di Mario Cazzato*
Nell’analizzare storicamente la vicenda dello stemma di Ugento, dall’origine ai nostri giorni, Luciano Antonazzo, credo per la prima volta nell’ambito di questo tipo di studi che riguardano, in fondo, l’identità civica di una comunità, affronta l’irrisolto problema dell’origine storica, e non favolosa, degli stemmi civici. Prima di procedere oltre facciamo nostra l’osservazione, fondatissima, dello stesso Antonazzo, per il quale l’adozione di uno stemma per Ugento risale al periodo rinascimentale, anche se é solo dal primo decennio del ‘700 che possiamo verificarne le prime attestazioni.
Ulteriore merito di questo studio è l’aver individuato in un letterato rinascimentale del luogo, il poeta Antonino Lenio, il possibile autore dello stemma civico ugentino che, come documenta Antonazzo, era costituito da una figura (corpo) esprimente due basilischi affrontati e da un motto (anima), che recitava “Hoc signum dedit Hermes”.
L’humus culturale di siffatta costruzione che prende il nome di Impresa si inserisce pienamente nella riscoperta rinascimentale, come sottolinea l’Autore, dell’antico Egitto, che dal punto di vista simbolico ebbe vasta diffusione grazie agli agli “Hieroglyphica” di Valeriano che nella prima metà del ‘500 inaugurarono una vera e propria moda, costituendo un vero e proprio mito.
Che l’eco di queste raffinate ricostruzioni umanistiche abbia avuto un riflesso anche nell’estremo Salento è un fatto estremamente significativo. Ma non ci deve meravigliare tutto questo perché una delle opere più importanti, e tra le prime pubblicate, è “Il Rota overo dell’Imprese”, composta a Lecce dal leccese Scipione Ammirato e pubblicata a Napoli nel 1562.
Quella dello stemma ugentino non è una storia lineare perché l’antico stemma di Ugento non è rimasto immutato nel corso del tempo. Come potrete leggere, fu integrato nel XIX secolo con un fonte tra i due basilischi, così come rappresentato in uno stemma in pietra, facente parte della collezione Colosso, e ritenuto l’autentico stemma della città. Quest’arma venne a sua volta sostituita ai primi del ‘900 con quella raffigurante Ercole come era raffigurato sulle monete della zecca ugentina e lo stesso mitologico eroe è infine stato schematicamente raffigurato nell’attuale stemma cittadino.
Il lettore potrà seguire questo iter attreverso i secoli con le dotte osservazioni dell’Autore che, facendo finalmente chiarezza sul tema, travalicano il mero interesse localistico. Per questo dobbiamo esser grati ancora una volta a Luciano Antonazzo che da oltre un decennio ricostruisce alcuni tra gli aspetti più interessanti della civiltà ugentina.
* Segretario della Società Storica di Terra d’Otranto
Un plauso speciale a Luciano Antonazzo dovrebbero rivolgere non soltanto i cittadini di Ugento, ma anche tutti gli amanti della cultura salentina. Molte Civiche Università prima e Amministrazioni poi hanno per i più disparati motivi modificato, se non proprio cambiato, come nel caso di Ugento, i propri emblemi comunali, e tanti non lo sanno. Per questo motivo lascia perplessi notare come i nostri concittadini spesso e volentieri guardano allo stemma comunale con distacco e non più con il dovuto “affetto di propria rappresentanza”.
Musio Salvatore – Tricase