di Armando Polito
Sottotitolo: che l’Italexit, la nostra uscita dall’UE, se ci sarà, sia maschile nel nome e da maschi nei fatti …
* Tanto per cominciare: uno che difende l’italiano contro l’invadenza di altre lingue non usa chance ma opportunità. Poi: come fai a considerare nulla la mia scheda dopo che quella del Tarsi l’hai considerata valida? Infine: miaohohoh, tradotto dal felino in italiano, suona: I resti del tuo pranzo mangiateli tu!
Chiedo scusa per la parte finale, non per la lunghezza …, del sottotitolo, che a prima vista potrebbe sembrare degna di un retrogado, nostalgico e idiota simpatizzante della discriminazione sessuale. Non è così, ma lo si potrà scoprire solo leggendo.
Procedo, però, per ordine cominciando col comunicare l’esito del referendum indetto da me (in democrazia tutti, a loro modo, possono farlo anche se di cognome non fanno Renzi) una settimana fa su questo blog (https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/07/04/anchio-indetto-un-referendum/).
Purtroppo sono uno che evidentemente non sa parlare alla pancia delle persone, perché, se ne avessi indetto, per esempio, uno sulla frisella … (per capire l’allusione basta leggere nella parte inferiore sinistra della home page I più letti oggi; arriverà l’anno 2050 e la frisella sarà ancora lì), la partecipazione sarebbe stata ben diversa; prendo pure atto che non so parlare nemmeno al cervello, perché non credo che gli unici lettori intelligenti siano i cinque, dico cinque, che hanno aderito all’iniziativa.
Quattro hanno risposto sul blog della fondazione nei loro commenti che qui riporto ma che ognuno può controllare al link sopra segnalato:
Ecco la risposta del quinto lettore, postata non sul blog della fondazione ma sul suo profilo Facebook:
A dire il vero sullo stesso profilo anche il signor Vincenzo Antonio Conte ha voluto dire (sarebbe più corretto non dire) la sua. Lascio, comunque, al lettore farsene un giudizio e per questo, nonché per completezza documentaria, ne riporto la relativa schermata:
Ringrazio il signor Vincenzo Antonio Conte solo per avermi dato l’opportunità di confermare a me stesso l’opinione che mi ero formato del giudizio espresso tempo fa da Umberto Eco sui social network, opinione che chiunque potrà leggere al link https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/06/17/la-rete-i-social-e-il-tempo-perso-dietro-gli-idioti/ e nell’integrazione più recente che troverà alla fine di questo post in nota 1.
Chiedo scusa per aver fatto perdere pure al lettore quel tempo che io stesso su Facebook non avevo voluto perdere , ma è pur sempre necessario togliersi un sassolino dalla scarpa per procedere più agevolmente e poi non volevo essere accusato di aver favorito il signor Tarsi (per quanto riguarda la valutazione più avanti fatta del suo voto) e danneggiato il signor Vincenzo Antonio Conte (agghiacciante … direbbe Crozza).
Sintetizzando numericamente, l’esito è questo:
Votanti: 6
Schede nulle: nessuna (quella del sig. Tarsi è stata equiparata ad una in cui fosse scritto: per me l’una e l’altra forma pari sono); d’altra parte, a voler applicare i criteri del referendum convenzionale, che può essere considerato inizialmente come come un quiz a risposta aperta, ma, una volta concluso, una sorta di quiz a risposta chiusa, la cui “esattezza” (dovrei dire successo) alla fine coinciderà con la risposta vincente, sarei stato costretto a considerare valide solo le schede dei signori Greco e Nigro.
Schede di nullità: 1 (quella del sig. Vincenzo Antonio Conte)
Hanno riportato voti:
LA BREXIT (femminile, senza distinzione tra l’atto della consultazione e le conseguenze del suo risultato): 3 voti (Greco, Nigro e Tarsi)
IL BREXIT (maschile, senza distinzione tra l’atto della consultazione e le conseguenze del suo risultato): 1 (Tarsi)
IL BREXIT (maschile, riferito al referendum): 2 (Notario e Traversa)
LA BREXIT (femminile, riferito agli effetti del referendum): 2 (Notario e Traversa)
Le distinzioni che alcuni votanti hanno operato hanno felicemente sconvolto il principio del si o del no no di ogni referendum e pure la statistica, perchè è come se il totale di cinque votanti desse corpo non a cinque ma ad otto voti, è la controprova di una questione che per la sua soluzione ha visto scomodarsi perfino l’Accademia della Crusca, mentre in tv, sulla carta stampata e nelle normali conversazioni ognuno appioppava alla voce il sesso che al momento (non mi riferisco alla distinzione tra consultazione e conseguenze) gli stava più simpatico. E la rete? Nel momento in cui scrivo (ore 10 dell’11 c. m.), digitando nel motore di ricerca “il Brexit” vengon fuori 334.000 ricorrenze, digitando “la Brexit” ne vengono fuori 880.000. Magari la maggioranza vince, il numero fa la forza, ma non è detto che abbia ragione, così come sono errati gli usi dominanti di affatto come sinonimo di per niente e, fresco fresco di piuttosto che come sinonimo di o, per non parlare di qual’è, per il quale rinvio a https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/07/05/quale-il-problema-e-che-sei-una-capra-direbbe-vittorio-sgarbi/. Talora anche in persone insospettabili anche per la professione che svolgono e per il prestigio di cui godono si manifestano incredibili crolli. Un solo esempio eclatante, la cui paternità non appartiene al senatore Razzi (se nel frattempo avesse conseguito cinque lauree non mi meraviglierei …), ma ad Ignazio Marino, l’illustre chirurgo ex sindaco di Roma al quale il PD probabilmente ha procurato danni pure a livello lessicale se in un’intervista televisiva si sente chiaramente una caria (vedi la nota n. 1 in https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/04/10/gossip-si-ma-solo-per-pretesto/).
Ma torniamo alla Crusca e alla soluzione proposta dalla prof.ssa Anna M. Thomton, le cui argomentazioni ognuno può leggere in http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/genere-brexit.
Io mi limito ad estrapolare (chi, facendo concorrenza ai politici, ha il sospetto che l’estrapolazione sia fatta a bella posta per portare furbescamente e scorrettamente acqua al mio mulino, può leggersi il tutto al link appena segnalato) di seguito qui per brevità, e solo per quello, il periodo conclusivo:
In conclusione, dovendo formulare una raccomandazione, mi sembra preferibile accordare Brexit al femminile, dato che la componente exit è etimologicamente un sostantivo corrispondente all’italiano ‘uscita’ (nonostante il fatto che sia analizzato come verbo da alcuni parlanti italiani, come Enrico Franceschini). Inoltre, mi sembra più normale usare la voce preceduta da articolo, come avviene per la maggior parte degli altri nomi di eventi (reali o ipotetici): ad esempio, la perestrojka, il global warming (altri due prestiti che indicano scenari complessi).
Facendo notare che termini come raccomandazione e locuzioni come mi sembra preferibile possono essere interpretati come nobile dichiarazione di umiltà ma anche, meno nobilmente, come soluzione “politica” che non scontenta nessuno e che lascia ampia libertà all’arbitrio (generalmente non motivato) di ognuno, non posso fare a meno di contestare la validità scientifica della parte che ho evidenziato in rosso (non per nostalgica smania correttiva …, ma per non dover riscrivere le parole, anche, se ora mi accorgo di aver, paradossalmente, sprecato più spazio …).
Altro che “uscita“!: la voce italiana etimologicamente più vicina ad exit è esito, dal latino exitum, participio passato di exire, di cui exit è la terza persona singolare del presente indicativo. Uscita è participio passato sostantivato da uscire, che è, per incrocio con uscio, da un precedente escire (che oggi è solo forma toscana) dal citato latino exìre. Ricordo, oltretutto, che exit è voce tecnico-specialistica del teatro, cioè il nome della didascalia per indicare l’uscita di scena di un personaggio e che è di genere maschile, come tante altre terze persone singolari del presente indicativo di un verbo usate come se fossero sostantivi (deficit, fiat, incipit, explicit, habitat, imprimatur, licet, magnificat, placet, prosit, tacet). Dopo che tante parole latine sono passate nell’inglese, vogliamo, al loro ritorno, recuperare almeno il loro genere nativo?
Non sono un Accademico della Crusca che dovrebbe, se non difendere, almeno conoscere ciò che ci apparteneva e che sarebbe il caso di rivendicare a baluardo dall’invadente e a tratti ridicola anglofilia imperante; e io non raccomanderei ma prescriverei (manco fosse medicina …) “il Brexit” e non “la Brexit” e auspicherei (sento puzza di politica …) che, se toccherà pure a noi dire addio a questa Europa, tanto il refendum quanto il suo effetto si chiamino l’Italexit (naturalmente l’ iniziale è da lo e non da la… E, come Brexit è abbreviazione di Br(itish) exit (esito inglese), così Italexit sarà abbreviazione di Ital(o) exit (esito italo).
È questo il comportarsi da maschi cui mi riferivo nel titolo; e la locuzione, col trascorrere del tempo e l’evoluzione del costume, non ha nulla del maschilismo cui attingeva quando femminuccia era offensivo per l’uomo e, solo successivamente, maschiaccio per la donna; tanto meno può essere maschilista oggi in tempi in cui una donna, magari anche molto giovane e femmina al 99% (nessuno della nostra specie può dirsi maschio o femmina al 100%), non ha alcuna esitazione a dire, se è necessario, di essersi rotto le palle …
Il post da cui tutto è partito si concludeva con l’ipotetica domanda del lettore: – Ma che ci azzecca il brexit o la brexit con la cultura salentina? -.
Ci azzecca, perché mi consente di fare qualche riflessione per quanto riguarda il genere strano, rispetto all’italiano, di tre parole del nostro dialetto (tante ne conosxo, sarò grato a chi vorrà aggiungerne altre):
la diabete per lu diabete (il diabete)
la salame per lu salame (il salame)
la sapore per lu sapore (il sapore)
Le giustificazioni che seguono sono le uniche che sono in grado di addurre (anche qui qualsiasi altra osservazione, naturalmente pertinente …, sarà ben accetta)
La diabete è locuzione che compare nei testi di medicina del passato. Ecco una rapida carrellata nei secoli:
(La prattica dell’infermiero di F. Francesco dal Bosco, Merlo, Verona, 1664, p. 218)
(Li bagni di Caldiero esaminati dal dottor Buonafede Vitali protomedico in Verona e patrizio busetano, Occhi, Venezia, 1746, p. 67)
(Lezioni sopra le malattie delle vie urinarie del Sig. Desault chirurgo primario dell’Hótel.Dieu di Parigi, Storti, Venezia, 1802, p. 8)
Opuscolo sul diabete del dottore Giuseppe Corneliani , Stamperia Fusi & C., Pavia, 1840, p. 5)
L’unica spiegazione plausibile è che sia prevalso il genere dell’articolo di un’apposizione sottintesa: La (malattia) diabete.
La salame: non sono riuscito a trovare attestazioni “letterarie” e l’unica giustificazione che mi pare plausibile è quella formulata per il caso precedente: la (carne) salame.
La sapore: vale quanto detto per il precedente: nessuna attestazione trovata e probabilmente da la (sensazione) sapore.
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1 In Facebook non solo manca un motore di ricerca ma anche la possibilità che ad ogni post (o serie) corrisponda un link. Per questo sono stato costretto a riprodurre di seguito la relativa schermata, che non ho inserito, come le altre, nel testo perché non direttamente connessa col tema principale.
Senza aggiungere altro “flame” manca anche “La Comune” o lo strano maschile adottato per i frutti dell’albero di fico. Nella questione non vince il giusto ma l’uso, Italiani o “meno” i nostri figli sposeranno figli di altri idiomi e nasceranno altri fonemi… In questa estate tra le canzoni più vendute in europa ci sono moltissimi titoli in spagnolo, che guarda caso è la seconda lingua più parlata a Milano, frutto di una fortissima immigrazione dai paesi del suadmerica. Questi non parlano lo spagnolo della Crusca ma quello rimaneggiato oltre oceano con influenze anglofone (Latino Americane). Per dirla come la direbbero “I CHING” assecondare il cambiamento.
Non è per attizzare, a mia volta, altra fiamma, ma per “la Comune”, della cui segnalazione la ringrazio,, c’è una giustificazione plausibilissima, che affonda le sue radici nella storia e che esclude quell’ignoranza, approssimazione, mancanza di senso critico che oggi è il terreno più fertile per questo nuovo tipo di idiozia non congenita (forse …) ma acquisita, in gran parte frutto, ripeto, d’ignoranza, per la cui diffusione la globalizzazione (altro che Erasmus!) e la rete stanno dando un contributo decisivo, senza contare i ridicoli investimenti per l’istruzione e la ricerca e, forse ancora più grave, una riforma che rappresenta la morte dell’istruzione in particolare e dell’educazione e della cultura in generale. E in questo desolante quadro non mancano nemmeno accademici lassisti che mettono in campo il sacrosanto concetto di uso elevandolo, però, ad alibi per giustificare ogni nefandezza (reale o presunta che sia) recente e pure passata, finendo per attribuire all’uso (cioè all’approssimazione o all’errore, in molti casi solo presunti, dell’utente) pure quello che non è suo figlio e corroborandone di fatto, con complicità e connivenza, la diffusione Eppure, non si tratta di indagini complicate.
Calzano a pennello, per dimostrare il fenomeno nel fenomeno, proprio “la Comune” e “il fico”.
Oggi “la comune”, in italiano, senza scomodare il governo rivoluzionario che s’instaurò a Parigi dal 1789 al 1795 e nel 1871, indica, correttamente, un gruppo di persone che vivono in collettività, specialmente per motivi ideologici. Il nesso “la Comune”, col significato di “municipio”, fu normalmente in uso in italiano fino alla fine del XIX secolo; e non si tratta di errore perché è sottinteso “casa”; dunque, anche la forma dialettale è sostanzialmente corretta. “Il Comune” odierno non è il frutto casuale dell’uso ma il risultato di “il (governo) comune”, che ha finito anche qui per sostantivizzare quello che in origine era un aggettivo. Per quanto riguarda l’italiano “il fico”: l’occasione per me è troppo ghiotta per liquidare la questione in due battute. Sarà necessario un altro post. Se dovesse tardare più di una settimana, me lo rimproveri pure pubblicamente e senza ritegno in un altro commento, sempre in calce a questo post. E chiudo condividendo la sua opinione sul suo “nasceranno altri fonemi” ma integrandola a modo mio con la specificazione: saranno starnuti, rutti e scorregge …
Il cambiamento, poi, va assecondato, secondo me, solo se non rappresenta un imbarbarimento del presente e l’ignoranza totale del passato. Se non è così, almeno per me, significa calarsi le mutande e mettersi a 90° …(e fosse solo in riferimento all’uso della lingua!),, sia pur rallegrati dai ritmi consolatori di motivi ispano-anglo-arabi e dalla sublime espressività dei loro testi…
BRILLANTISSIMO COMMENTO sui risultati del referendum.
I miei più vivi complimenti.
Una maestria degna del Marino Giovan Battista (come di Giovambattista Vico, non dell’ Ignazio Marino – con “una caria”)!!!
BREXIT, BREXIT, BREXIT!!!
Federico La Sala