La personale di SILVANA BISSOLI
“Quello CHE GLI ULIVI CI DICONO dalle radici ai rami… un cammino d’amore”
La scrittura col fuoco per conoscere i suoi Passi tra gli ulivi pirografati
di Pompea Vergaro
Ancora una volta, come ogni anno, la pirografista Silvana Bissoli giunge nel Salento per tuffarsi tra i campi di antichi ulivi e… nella vita!
Si è inaugurata domenica 12 giugno scorso la personale della pirografista imolese Silvana Bissoli con “Quello CHE GLI ULIVI CI DICONO dalle radici ai rami… un cammino d’amore” nello storico spazio espositivo della Galleria Maccagnani di Lecce che resterà in esposizione fino al 30 giugno. Curatela e direzione del critico d’arte e giornalista Pompea Vergaro.
La pirografista Silvana Bissoli, la viandante messaggera, come ama definirsi, dalla città di Imola è tornata con suoi ulivi nel Salento. Sono circa 30 le opere pirografate che sosteranno nel cuore di Lecce il cui filo conduttore è l’amore.
La personale è dedicata alla poetessa e scrittrice leccese CLAUDIA PETRACCA scomparsa prematuramente nei primi giorni di quest’anno.
La mostra è un cammino a più voci lungo “LE STRADE DEGLI AMORI in cammini di arte musica poesia prosa teatro canto danza”.
Così i giorni della mostra assistiamo ai Concerti degli Studenti del Conservatorio Tito Schipa di Lecce e incontriamo scrittori, poeti, musicisti, cantanti, attrici e attori, ballerini.
Lo spettatore, entrando negli spazio della Maccagnani, potrà percorrere i Passi di Silvana Bissoli che ancora una volta l’hanno condotta lungo i viottoli e le campagne del Salento dove ha incontrato, colto i respiri e fotografato non solo accoglienti e frondosi, ma anche sofferenti ulivi, in questa antica ed esigente terra e che successivamente, abilmente, ha pirografato.
L’ulivo, dunque, è eletto protagonista dei suoi lavori. Ella dedica il suo pensiero e conduce il pirografo verso la terra degli ulivi, li umanizza per parlare ai nostri CUORI e alle nostre MENTI. Tratta questo autentico monumento della natura con la tecnica particolarissima della pirografia. Ella incide il legno con sottili segni di fuoco. È la scrittura col fuoco, un’arte antica, una tecnica d’incisione di origine mediterranea le cui particolari caratteristiche, oggi, la rendono moderna: la sua mano guida il pirografo, traducendo il legno in opere d’arte simili ad acquerelli.
Si sa che nel mondo dell’arte vi sono milioni di storie. Questa di Silvana è una delle tante e ugualmente significativa e importante. Ma cosa narra l’artista con i suoi ulivi pirografati?
Gli ulivi instancabili e frementi narrano le vicende umane, tra speranze e dolori, illusioni e delusioni e smisurate passioni e amori. Tanti i viaggi, tante le soste. Una continua corsa nel mondo e non fuori di esso. Narra l’amore amicale e gioioso, l’amore doloroso, e materno, il tempo che, inesorabilmente, scorre, fermato dai ricordi, e la bellezza.
L’artista durante il suo percorso avverte l’esigenza di spazializzare i suoi ulivi ed ecco l’istallazione “QUELLO CHE GLI ULIVI CI DICONO” e la scultura “IL MIO MONDO”.
La prima è un’opera che acquista nuove spazialità, proponendosi in movimento. Un trittico, un parallelepipedo in verticale, composto da tavole collegate, poggiate su un basamento di pietra leccese su cui è pirografato un unico Ulivo, visto da 3 angolazioni differenti attorno al quale lo spettatore può girarvi intorno. Incontrerà l’Amicizia, l’Abbraccio e il Calore, “perchè è necessario avere qualcuno su cui contare a piene mani”, come ci suggerisce la stessa artista.
La seconda, è una scultura unica e irripetibile: una sfera in movimento, levigata, che designa morbidezza in un esplicito invito ad abbracciarla, nonostante palesi siano le incertezze che si traducono in solchi e crepe a testimoniare gli errori, la fatica del pirografo sul duro legno, e nel medesimo tempo, quello della nostra stessa esistenza!
I viaggi di Silvana Bissoli non hanno una meta finale, perché quel che conta sono i giorni del cammino e delle soste!
Con il suo messaggio, sorretto da questo amore smisurato, per l’arte, completamente viscerale, ci dice che come tutti gli amori, anche questo è vissuto tra gioie, attese, dolori e fatica, delusioni e, altre volte, abbandoni, per poi ritornare e ricominciare.
L’ incontro di Silvana Bissoli con l’Arte è apparentemente casuale.
Si laurea in Scienze Politiche. Poi, durante un viaggio, l’incontro con l’artista pugliese Giorgio Fersini che ne diviene suo maestro di pirografia, diventa determinante sia per l’incoraggiamento a intraprendere la via dell’arte sia per la sua crescita artistica personale.
Ed ecco per noi quadri, installazioni, sculture di ulivi che l’artista, dapprima ha cercato e fotografato nella terra del Salento, in lunghe passeggiate che ci riconducono fino agli anni della sua giovinezza, per restituirceli in arte”.
“L’arte viene da lontano e va lontano!
Questo è il suo fascino e la ragione per la quale la gente le si affolla attorno,
la guarda come si guarda a un viaggiatore che torna da Paesi lontanissimi
e dal quale si aspettano racconti meravigliosi. . .”
Mi chiedo: se Christo, che con la sua “arte non necessaria” (così l’ha definita lui stesso e sono perfettamente d’accordo …), ultimamente ispirato dal suo stesso nome, ha consentito anche ai comuni mortali di camminare sulle acque, è un artista, come definire, allora, Silvana (al di là delle ispirazioni pagane che il suo nome può suscitare), che è in grado con le sue pirografie, direi proprio necessarie, di realizzare ben altri miracoli?
Per esempio: proprio io, preso dall’empito creativo e forse pure da un pizzico di … blasfema invidia per Christo, avevo pensato di incartare una nuvola avendo come assistente il Padreterno. Ci ho rinunziato …
E ora non riesco a staccare gli occhi soprattutto da quella magica sfera di legno (per cui, fra l’altro, non sarebbero sprecati la definizione di “piroscultura” e il titolo “tatuaggio della vita su legno”) in cui ognuno, senza vantare improbabili poteri paranormali, se ancora conserva un po’ di umanità, può leggere il passato, il presente e il futuro …
Mi piace il titolo “tatuaggio della vita su legno” poichè è proprio ciò che con “grande presunzione”, ma altrettanto sentimento amoroso, cerco di realizzare. Devo confessare che la docilità dichiarata dei miei Amici Verdi soccorre sempre il mio intento. Tutto il resto è pura meravigliosa magia …
E’ facile: provare per credere!!! Basta imparare “l’ulivese” Armando.
La deformazione exprofessionale (sono un insegnante in pensione) mi obbliga anzitutto a considerare il suo “grande presunzione” una stupenda manifestazione di umiltà, per cui è come se lei avesse ridato vita, grazie a due semplici virgolette, alla figura retorica dell’ossimoro in cui, questa volta, al piano superficiale della consapevole negatività del nesso si contrappone, tanto pudicamente da diventare formalmente inespresso, quello più profondo del “so di non sapere” socratico. Insomma un ossimoro che potremmo qualificare come “nascosto”.
E poi, strettamente connesso col primo, il secondo, della stessa natura, in cui la “docilità dichiarata” sembra scontrarsi con l’estrema durezza del legno dell’ulivo, ma, al contrario, sancisce quell’incontro d’amore tra l’uomo e la Natura (le rispettive iniziali minuscola e maiuscola sono assolutamente volute …), al quale gli artisti hanno saputo in tutti i tempi dar vita. Nei nostri, secondo me, in numero decisamente esiguo perché troppo frettolosamente è stata affibbiata l’etichetta di genialità a creazioni strampalate, anche in campo letterario, che nulla hanno a che fare con la perenne, consapevole, seria sperimentazione che dovrebbe in varia misura contraddistinguere la vita di ciascuno, ma che, “presumo”, dovrebbero essere oggetto di indagine psichiatrica, da estendere pure a certi critici (per sicurezza anche a quelli interessati …). Insomma, c’è chi approfitta dei confini indistinti tra genio e follia per chiamarsi (o farsi chiamare …) artista.
Per tornare ai nostri ulivi e alla loro docilità, non mi pare esagerato scomodare, per contestarlo (per me è il massimo della goduria quando utilizzo una citazione altrui e … a distanza di tempo anche, nel mio piccolo, una mia), Dante: “Vero è che come forma non s’accorda molte fiate all’intenzion dell’arte, perch’a risponder la materia è sorda …”. Io credo che, al di là di pochi casi in cui decisive sono le insormontabili difficoltà legate ad alcune caratteristiche della materia, ogni volta che manca la foscoliana corrispondenza d’amorosi sensi tra la forma e l’intenzione dell’artista, la disfatta è da imputare non all’ostilità della materia ma alla debolezza dell’ispirazione, dando sempre per scontato che la tecnica sia all’altezza…
Nemmeno quella lo è nel mio modo primordiale, rozzo e “non necessario”, per dirla alla Christo …, di tentare di esaltare il pregio intrinseco di un legno difficilmente riassumibile, ma nel quale le venature e le cicatrici, anche interne, hanno un ruolo di primissimo piano. Figli diretti di tutti i miei limiti sono gli oggetti pratici (e che altro potevo, io, realizzare se non cose stupidamente “necessarie”?) che, se vorrà, potrà vedere riprodotti in https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/08/31/ulisse-e-lulivo/.
Sono sicuro che la sua sacrosanta risata iniziale alla fine assumerà le sembianze del sorriso di chi comprende che, al di là del risultato, le buone intenzioni, solo quelle, forse non mancavano …
Ho ricevuto in regalo, da carissimi amici salentino,per il mio sessantesimo compleanno, un’opera di Silvana. Me ne sono subito innamorata e dopo 10 minuti era già appeso in salotto. Grazie Maria Rosaria e Saverio!