrale dove le curve si toccano (lettera N ?);
- Segno simile al numerale 1;
- Asta verticale (lettera j ?); Non potetti mai controllare detta iscrizione, che è corrosa dagli agenti atmosferici, in favorevoli condizioni di luce. Non posso quindi garantire l’esattezza del testo.Questo megalite, nel medioevo, segnò col Paretone del Diavolo il confine del Principato di Taranto.Nella Masseria Spagnolo resistettero a lungo le rovine della antica Allianum, consistenti in terme, in acquedotti, in templi, in sepolcri.E’ un errore cronologico ritenere Allianum una villa del periodo romano, sorta nel III secolo av. Cr. con la deduzione delle colonie nell’agro tarantino. In Aliano la colonizzazione romana si sovrappose certamente ad un remoto centro di anteriore vita messapica.Vi notai la esistenza di molte ceneri, dei noti massi isodomi, di ossa umane, di frammenti di vasi grezzi o dipinti, grandissimi o piccolissimi. Il materiale appariva rimescolato da antiche e recenti violazioni e riportai l’impressione di un vasto incendio dovuto a saccheggio saraceno o a demolizioni e a distruzioni cristiane.Probabilmente, nell’epoca bizantina, il luogo ospitò una comunità di monaci greci, come deducesi da croci incise sui massi di carparo, in tutto simili a quelle osservate da me stesso su le pareti delle Cripte.Venivano poi i resti di pavimenti e d’intonachi, o stucchi, dipinti in rosso, gli usuali vasetti di periodo più tardo e alcuni assi sconservati dalla penultima riduzione al peso (A. 217 – 89 av. Cr.). Penso, per averne trovato alcuni esemplari, che quivi circolò un asse sestantario, o contorniato, commemorativo di Roma, senza segno del valore, con la solita testa di Giano Bifronte sul D), la prora sul R), e, su la prora, la Lupa che allatta i Gemelli. Sotto, ROMA.Per questo dovrebbe ammettersi in Aliano l’uso del matrimonio sacro tra famiglie nobili, e la presenza di Pontefici, di Flamini e di Patrizi. 8. la pagina del Gazzettino – Eco di Foggia con l’articolo del Teofilato
- 7. una vecchia foto della masseria di Agliano tratta dal testo di Giovang. Carducci “i confini del territorio di Taranto…”
- Cesare Teofilato
- Notevole il rinvenimento di impronte fittili per focacce sacre e di coppe a pareti spesse con canaletti di scolo, adatte alla preparazione del panis farreus, che occorreva al rito nuziale della confarreatio.
- Il materiale documentario più antico che vi potetti raccogliere è costituito da amuleti cuoriformi di pietra con foro, da piramidette di terracotta di varie fogge e dimensioni, dalle piccole alle grandi; da collane fittili (fuseruoli) e da frammenti ceramici a figure rosse del IV secolo av. Cristo.
- Mia cognata signora Bice Caraccio-Spagnolo mi favorì una piccolissima lucerna a vernice nera e un medaglione funerario di terracotta, provenienti dalle solite tombe rettangolari a cassettone.
- Nell’ aprile 1922, per cortesia di mio cognato sig. Giovacchino Spagnolo, podestà di Sava e comproprietario della masseria omonima, presenziai ad un saggio di scavo, che raggiunse la profondità di circa due metri dal piano di campagna.
- Le costruzioni di cui resta qualche traccia sono enormi massi squadrati, come quelli delle mura di Manduria. In un sito, presso la Masseria, l’edificio si presentava a pianta circolare, sostenuto da colonne pure circolari di oltre un metro di diametro.
- Le specchie e il Paretone, come altrove, si riconnettono al costume dei primitivi limiti di territori, indicati nei documenti locali con l’appellativo improprio di Limitone dei Greci e ritenuti ingenuamente, dai vecchi scrittori, come opera di epoca longobarda.
- Da Aliano si diparte un interessante tratto del Paretone del Diavolo a massi poligonali uniti senza cemento, che si congiungeva con l’ oppido di Pasano, scendendo a sud, e poi risaliva a N.E., fin verso l’inizio della via per Torricella, presso Sava. Il Paretone era in rapporto con un sistema di specchie ignote al De Giorgi, fra cui si elevava la specchia interna savese denominata Mariana.
- Lettura probabile di tutta l’iscrizione: IRINI (?).
Note
[1]N.M. Ditonno Jurlaro, Cesare Teofilato (1881 – 1961), note biografiche e bibliografiche, Studi Salentini 1986-87, pp. 165-182
[2]C. Teofilato, Segnalazioni archeologiche pugliesi – ALLIANUM Il Gazzettino – Eco di Foggia e della Provincia – Anno (24) 7- n. 38 , sabato, 21 settembre 1935 Anno XIII
[3]G. Pichierri, Agliano nella storia della Magna Grecia, in: Sava nella storia a cura di G. Lomartire, Cressati, Taranto, 1975, pp. 98-11
[4]M. Annoscia, Indizi del culto di Dioniso e dei Dioscuri in un insediamento di sud-est della chora tarantina, in Sava – schede di bibliogrtafia ed immagini per una storia del territorio e della comunità, Del Grifo Ed., Lecce, 1993, pp. 97-112. L’ Annoscia presenta in questo testo foto di frammenti raffiguranti testine di cavallo e criniere, e da qui ipotizza l’esistenza di un culto dei Dioscuri. Inoltre, rinviene una testina in terracotta che identifica in una raffigurazione di Dioniso, ma molto più probabilmente si tratta della rappresentazione di Hades o di un defunto.
[5]Cfr.: M. Osanna, Chorai coloniali da Taranto a Locri: documentazione archeologica e ricostruzione storica – Istituto poligrafico e zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1992, pag. 33
(Agliano: pag. 33)
[6]Ibidem
[7]v. G. Mastronuzzi, Il luogo di culto di monte Papalucio ad Oria, Edipuglia, 2013
[8]Riferimenti ad una antica cinta muraria e ad un insediamento di origini messapiche precedente la Sava del XIV secolo si trovano nel manoscritto di A. D’Elia Sava e il suo feudo, storia paesana (1889) andato perduto ma ampiamente citato dal Coco nella sua opera “Cenni Storici di Sava” (note a pp. 58-60). Per approfondimenti: G. Mele, Sava-Castelli, la città sotterranea e la necropoli. Documenti, tracce e testimonianze di un antico centro abitato precedente la Sava del XV secolo, in “Terre del Mesochorum”, luglio 2015 https://terredelmesochorum.wordpress.com/2015/07/19/sava-castelli-la-citta-sotterranea-e-la-necropoli-documenti-tracce-e-testimonianze-di-un-antico-centro-abitato-precedente-la-sava-del-xv-secolo/ ; v. anche G. Mele, “Sava e il suo feudo” : il contributo di Achille D’Elia alla storia antica locale in “Academia.edu”, https://www.academia.edu/11884984/_Sava_e_il_suo_feudo_il_contributo_di_Achille_DElia_alla_storia_antica_locale_con_a_margine_cenni_sulla_produzione_letteraria_dellautore_
[9]C. Desantis, Sava – Monte Maciulo – torre classica e strutture medievali, in: G. Uggeri, Notiziario Topografico Pugliese I, Quaderni del Museo Archeologico Provinciale F. Ribezzo di Brindisi, 1978, pp. 148-151
[10]M. Annoscia, Sava, Monte Magalastro – resti preistorici e fortificazione classica in: G. Uggeri, Notiziario Topografico Pugliese I, Quaderni del Museo Archeologico Provinciale F. Ribezzo di Brindisi, 1978, pp. 151-152
[11]P.Coco, Cenni Storici di Sava, Lecce, Stab. Tip. Giurdignano, 1915, nota (1) a pag. 16. Questa la derscrizione del Coco: “Ad Agliano, poi, nel luogo ove sorgeva l’antico paese, oggi di proprietà del sig. Giovacchino Spagnolo, si osservano tuttora molti rottami di argilla, di vasi, di tegole, piccoli idoletti, amuleti, giocattoli per fanciulli, lucerne di creta di varie forme, monete, e altre cosette. Fino a poco tempo fa si osservavano anche avanzi di un antico edificio a ferro di cavallo dai grossi macigni, che divisi e suddivisi in 18 parti sono stati adibiti per nuove fabbriche. Pare, per ciò che riferisce l’attuale proprietario, che dovesse essere un antico tempio pagano. Altri avanzi di antichi edifici vi erano ai principi del secolo XVIII e furono abbattuti dal Feudatario Signor Giuseppe De Sinno, che, nella speranza di trovar tesori, intraprese degli scavi, che certo gli fruttarono qualche cosa.”
[12]G. Pichierri, op. cit., “note aggiuntive” pp. 109-11: l’autore si preoccupa (per difendersi dalle critiche degli scettici e dei suoi detrattori) di giustificare la mancanza, già ai suoi tempi, di tracce visibili di edifici, con la spiegazione che la presenza di un culto può anche essere resa possibile dall’ esistenza di una piccola ara. Tuttavia la consistenza del sito e la presenza di edifici adibiti a luoghi di culto sono rilevate già nel citato lavoro del Coco. Il Teofilato ne riprenderà la descrizione osservando altri particolari, e nel 2008 due saggi di scavo intrapresi dalla Coop. “Museion” riporteranno alla luce alcuni resti di edificazioni: frammenti decorativi e massi squadrati di grandi dimensioni (cfr. F. Carrino, Una campagna di scavi per scoprire le bellezze della nostra storia, in: Sportello Aperto – periodico di economia, cultura e sociale, BCC San Marzano di San Giuseppe, Luglio 2009, anno IV, n. 2).
[13]Cfr. Giovang. Carducci, I confini del territorio di Taranto tra basso medioevo ed età moderna, Società di Storia patria per la Puglia sez. di Taranto, Mandese Editore, pag. 66
[14]Coerentemente con la linea confinaria indicata nei vari documenti rintracciati dal Carducci, si potrebbe ipotizzare che la Specchia Mariana, altrimenti detta Muryanam, Muriana e Majorana, coincide con la zona in agro di Sava denominata “San Giovanni”, situata in prossimità delle contrade Agliano, La Zingara, Le Monache, Tima. Queste ultime sembrano avere una relazione sia con la antica Agliano che con il “Paretone”, mentre la località “San Giovanni” iniste in un punto strategico (su una altura dalla quale si domina una vasta parte del territorio circostante), ed è caratterizzata dall’emergere di numerosi frammenti di varie epoche a partire da quella neolitica, e dai resti di cumuli di pietrame proprio intorno all’area di maggior intensità di presenza dei suddetti frammenti.
[15]G. Lomartire, Sava nella storia, Cressati, Taranto, 1975, pag. 18: l’autore riferisce e mostra le foto di una scultura ritrovata in Agliano, una Madonna con Bambino a suo avviso di epoca bizantina. Dettagli su questo argomento e più in generale sulla presenza bizantina nel territorio savese sono rintracciabili nel seguente articolo: G. Mele, Presenze bizantine nel territorio savese: il mistero dell’antica chiesa di San Nicola, i resti della chiesa di S. Elia, e altre note in: Terre del Mesochorum, agosto 2016 https://terredelmesochorum.wordpress.com/2016/08/13/presenze-bizantine-nel-territorio-savese-il-mistero-dellantica-chiesa-di-san-nicola-i-resti-della-chiesa-di-s-elia-e-altre-note/comment-page-1/
[16]Del periodo della colonizzazione romana, nonché dello stesso toponimo di derivazione romana, parla diffusamente P. Coco nella citata opera “Cenni storici di Sava”, pp. 9-16.
[17] F. Ribezzo, Nuove Ricerche per il Corpus Inscriptionum Messapicarum, Roma, 1944, pag. 105
Le foto di questo articolo sono tratte dai seguenti testi:
- Pichierri, Agliano nella storia della Magna Grecia, in “Sava nella storia” a cura di G. Lomartire, Tip. Cressati, Taranto, 1975;
- Carrino, Una campagna di scavi per scoprire le bellezze della nostra storia, in: Sportello Aperto – periodico di economia, cultura e sociale, BCC San Marzano di San Giuseppe, Luglio 2009, anno IV, n. 2;
- Carducci, I confini del territorio di Taranto tra basso medioevo ed età moderna, Società di Storia patria per la Puglia sez. di Taranto, Mandese Editore, 1993
Il ritratto del Teofilato e la pagina del Gazzettino-Eco di Foggia sono tratti rispettivamente da www.brindisireport.it e www.internetculturale.it
Dalle mappe di Google della masseria Agliano, si nota come le arcate cieche di cui si parla nell’articolo ci sono ancora oggi anche se debitamente stuccate e imbiancate…, pertanto dell’epigrafe messapica ([…]IRINI[HI]?) che era contenuta all’interno di una delle tre arcate non vè più traccia….
Io credo che la lastra a cui si riferiva Teofilato fosse questa copio e incollo link di sotto), anche se non c’è scritto IRINI o IRINHI (ma probabilmente il Teofilato leggeva o ricordava solo l’ultima parte a destra che ha una vaga somiglianza con le lettere da lui citate). Difatti è inserita nel muro come fa notare Teofilato, rasenta la strada, ma non si trova nel muro di tufo della masseria, bensì incastonata nel muretto a secco, a poca distanza dalle arcate. https://www.manduriaoggi.it/?news=28045