di Nicola Morrone
Tra i luoghi di culto manduriani meno conosciuti vi è la cripta della Madonna di Loreto, collocata sotto il presbiterio della Chiesa Matrice.
La sua storia, antichissima, è di grande fascino. In origine, pare che la cripta costituisse una primitiva chiesa bizantina, verosimilmente realizzata intorno al sec. IX, d.C., al tempo di Gorgolano, luogotenente del condottiero Niceforo Foca[1].
Alla chiesetta “greca” sarebbe stata successivamente affiancata una cappella “latina”, edificata su impulso dei Normanni, che alla fine del sec.XI avevano sostituito i Bizantini nel governo del Mezzogiorno.
La chiesetta normanna fu in seguito abbattuta per realizzare l’attuale Matrice, di dimensioni più ampie e conclusa nel 1532. La nuova chiesa finì per inglobare anche la cripta bizantina, Questa cappella, le cui origini sono dunque antichissime, assunse nel corso del tempo un aspetto molto diverso da quello primitivo, raggiungendo infine l’attuale configurazione[2].
La cripta, cui si accede attraverso due ingressi, posti in corrispondenza della scalinata che conduce al presbiterio, si presenta come un vano rettangolare, lungo m.14 e largo m.10[3]. La cappella è descritta in dettaglio dal Tarentini, il quale afferma che essa , provvista in origine di tre altari e di un soffitto dipinto, alla fine del sec. XIX risultava corredata di un solo altare, qualificato da una statua della Madonna col Bambino[4], che è quella tuttora visibile.
Completavano il corredo della chiesetta una Natività rinascimentale in pietra leccese, anch’essa ancora fruibile, e un dipinto raffigurante la Madonna della Nuvola, purtroppo perduto[5]. Il Tarentini sostiene che nella cripta erano allogate alcune tombe gentilizie (famiglie Micelli, Barci, Goffredo), e due sepolcri della Congregazione della Madonna di Loreto[6]. La presenza dei sepolcri comuni si giustifica con l’intitolazione della cripta, a partire dal sec. XVII, alla Vergine SS. di Loreto, cui fu annessa una Congregazione laicale che mantenne vivo il culto per tre secoli.
Il Tarentini ricostruisce l’origine della Congregazione, oggi non più esistente, con dovizia di particolari. L’iniziativa di introdurre a Casalnuovo il culto della Madonna di Loreto si deve (come confermato dai referti documentari) al sacerdote gesuita Gabriele Mastrilli, il quale, giunto a Casalnuovo come predicatore, suggerì ai fedeli convenuti nella Chiesa Matrice di avviare la devozione lauretana. L’invito fu accolto, e con il sostegno dell’Arciprete Dilorenzo e del Capitolo, la Confraternita fu canonicamente eretta, con sede temporanea appunto nella cripta[7].
I confratelli, riunitisi sotto la regola dettata da Padre Mastrilli, cercarono in seguito di provvedere alla costruzione di una propria cappella. L’operazione non riuscì, per cui si stabilì che la cappella pertinente al sodalizio fosse costituita proprio dalla cripta.[8]
Dopo l’assegnazione definitiva della sede, i confratelli si preoccuparono di abbellire il luogo di culto: fecero decorare la volta con stucchi, e la corredarono anche di tre dipinti di soggetto mariano. Nel 1720 essi si provvidero di una statua della Madonna di Loreto, da utilizzare per le processioni, sostituita nel 1879 da un altro simulacro[9], che è quello attualmente visibile[10].
Come già segnalato, il sodalizio confraternale, ancora attivo alla fine del sec. XIX e impegnato nel solennizzare la Vergine SS. di Loreto nella relativa ricorrenza, si sciolse in un’epoca imprecisata.
A testimonianza dell’esistenza di questa istituzione restano i documenti, e le altre evidenze materiali: le opere d’arte e la stessa cripta che, attualmente occupata dai materiali di scavo, si spera sia presto restituita alla piena fruibilità.
[1] Cfr.A.Lopiccoli, Compendio storico della città di Manduria (manoscritto del 1884), p.205 e 269.; Cfr.inoltre P.Brunetti, Manduria tra storia e leggenda (Manduria 2007),pp.171-172.Niceforo Foca fu generale alle dipendenze dell’imperatore bizantino Basilio I (867-886 d.C).Recenti scavi all’interno della cripta della Chiesa Matrice hanno restituito, tra le altre cose ,anche una moneta di Basilio I.Dei materiali di scavo si attende la pubblicazione.
[2] Uno spoglio degli atti delle Visite Pastorali dei vescovi di Oria potrebbe fornire indicazioni relative all’aspetto della cripta nei secc.XVII-XIX.
[3] Cfr.L.Tarentini, Manduria Sacra (n. ed., Manduria 2000), p.98.
[4] Cfr.L.Tarentini, op.cit.,p.98. La statua, datata al sec.XVI, è stata ricondotta dagli studiosi all’ambito del Maestro della Madonna di San Benedetto, seguace di Stefano da Putignano.
[5] Cfr.L.Tarentini, op.cit.,p.98.
[6] Cfr.L.Tarentini, op.cit.,p.99. In seguito ai recenti scavi archeologici , è stato individuato il sepolcro confraternale, con le relative inumazioni ed alcuni oggetti di corredo.Anche di questi materiali si attende la pubblicazione.
[7] Al sodalizio confraternale, in origine composto esclusivamente da contadini (“foretani”), presero parte successivamente anche gli artigiani.
[8] Cfr.L.Tarentini, op.cit.p.99..
[9] Cfr.L.Tarentini, op.cit.,p.100.
[10] Cfr.S.P.Polito, La cartapesta sacra a Manduria.Sec.XVIII-XX (Manduria 2002),pp.48-49.