di Tore Scuro
Eroi senza volto. E dimenticati. Sabato 12 marzo (ore 21), al Teatro Cavallino Bianco di Galatina (via Grassi, 0836.569984), va in scena “Milite Ignoto – quindicidiciotto”, uno spettacolo di e con Mario Perrotta, tratto da “Avanti sempre” di Nicola Maranesi e dal progetto “La Grande Guerra, i diari raccontano” a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Maranesi, collaborazione alla regia Paola Roscioli, luci e suoni Eva Bruno, produzione Permàr/Archivio Diaristico Nazionale/dueL/La Piccionaia. Durata 70 minuti.
Riannodando i fili della Storia con una lingua d’invenzione che impasta tutti i dialetti del nostro Paese, Mario Perrotta racconta il primo, vero momento di unità nazionale, esperienza umana e politica, prima ancora che militare. Lo spettacolo riporta in teatro l’eco lontana delle voci e delle sofferenze dei soldati della prima guerra mondiale che si incontrano in trincea, metafora della perdita di identità di un popolo disgregato nell’immane massacro. Proprio nelle trincee di sangue e fango del primo conflitto mondiale veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi si conoscono e si ritrovano vicini per la prima volta, accomunati dalla paura e dallo spaesamento. È questo l’ultimo evento bellico in cui il milite ebbe un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi il milite divenne “ignoto”, dimenticato in quanto essere umano con un nome e un cognome, un volto e una voce. Nella prima guerra mondiale, gradatamente, anche il nemico diventa “ignoto”, perché non ci sono più campi di battaglia per i “corpo a corpo”, dove guardare negli occhi chi sta per colpire a morte, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe anonime, senza un volto da maledire prima dell’ultimo respiro. Un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti diventano semplici ingranaggi del meccanismo e non più protagonisti eroici della vittoria o della sconfitta. Così, seduto su sacchi da trincea, tra il fetore del sangue e della carne, Perrotta racconta le piccole storie, gli sguardi e le parole di singoli uomini che hanno vissuto quei tragici eventi.
«Ho scelto questo titolo, Milite Ignoto, perché la prima guerra mondiale fu l’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi, anzi, già negli ultimi sviluppi dello stesso, il milite divenne, appunto, ignoto. E per ignoto ho voluto intendere “dimenticato”: dimenticato in quanto essere umano che ha, appunto, un nome e un cognome. E una faccia, e una voce. E proprio per questo – come sempre accade nel mio lavoro – andrò controcorrente e la mia attenzione sarà diretta alle piccole storie, agli sguardi e le parole di singoli uomini che hanno vissuto e descritto quegli eventi dal loro particolarissimo punto d’osservazione, perché questo è il compito del teatro, o almeno del mio teatro: esaltare le piccole storie per gettare altra luce sulla grande storia», annota Mario Perrotta, attore, regista e drammaturgo leccese, considerato una delle figure di spicco del nuovo teatro italiano.
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