Aradeo, ieri e oggi

di Alessio Palumbo

 

Colgo con piacere l’invito del prof. Armando Polito, per partecipare “attivamente” alla sua bella iniziativa.

Il mio contributo riguarda un piccolo paese, Aradeo, che non ha (né ha mai avuto) le bellezze artistiche ed architettoniche di città come Lecce o Nardò, ma che, per di più, quel poco che aveva del proprio passato lo ha quasi completamente distrutto una cinquantina di anni fa. In questa furia modernizzatrice sono sparite chiese, palazzi, complessi a corte ed edifici vari.

A parziale consolazione di chi ha meno di sessant’anni, alcuni aradeini si sono presi la briga di recuperare le testimonianze fotografiche del passato cittadino, conservandole nel sito www.arataion.it.

Solo per darvi un’idea del cambiamento subito dal centro storico di Aradeo, vi propongo due foto: la prima è tratta da http://www.arataion.it/nel-paese/le-piazze/124-la-vecchia-piazza-del-municipio e rappresenta l’antica piazza, con alle spalle la chiesa seicentesca. Una chiesa che ha rappresentato per secoli il cuore religioso e laico del paese visto che, fino ad inizio settecento, fu utilizzata anche come “parlamento cittadino” prima che gli aradeini costruissero un classico sedile fuori dalle mura (anche questo scomparso) per sfuggire al controllo dei monaci Olivetani, loro feudatari.

aradeo

Oggi di tutto ciò non resta alcuna traccia: un cuore verde (secondo l’interpretazione data dall’allora amministrazione comunale DC) ha sostituito gli antichi edifici, come si nota dall’immagine successiva tratta da google

aradeo1

Tra la prima e la seconda foto, due anni di distruzioni sconsiderate ed ingiustificate.

aradeo2
da http://www.arataion.it/nel-paese/le-chiese/177-la-demolizione-dell-antica-chiesa-madre

 

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4 Commenti a Aradeo, ieri e oggi

  1. Caro Alessio, mi permetto di darti del tu lasciando da parte, e spero che tu sia d’accordo, i titoli, gli aggettivi ed i pronomi di seconda, per giunta plurale, o di terza persona che oggi si son prostituiti a valletti del leccaculismo e della reciproca millanteria. Il tuo post-denunzia è d’immenso valore (anche se non tutti sono in grado di capirlo) e mi auguro che la tua brillante ed originale risposta al mio appello diventi, come oggi si dice soprattutto per tante idiozie, virale. Debbo precisare, però, che anche a Nardò in un passato non molto lontano l’ignoranza e la frenesia del modernismo hanno propiziato perdite irreparabili e, se la carneficina non fu totale, lo si deve, come hai notato per contrasto, all’abbondanza delle potenziali vittime. Agli occhi di qualche furbo sembreremo certamente dei ritardati legati morbosamente all’antico e che ancora non hanno capito come va il mondo. Beati loro che, sciacquandosi la bocca con lo sviluppo sostenibile, sono disposti a continuare ad accettare l’idea di fare della disoccupazione l’alibi per imporre meglio un’idea ancor più devastante di profitto (naturalmente per i soliti noti …) fottendosene delle persone e dell’ambiente e perseverando in iniziative che nulla hanno a che vedere con la vocazione del territorio.E qualche intellettuale (?) giunge pure a dare la colpa agli archeologi . Ci piacerebbe esibire documenti attestanti l’intelligenza e la lungimiranza, oltre che il rispetto del passato, non l’ignoranza. la miopia, l’asservimento al potere economico e, in non pochi casi, vera e propria demenza. Ma tant’è …
    P. S. Credo che ti possa interessare, ammesso che già non la conosca, questa cartolina del 1936:
    http://www.ebay.it/itm/CARTOLINA-PUGLIA-LECCE-ARADEO-CORSO-VITTORIO-EMANUELE-/130421953316?hash=item1e5dc11324:m:mnc7O0qM9GlkpvgApvdq8Kw

  2. Condivido parola per parola.
    Negli anni scorsi, la frenesia edilizia e una sorta di odio sconsiderato per l’antico (o meglio definito “vecchio”) hanno provocato distruzioni e brutture di ogni sorta. Oggi esiste qualche vincolo in più, ma lo scempio continua: tanti paesi non hanno piani regolatori, ma usano vecchi e più accomodanti piani di fabbricazione (ad Aradeo ad esempio bozze di piano regolatore sono state redatte dagli anni ’80 e, nonostante i costi correlati, giacciono nei cassetti comunali); in tanti non hanno un piano del colore o altri strumenti urbanistici idonei. Ci ritroviamo così con centri storici caratterizzati da case dalle facciate piastrellate o dai colori improponibili, gli infissi di alluminio e le pensiline in materiale plastico!
    Credo che le colpe di tutto ciò siano da addebitare da un lato ad amministrazioni poco lungimiranti, dall’altro (e mi verrebbe da dire in via prevalente) alla gran parte degli “amministrati” che hanno poco a cuore il proprio paese preferendo avere “mani libere” dal punto di vista edilizio.

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