di Armando Polito
Questa volta il titolo sembra non quello di un post ma di un film hard o di un racconto pornografico. L’apparenza inganna , Non è tutt’oro quel che luccica e L’abito non fa il monaco sono i tre proverbi che vorrei ricordare prima ancora di cominciare la trattazione (!), ma per capire che attinenza metaforica abbiano con l’argomento di oggi bisogna sorbirsi la lettura dell’intero post. Sconsiglio vivamente di farlo, perché resterà deluso, a chi si è già piazzato più comodamente ed attento del solito davanti al display, mosso solo da una curiosità motivata da immediato, quasi inconsciamente frettoloso approccio etimologico alle parole chiavatone e trombino, fatte derivare, rispettivamente, da chiavare e da trombare, sulla confortante e suadente onda emozionale di afrodisiaco.
Ma, in fondo, la stessa operazione avrà fatto anche chi è avvezzo a non lasciarsi condizionare dai peggiori (?) istinti, chi prima di procedere si sarà chiesto: chiavatone l’ho sentito e so cos’è, ma questo trombino cosa sarà mai? E, magari, sarà giunto anche alla perversione (!) di consultare un buon vocabolario o, giacché il pc è acceso, di fare una rapida ricerca in rete. Avrà scoperto, così, che trombino esiste in italiano e che la sua gamma semantica è abbastanza vasta. Ecco la schermata che offre il Vocabolario Treccani (http://www.treccani.it/vocabolario/trombino/):
La gamma semantica offerta dal Treccani sarà pure ampia, ma di sesso non c’è neppure l’ombra. Ma all’ultimo posto, quasi all’ombra delle precedenti definizioni, il sesso l’incontriamo nel Dizionario De Mauro, anche se la voce è catalogata BU=basso uso:
A vantaggio di chi, magari, si starà ancora chiedendo quali siano i passaggi concettuali insiti nell’ultimo significato, aggiungo solo che trombino è diminutivo di tromba e che tromba, fra l’altro è pure sinonimo di pompa idraulica. Se le idee sono ancora confuse non mi resta che rivolgergli una domanda, adattandola ai tempi …: – Ma papà non ti ha detto nulla? –
Mentre lui tenta disperatamente di ricordare o si è già precipitato dal padre per farselo dire, noi continuiamo a tormentarci cercando di spremere questa parola pure, è il caso di dire, nelle sue parti basse. Siamo veramente sicuri che il suffisso -ino abbia una funzione diminutiva? Non vi sembra offensivo per un grande amatore essere paragonato ad una piccola tromba? Veramente trombino ha quel significato per trasposizione dall’oggetto alla persona, cioè per quella figura retorica che si chiama metonimia, come è avvenuto, per esempio, con penna usato invece di scrittore?
Secondo me, invece, quel suffisso -ino ha la stessa funzione che assume in bagnino (da bagno), attacchino (da attacco), scopino (come sinonimo di spazzino, non nel significato di piccola scopa), vetturino (da vettura), etc., etc.; insomma, il suffisso non indica una diminuzione dimensionale ma l’attività.
Sistemato l’onore del maschio italiano, però, rimane l’afrodisiaco del titolo, che non può riferirsi certo alla persona, in questo caso al partner maschile (e ti pareva!) ed al suo effetto iniziale su quello femminile, e non viceversa (trombina, a conferma del maschilismo pure linguistico, non è registrato da nessun vocabolario).
A questo punto debbo abbandonare tutto il rigore scientifico (!) fin qui mostrato e scivolare nel personale e nell’aneddotico. Se depositare un brevetto o registrare un nome non fosse costoso (poi, magari, lo dico con disprezzo solo per chi, a tutti i livelli, a partire da quello legislativo, consente tutto questo, arrivano i cinesi …) a quest’ora Trombino sarebbe il nome di un formaggio, degno compagno, per restare in casa, della Mediterranea, per la quale vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/03/17/la-marzotica-della-masseria-bellimento-in-agro-di-nardo/ e https://www.youtube.com/watch?v=2FNhlD2u0V4, nonché della ricotta scante, per la quale vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/05/04/la-ricotta-scante-ci-ti-usca-no-tti-scantare-la-ricotta-forte-se-ti-senti-bruciare-non-spaventarti/.
Tutto, compreso questo post, nasce per colpa (o per merito, a seconda dell’effetto) di un mio cugino-fratello, per la storia Ignazio Cacudi, che argutamente suggerì qualche anno fa a mio cognato Giuseppe il nome di Trombino per un nuovo formaggio che al primo assaggio aveva giudicato degno aiutino piccante per situazioni piccanti.
Non so se Ignazio fu anche l’autore della campagna promozionale che dovette seguire perché a distanza di qualche giorno il caseificio venne letteralmente invaso da rappresentanti del sesso non gentile (sembra l’inverso della pubblicità del Prostamol …) che richiedevano o prenotavano una fornitura di Trombino. Il caso più esilarante, però, secondo il racconto di mio cognato, fu quello di una persona di una certa età che si presentò chiedendo una forma di Trombosi (c’è bisogno che spieghi perché l’ho scritto con l’iniziale maiuscola?). Si sarà trattato, come tutti sospetteranno, di una deformazione dovuta all’ignoranza oppure, voglio spezzare una lancia in favore del vecchietto, una forma di quella che i linguisti chiamano incrocio? Chi ci assicura che il vecchietto non fosse reduce dalla raccomandazione del suo medico di astenersi da certe velleità, data la traballante condizione del suo sistema circolatorio? Non è vero che chiodo scaccia chiodo? – Allora – avrà pensato il vecchietto, inconsapevole seguace dell’omeopatia, – cosa c’è di meglio che attribuire a quel Trombino, del quale dicono meraviglie, anche proprietà farmacologiche che non siano solo il famigerato aiutino, ma, pure, prima curative e poi preventive della pericolosissima situazione rilevata dal medico? Basta sostituire Trombino con Trombosi e non rimanerci secco è garantito! -.
Se con trombino/Trombino l’allusione al sesso sembra evidente, sarà lo stesso per chiavatone? Qualcuno magari sarebbe disposto a mettere sul fuoco non le mani ma tutto il suo orgoglio …, ma rischierebbe veramente di brutto, almeno secondo me.
Intanto a beneficio dei non salentini debbo dire che chiavatone è dalle nostre parti il nome di quel mollusco bivalve che in italiano è genericamente detto mussolo, voce di origine veneta, che ha il suo corrispondente nell’italiano muscolo, che è dal latino mùsculu(m). Ecco, dirà qualcuno, muscolo è da intendersi nel senso metaforico che tutti hanno capito, il che spiega chiavatone. Sarà, ma non nell’immediato, perché la voce latina è diminutivo di mus=topo. -Vabbè! – (in dialetto salentino; in italiano – Va bene! –), dirà quel qualcuno disposto all’estremo (è ancora una volta il caso di dire …) sacrificio, non stiamo a sottilizzare con il genere dei nomi, ricordando che topa insieme con sorca in uso volgare è l’organo genitale femminile. Sarà, ma è illuminante, circa il rapporto tra topo e muscolo la forma greca parallela a quella latina: μῦς (leggi miùs) che ha il duplice significato di topo e di muscolo, in quanto certi movimenti muscolari ricordano il guizzare del, per me, grazioso animaletto. E che quel certo muscolo che sapete guizzi sarà pure un bene, ma, siccome il troppo storpia, l’eccessivo guizzare potrebbe corrispondere ad un vigliacco e comodo sottrarsi alle proprie responsabilità …
Cesso di mostrare i muscoli e ritorno a chiavatone per dire che il suo nome scientifico è Arca noae L., da cui l’altro nome italiano: Arca di Noè. Devo, però, rimproverare al buon vecchio (la sua nomenclatura nel caso in questione risale al 1758) Linneo quel noae per Noe1 , anche se devo complimentarmi con lui per la similitudine che, trattandosi di un animale marino, è il massimo …
Se il rapporto di mussolo con la sfera sessuale è, quanto meno nell’immediato, come abbiamo visto, discutibile, in Arca di Noè, nonostante la mia fantasia, non riesco a coglierne nemmeno l’ombra.
Andrà meglio con chiavatone? A prima vista direi proprio di no, perché la parola appare come accrescitivo di chiavato che, come nessuno oserebbe contestare, è participio passato di chiavare. Come sarebbe, perciò, giustificabile questo concetto passivo tenendo conto che chiavare è una parola (non è la sola, naturalmente) che fin dalla sua prima attestazione (inizi del secolo XIV), assunse il significato originario del latino clavare=inchiodare e in più quello traslato di possedere sessualmente?
Operando una sorta di stratigrafia della parola in quanto derivata va detto che clavare è da clavis=chiave, a sua volta da clàudere=chiudere e che con loro (le parole italiane riportate come significato ne derivano direttamente) è connesso clavus=chiodo (anche qui la parola italiana riportata come significato deriva da quella latina, ma questa volta dopo essersi incrociata con chiudere). Quale sia il chiodo di cui si parla, perciò, sembrerebbe abbastanza chiaro; ma rimane il concetto di passività di cui, come s’è detto, il participio passato sarebbe il vergognoso, nella fattispecie, portatore.
Alle parole latine fin qui citate va aggiunta clava, dalla quale la identica voce italiana. Clava e i citati clavis e clavus (dunque la clava, la chiave e il chiodo) sono fratelli non solo etimologicamente ma anche semanticamente (la clava appare come un goffo chiodo e per quanto riguarda l’apertura di una serratura con un chiodo anziché con la sua chiave rivolgersi ad uno scassinatore col suo bravo spadino …). Chiavatone, così, continua a restare come accrescitivo di chiavato, ma questo da un clavatu(m) più vicino a clava che non a clavis, con un valore aggettivale e col significato non di inchiodato ma con quello, libero da ogni sfumatura passiva, di a forma di clava. Per averne la conferma date uno sguardo alla foto di testa e, poi, a come il lemma è trattato nella Treccani:
E questo precisa la similitudine che sta alla base del nome scientifico, perché il profilo di una clava è sovrapponibile a quello di uno scafo.
Se, dunque, per il Trombino cacudiano il riferimento ai poteri afrodisiaci, già assente in trombino, è durato quanto un battito d’ali farfallino a causa della sua mancata registrazione che, magari, avrebbe obbligato nei vocabolari ad aggiornare la voce con un’aggiunta nella sezione semantica, le cose sono andate diversamente per chiavatone, complice non ultima la credenza che in genere i frutti di mare siano afrodisiaci. Quando poi la conferma avviene da un addetto ai lavori, la frittata (ostrica!, è il caso di dire con un eufemismo …) è fatta: https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/05/13/sant-isidoro-salento-niente-viagra-qui-si-mangiano-i-chiavatoni/.
Fino al momento in cui scrivo (ma ho la presunzione di ritenere che andrò avanti così finché vivrò) ho avuto bisogno più di bromuro che di afrodisiaci (smettetela con il coro di he! che avverto più come manifestazione di invidia che di incredulità … ) sono stato fortunato, perché, in caso contrario, sarei stato costretto a rinunciare proprio all’aiutino dei frutti di mare che (per più di uno è blasfemia, tanto più che il loro matrimonio con una fetta di formaggio piccante ed un bicchiere di vino, con questi sì, ho un rapporto ottimale, è destinato a non conoscere mai separazione o divorzio) mi fanno letteralmente schifo; e così , per aderire alla moda del biologico (anche se in questo caso a costo e a chilometri tutt’altro che 0 …), ripudiando i prodotti di sintesi, Viagra in primis, e contribuendo contemporaneamente alla rapida estinzione di specie già a rischio, sarei dovuto a ricorrere alla polvere del corno di un rinoceronte o della pinna essiccata di uno squalo …
Una ciurma di rossi tiaulìcchi (diavoletti, peperoncini molto piccantI) mi sta fissando con i suoi compagni di vaso sul tavolo del giardino dove sto per concludere la scrittura. Tranquilli, amici miei, prima o poi sarà il vostro turno. E col dubbio di un prossimo post da sorbire o di salsiccia nostrana da (tra)vestire da calabrese, mi accomiato da coloro che fin qui mi hanno voluto privilegiare della loro attenzione (come dice qualsiasi presentatore televisivo degno di rispetto …).
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1 Noè in latino è Noe, nome indeclinabile, per cui avremmo dovuto avere Arca Noe.
CHE MAESTRIA MNEMONICA, LOGICA E ANALOGICA!!! MATERIALE DI “ALTO GRADIMENTO”, DI ALTISSIMO GUSTO E GODIMENTO: LA SIN-FONIA DI UN’ORCHESTRA DI “TROMBE” E “TROMBINI” IN TUTTE LE “SCALE” E TUTTE LE “SALSE”, UN “CHIAVATONE” (da “CHIAVARE”, nel senso di CADERE O GETTARE) che porta l’ “arca di NOè” nella fossa delle Marianne, o nel paradiso terrestre (e l’oceano celeste)! E UNA BRILLANTISSIMA META-LEZIONE DI FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO, SULLE ORME DI GIAMBATTISTA VICO E DI JAMES JOYCE. Federico La Sala
Lei non sa che ho speso un sacco di soldi per cambiare il mio cognome originario, a causa del quale tutti mi prendevano in giro, con l’attuale “Polito”. E sa qual era il vecchio? Era “Einstein” … Un cordiale saluto.
Vi si tralascia di dire che “chiavatone” e “chiavatona” spesso sono usati con genere differente, ma di medesimo significato: “Ah, che bel chiavatone”, “Ah, che bella chiavatona”.
In qualche regione, poi, “chiavare” e “inchiavare” sono usati per significare chiudere la toppa con la chiave. Che sia la chiave e che la toppa è poi in qualche modo tema di questa stessa rubrica in po’ lubrica …