Il pisello secco di Vitigliano, fr. di S. Cesarea Terme (Le), la sua tutela e valorizzazione nel lavoro di giovani agricoltori
di Paolo Rausa
A pochi chilometri dal mare Vitigliano, nell’entroterra di S. Cesarea Terme, come Ortelle, a poca distanza da Castro Marina, il Castrum Minervae di Virgilio, un territorio fertile, già richiamato nel nome, gli orti e le viti, una vocazione agricola che data al tempo dei Messapi e che recentemente ha trovato un paladino, da poco scomparso. Quel Giorgio Cretì, di Ortelle appunto, che ha imbastito storie popolari di pòppiti ed eroi antichi, e ha scandagliato non solo la sua terra d’origine ma tutti i posti dove è vissuto alla ricerca della sua Itaca per scoprire prodotti della terra, che spontaneamente dà – sempre parafrasando Virgilio delle Georgiche – al contadino lontano dalle armi.
Di Vitigliano ne aveva già ampiamente parlato Giorgio nei suoi ricettari, attenti alla terra e alla natura dei luoghi, rilevando un prodotto particolare, il pisello secco, ‘cucìulo’, cuocevole, riconosciuto come tipico grazie alla tenacia degli agricoltori antichi e alla volontà di uno sparuto gruppo di giovani agricoltori e agronomi che hanno preso le redini di questa terra ricca di specie vegetali.
Lo abbiamo ascoltato dalla relazione della direttrice dell’Orto botanico annesso all’Università del Salento di Lecce. Giuseppe Bene e Antonio De Santis sono i due pionieri, gli Ulissidi, non un nome altisonante, ma specifico per individuare la loro missione.
Ieri sera in vico Piave a Vitigliano, uno spiazzo a pochi passi dalla chiesa madre e dietro il palazzo ducale, la parte popolare del paese, hanno simulato un’aia riempita di piante secche del pisello da cui viene separato il frutto, dopo fatiche inenarrabili, come ci ha dimostrato la famiglia Guida. Padre, madre e zia, tutti intenti a separare le ultime impurità. Il Presidente della Provincia Gabellone ha ricordato di aver sostenuto – con lungimiranza bisogna dire – questo progetto. Così come il Parco della Costiera Salentina. Nicola Panico, il presidente, ha riportato l’esempio delle 5 Terre dove i nuovi contadini hanno ripreso testardamente e follemente i terrazzamenti e a ripiantare i vitigni che forniscono il dolce nettare, lo schiacchetrà.
I Canali di Vignacastrisi della Porta d’Oriente, le attività dell’Orto botanico, i musei diffusi sono tutte esperienze del territorio che richiedono la saldatura, di essere messe in rete. Intanto il cantastorie P40 snocciola storie inverosimili accompagnate dai ritmi incalzanti delle fatiche dei campi. I legumi cuociono nelle ‘pignate’, ceci bianchi e neri, fagioli, piselli secchi cucìuli, un poker di bontà e sapori, che possiamo ancora degustare grazie all’impegno di chi crede nella terra e la rispetta come fattrice di benessere.