di Armando Polito
Ho pensato a lungo prima di scrivere queste poche righe e, soprattutto, di dare loro un titolo. in cui memoria non riguarda solo il patrimonio culturale perduto. Poi, ripensando a quante volte ho contestato al buon Cicerone la massima historia magistra vitae (la storia è maestra di vita), tutto è diventato, anche se dolorosamente, più facile.
La guerra sembra essere una maledizione da sempre (credo ben prima dei tempi di Caino) alitante sul genere umano e, non vorrei sembrare blasfemo, siamo arrivati, noi umani, al punto di sviluppare a modo nostro, con la nostra miserabile intelligenza, la condanna della genesi a guadagnarci il pane col sudore della fronte. Infatti, accanto ai vecchi ed ai nuovi schiavi, c’è stata da millenni, e continua a proliferare e, purtroppo, a prolificare, una massa diparassiti, più immondi degli originali bestiali, che col sudore degli altri ruba il pane e tutto il resto …
Sarebbe ormai tempo che Dio, per chi ci crede, essendo per definizione somma bontà, non facesse nascere chi non è destinato a scontare, e su questa terra, la sua condanna, anche se, probabilmente, la mia stessa vita, per qualcuno, è prova della sua contraddizione (mi sento un privilegiato, prima per essere nato e poi per essere andato in pensione a 56 anni …).
Ma lo stesso Dio che, si dice, ci ha dotato di intelligenza (tuttavia, faccio presente che le cosiddette bestie lottano solo per la sopravvivenza, il cosiddetto istinto di conservazione, non per quello di rapina e di accumulo), non farebbe meglio, ogni tanto, a farla funzionare meglio?
Ritornando al titolo, come non pensare agli avvoltoi che anche di fronte alle tragedie non esitano a spiccare il loro osceno volo? Non mi riferisco tanto agli sciacalli di piccolo cabotaggio (non per questo rispettabili …)1, che, magari, entrano in azione prima dei, pur tempestivi nei limiti dell’umano ed eroici soccorritori, bensì a quelle vere e proprie associazioni a delinquere (il singolo non può farcela da solo e, nel caso in cui fosse beccato, non potrebbe certo ricorrere al collaudato gioco del palleggio delle responsabilità …) che su queste tragedie hanno, anche in tempi recenti, agito, per lo più impunemente, a spese del buon cuore prima e del portafoglio poi del contribuente.
Non serve attribuire ogni colpa alla politica, perché lo stato, in termini poveri il governo di turno, siamo noi. Se, invece di ricorrere alle conoscenze, alle raccomandazioni, alle protezioni, al clientelismo e al favoritismo ognuno di noi si munisse, prima dell’incontro fatale, di un semplice registratore, forse la magistratura avrebbe un bel po’ di lavoro in più che ascoltare intercettazioni per le quali gli avvocati potrebbero trovare e trovano, grazie a leggi che, già nel testo appaiono come un’invereconda miscela di furbizia e di ignoranza, le giustificazioni più esilaranti e, forse, qualcosa cambierebbe.
Ho ribadito spesso, anche in questo blog, che minister in latino significa servitore e non a caso deriva da minus=meno+il suffisso -ter che indica la contrapposizione fra due, per cui il minister di fronte al magister (da magis=più+-ter) è poco più che nessuno (tanto più che il popolo è sovrano, concetto che implica, almeno in termini di potere, superiorità rispetto a maestro) e nulla cambia, se non in termini di responsabilità, per il presidente del Consiglio dei ministri, anche per quello mai tale per volere del popolo …
Programmi disattesi, parole roboanti, promesse non mantenute sono i puntelli, volta per volta, di un potere che mira solo al consenso, cioè a perpetuarsi, fottendosene del bene comune.
Così, le parole previsione e prevenzione sono state da tempo ormai immemorabile espunte da quel miserabile vocabolario che solo i politici conoscono, in cui la parola chiave è compromesso, ma solo a favore immediato, a breve o a lungo termine di una parte, mentre l’altra è all’oscuro di tutto (w la democrazia!), cosa che solo un demente potrebbe immaginare per un contratto tra privati …
Passi per la previsione che nella semplice stesura di una legge dovrebbe essere fondamentale per evitare successive contestazioni di inadeguatezza, ma io trovo semplicemente vergognoso che, in occasione del recente tragico evento, si stia ancora a discettare, da più pulpiti più o meno autorizzati, del concetto banale di prevenzione, quando, per restare in tema, basti pensare, nel campo della sanità, alle liste d’attesa per una semplice mammografia, naturalmente in struttura pubblica …), nonostante le ritenute Irpef, le addizionali regionali, provinciali e comunali (fra poco mi aspetto quelle di quartiere) e, non ultimo, il ticket sulle prestazioni.
Eppure, per quanto riguarda i terremoti, basterebbe tener conto di quanto dicono gli esperti (non i consulenti …) ed evitare processi inutili che, in occasione del terremoto dell’Aquila, hanno coinvolto pure gli scienziati, rei di non aver dato l’allarme (ma, se l’avessero dato a vuoto …, sarebbero stati incriminati per falso allarme …).
I terremoti, hanno ribadito gli esperti, non sono predicibili (nemmeno le Sibille potevano tanto), ma prevedibili, nel senso che, ad intervalli nemmeno regolari (comunque, non predicibili al decennio e nemmeno al secolo) certe zone sono particolarmente esposte a questo evento naturale.
Dalle pagine di questo blog ho più volte fatto riferimento a pubblicazioni antiche e Dio solo sa quanto in questa circostanza ne avrei fatto volentieri a meno. Anche i sismologi devono fare i conti con la storia e anche per i loro studi sono di primaria importanza la fonti. Per questo non ignorano certamente la relazione di Carlo Tiberij Romano risalente a più di 300 anni fa, della quale riproduco l’eloquente frontespizio.
La relazione è integralmente leggibile in https://books.google.it/books?id=RYNmAAAAcAAJ&pg=PP6&dq=del+terribile+e+spaventoso+terremoto&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi547ve1dzOAhUF1xQKHTpJA8IQ6AEILzAD#v=onepage&q=del%20terribile%20e%20spaventoso%20terremoto&f=false.
Non possono non colpire, al di là del distretto interessato, le parole per memoria d’un Caso così miserando, e lagrimevole, tanto più che la tecnologia oggi offre strumenti, anche preventivi, ben più avanzati.
Almeno per quanto riguarda i nostri rapporti con gli eventi naturali (per quelli umani il mio scetticismo è totale …) facciamo sì, dipende anche e soprattutto da noi cittadini, che la massima ciceroniana non sia totalmente priva di significato concreto.
E non mi meraviglierei se qualche politico più imbecille della media, riprendendo l’antico concetto ribadito nella relazione citata, affermasse che quelle sventurate popolazioni se la sono cercata con i loro peccati …
_________
1 Un caso, da accettare con beneficio di inventario, di sciacallaggio travestito da devozione? Leggo in Angelo Maria De Rossi, Vita del venerabile servo di Dio Padre Giuseppe da Leonessa predicatore cappuccino, Scionico, Genova, 1695, p. 393-396: Correa l’anno del Signore 1639, el ventisettesimo della morte del P. Giuseppe, quando nel mese di Settembre fu l’Amatrice, e suo Contado travagliata da scosì frequenti, et orribili terremoti, che ognuno di quei popoli abbandonata la propria casa, per non restare in un punto medesimo morto, e sepellito sotto le sue rovine (giacchè molti edifici non resistendo alle scosse troppo violenti, diroccavano) si era ridotto ad abitare in campagna scoperta, ò al coperto semplicissimo de’ padiglioni, e rami d’alberi: e li frati Cappuccino della sopradetta Terra dimoravano ancor essi pel medesimo timore notte, e giorno nel giardino del Convento; tutt’insieme applicati al solo pensiero di salvare la vita. Tutto questo arrivato all’orecchio di quelli di Leonessa, non trascurarono l’occasione di tentare l’effetto di quelle mire, c’havevano già per tanti anni nodrite; cioè di tirarsi nella loro patria il corpo del suo caro Concittadino P. Giuseppe: al qual fine adunarono in un segreto congresso alcuni de’ più principali del luogo, la discorsero insieme così … Tutta l’Amatrice co’ suoi contorni trabalzata da’ terremoti, sta in confusione; tutta stordita per la perdita, che va facendo delle case, e de’ mobili; tutta vive raminga nelle foreste; ed i cappuccini si sa, che non entrano più in Chiesa nè meno per celebrarvi una Messa: tutti, e solamente applicati a placare l’ira divina con lagrime, orazioni, e flagelli; ritiratosi ognuno nelle parti più rimote dell’orto. Questo in somma è quel tempo, in cui possiamo ricuperare senza cimenti il Tesoro, che tutto il nostro popolo da più anni sospira. E se cadesse la Chiesa, e il Monastero di quei religisi, a che stato si ridurrebbero quelle Sacre Reliquie? Non sarebbe dal Tribunale Divino imputato a nostra empietà l’haverle noi lasciate stritolare sotto la mole di dirupate pareti; quando a noi più che ad ogni altro, s’apparteneva per ragione della stessa natura il zelarne la sua intera salvezza? Facciamo dunque così: mandiamo all’Amatrice huomini di buon coraggio, fedeli, ed atti all’impresa: vadano di notte, e fuor di strada, acciocchè non traspiri all’Amatrice il loro viaggio; e vadino ben armati, per difendersi in caso d’incontri; ma confidati sopra ogni cosa nella divina assistenza, da cui dovranno sperare felicissimo l’esito del nostro pietoso disegno; rapiscano, se vien loro fatta, e trasportino qui quel sacrato Cadavero, che noi intanto non mancheremo d’accompagnare con le divote orazioni di tutto il popolo l’opera loro ….
Chi ha interesse a sapere come andò a finire può soddisfare la sua curiosità al link già segnalato facendo scorrere il testo fino a p. 396.
complimentarsi è poco – con chi ci fa sentire rappresentati e indignati : ciò ricorda le nostre manchevolezze – avvolti come siamo nell’incuria e superficialità di senso . Al risveglio poi di disastri – adottiamo la cultura del telecomando – pensando di risolvere tutto all’istante ,” Celebri ” – le varie accuse alle incompetenze politiche – amministrative – e burocratiche – mentre – l’accaduto presenta il conto delle macerie dell’umanità nostra . cordialità sempre – peppino