di Armando Polito
Non potendo esibire nessuna immagine (che scoop sarebbe stato!) relativa alle officine tipografiche del Salento nel XVI secolo, rimedio, prima di entrare in argomento, con l’immagine che segue, veramente eccezionale, se, come credo, è la più antica che contenga la rappresentazione di un’officina tipografica. Essa è tratta da La grant danse macabre, opera uscita a Lione nel 1499 per i tipi di Mathias Huss. Mi auguro che l’eccezionalità dell’immagine basti a compensare il sentimento che alcuni suoi dettagli possono suscitare, in linea, d’altra parte con il titolo del libro (La grande danza macabra), sul cui argomento chi è interessato troverà dettagli in https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/05/23/le-origini-antiche-di-una-poesia-popolare-gallipolina/. Fatti i dovuti scongiuri, procedo.
Qualsiasi innovazione tecnologica ha sempre avuto bisogno di tempo per diffondersi, un tempo, direi, inversamente proporzionale alla sua stessa evoluzione. Effetto, certo, dell’economia di scala e in parte pure del bisogno, subliminalmente indotto dalla pubblicità, di non poter fare a meno se non dell’ultimo modello, spesso dal costo proibitivo per l’utente medio, almeno del penultimo. Quarant’anni fa, per esempio, un tv color di 28” (il massimo che la tecnologia potesse consentire) costava non meno di 800.000 lire , cioè il triplo dello stipendio medio. Oggi con la cifra in euro corrispondente al triplo di uno stipendio, per chi ha la fortuna di averlo …, medio (diciamo 1300 euro netti), di tv (smart e 4k) te ne puoi comprare due da 70”.
Lo stesso dicasi per la stampa, in cui l’avvento dei processi digitali ha favorito la rivoluzione della rivoluzione a suo tempo operata da Gutenberg, con esiti allora inimmaginabili, se si pensa ai moderni programmi di videoscrittura, alle stampanti in 3d e, perché no?, alla crisi del libro stampato.
Se dovessimo operare pure con il libro il calcolo fatto poco fa per i tv, lo scarto sarebbe infinitamente maggiore, nonostante il punto in comune, sostanzialmente identificabile con il costo costo che, unito alla scarsissima alfabetizzazione, rendeva il libro un oggetto riservato ad una ristrettissima élite (la locuzione è quasi il superlativo di un comparativo …).
C’è da meravigliarsi, perciò, se nel Salento furono solo due i tipografi attivi nel XVI secolo? Io lo reputo già un miracolo, vista la classifica, che ho compilato con i dati risultanti da una mia ricerca specifica, in cui i primi posti (ci si poteva attendere altro?) sono occupati dai centri che allora detenevano una specie di monopolio in questo campo, figlio diretto della loro egemonia culturale. Da notare, inoltre, che più di un tipografo ebbe officine in sedi diverse. Ecco la classifica emersa: Venezia (380), Roma (239), Milano (194), Firenze (136), Napoli (131), Torino (79), Padova (50), Siena (36), Palermo (35), Reggio Emilia (21), Pesaro (20), Genova (16), Urbino (13), Foligno (7), Città di Castello (6), Cosenza (6), Como (3), Fossombrone (3), Pisa (2), Bari (1), Copertino (1), Taranto (1).
Se non sorprendono i nomi delle città occupanti i primi cinque posti, se era scontato, dunque, che la Puglia non spiccasse, sorprende, invece, l’entità del contributo regionale (2/3 editori) dato dal Salento. C’è da aggiungere, oltretutto, che l’unico tipografo registrato per Bari non era neppure italiano, ma francese: Gilbert Nehou (attivo anche a Venezia) che pubblicò il volume: Colantonio Carmignano, Operette del Parthenopeo Suavio in varij tempi & per diversi subietti composte, et da Silvan Flammineo insiemi raccolte, et alla amorosa & moral sua calamita intitulate, In le case de Santo Nicola1, 15 ottobre 1535 (Di seguito il frontespizio e il colophon).
È giunto il momento di presentare questi due imprenditori salentini. Comincio da Copertino, in cui esercitò l’attività di tipografo Bernardino Desa, che ivi era nato. Non so dire se ci siano rapporti di parentela con San Giuseppe da Copertino, al secolo Giuseppe Maria Desa (1603-1663). Se non fosse che, quando il santo nasceva, Bernardino aveva cessato la sua attività (o, addirittura era già passato a miglior vita, cosa più che certa quando il futuro santo fioriva e lapalissiana quando, dopo la morte, si cominciarono a scrivere le biografie), pensate che scoop editoriale sarebbe stato per il nostro tipografo pubblicare un libro sul santo dei voli. Probabilmente anche allora, parenti o non parenti, l’omonimia avrebbe quanto meno indotto ad una più cospicua tiratura …
Di seguito l’elenco dei volumi stampati da Bernardino; ho potuto corredare qualche titolo col relativo frontespizio, ma è facilmente intuibile quanto questi volumi siano rari, ragione per la quale bisogna ringraziare la rete che con le sue digitalizzazioni ci permette di farcene un’idea un po’ più rimarchevole di quella offerta dai semplici dati bibliografici.
Successi dell’armata turchesca nella citta d’Otranto nell’anno MCCCCLXXX. Progressi dell’essercito, et armata, condottavi da Alfonso duca di Calabria; scritti in lingua latina da Antonio Galate, in Cupertino : appresso Gio. Bernardino Desa, 1583.
Constitutiones editae in dioecesana synodo Andriensi, quam Lucas Antonius Resta episcopus Andriensis habuit, anno Domini MDLXXXII, Apud Io. Bernardinum Desam, Cupertini, 1584
Alla fine del volume, prima dell’indice, c’è l’attestazione del notaio circa la corrispondenza tra il testo dei documenti trascritti nel volume e gli originali; segue la ratifica della dichiarazione notarile e l’imprimatur del vescovo di Nardò Fabio Fornari (1583-1596).
(Traduzione: Io suddiacono Filippo Pipino notaio per volere dell’autorità apostolica e segretario di questo sinodo diocesano di Andria attesto di aver di aver fatto la presente copia in trentasei carte qual è al presente dal suo proprio originale esistente nell’archivio della curia vescovile di detta città; fatto il confronto si è trovata esatta corrispondenza, fatta salva etc. E in fede ho sottoscritto ed ho apposto, richiesto, il mio solito sigillo che uso in simili circostanze. Luogo del sigillo. Così sta la varità. Il medesimo di sopra,notaio Filippo Pipino di propria mano.
Si stampi insieme con le lettere dell’illustrissimo Signor Cardinale Carafa scritte in latino sulla stessa materia e dirette al Reverendissimo Signor Vescovo di Andria e con le osservazioni aggiunte dalla mano del medesimo illustrissimo Signor Cardinale, di cui si fa menzione nelle dette lettere. Fabio Vescovo di Nardò).
Riprendo l’elenco delle pubblicazioni momentaneamente interrotto.
Pythagorae Scarpii Salentini Philosophia acerrima de anima, eiusque immortalitate, nature capacissima elaboratione cum omnium antiquorum opinione comprehensa, eorumque dilucidatione celeberrima , Cupertini, apud Iohannem Bernardinum Desam, 1584
Minimi, Haec sunt acta et decreta trium capitulorum generalium Ordinis minimorum Avinonensium Barchinonensium & Januensium repurgata per r. p. f. Gasparem Passarellum, Cupertini, apud Johannem Bernardinum Desam, 1585
Statuti provinciali di frati Minori osservanti della provincia di San Nicolò. Fatti su l’anno del Signore MDLXXXV da tutti frati di detta provincia et confirmati dal reverendissimo padre fra’ Fr., In Cupertino, appresso Gio. Bernardino Desa, 1585
Ordinationi per la chiesa, e diocesi di Nardò, appresso Gio. Bernardino Desa, in Cupertino, 1591
Se Bernardino fu un copertinese attivo a Copertino, a Taranto, invece, il tipografo attivo fu Quintiliano Campo, delle cui origini nulla si sa e del quale ci resta solo una pubblicazione:
Girolamo da Dinami, Divina predestinatione ristretta in cinque capitoli dal r.p. fra’ Girolamo Dinami calabrese cappuccino, predicando, e leggendo in Venetia, a Santo Apostolo ne l’anno 1565 e dal medesimo in molti luoghi ampliata, e con migliore deligentia ristampata in Taranto, in Taranto : per Quintiliano Campo, nel primo del mese di marzo 1567.2
P. S. Riporto il prezioso commento del sig. Francesco Guadalupi, apparso il 19 settembre c. a. sul profilo in Facebook della fondazione:
Credo sia opportuno fare un riferimento anche al libro che nel 1627, fu stampato a Brindisi, nel palazzo dell’Episcopio pur se questa fu una tipografia d’occasione, installata soltanto per la stampa dell’opera di Falces e bisognerà aspettare il 1699 perchè Tommaso Mazzei impianti una stabile officina che fu chiamata Stamperia Arcivescovale. Dice N. Vacca su Brindisi Ignorata p. 276: “L’arcivescovo Falces, per stampare una sua opera invitò nel 1627 in Brindisi un colto tipografo romano, Lorenzo Valeri, che da alcuni anni lavorava in Trani. Egli allogò la sua officina nell’episcopio e soggiornò in Brindisi per tutto il tempo che occorse per comporre e stampare la “Practica brevis ac universalis” di cui due esemplari sono posseduti dalla biblioteca Prov. di Lecce e uno dall’Arcivescovile di Brindisi.” Questa è l’immagine del frontespizio con marca e note tipografiche.
Approfitto dell’occasione per rinnovare una comunicazione di servizio: si pregano i gentili lettori di replicare il loro commento anche sul blog della fondazione, al fine di evitare che contributi preziosi come questo vadano perduti. In questo caso il destino ha voluto che casualmente mi imbattessi in questo commento, peraltro non notificatomi, su Facebook, ma non si può sempre sperare nella buona sorte.
____________
1 S. Nicola è il protettore di Bari, per cui In le case de Santo Nicola vale Bari.
2 Due erano state le edizioni precedenti: una era uscita a Venezia per i tipi di Domenico e Luigi Giglio nel 1566, la seconda nello stesso anno a Padova, senza indicazione del nome del tipografo.