Il reset del pc? Noi salentini da secoli lo pratichiamo con noi stessi

di Armando Polito

* Non ce la faccio più. Fammi riposare un poco!

** Adesso ci penso io a farti riposare per sempre!

 

Quando un dispositivo elettronico mostra comportamenti strani l’ultima spiaggia prima di ricorrere al tecnico è il reset, che qualche volta, quando tutto appare bloccato, coincide con una brutale interruzione dell’alimentazione. Dopo qualche secondo di attesa riaccendiamo il pc nella speranza che il forzato spegnimento non abbia danneggiato qualche file e quando tutto sembra funzionare a meraviglia guardiamo pure con tenerezza a quella macchina che poco prima ci ha costretti, per fare più presto e non trascurare nessun  nello sfogare la rabbia, a prendere in mano il calendario, non proprio per contare i giorni …

La tenerezza, accompagnata dalla gioia per lo scampato pericolo (il pc, ormai, è o non è una specie di protesi della quale non si può fare a meno?), ci fa compatire i capricci di quel concentrato di plastica e silicio, al quale finiamo per attribuire caratteristiche umane, giustificando con lo stress qualche episodio di defaillance.

E diciamo che il pc ha bisogno di allentare pure lui la tensione (direi solo quella elettrica …) e l’impegno grazie al reset, così come un salentino, di fronte ad una pressante richiesta d’impegno fisico o mentale è solito esclamare, e non dalla comparsa del primo pc, Famme rrisittare nnu picca! (Fammi riposare un poco!).

Rrisittare ha preceduto di secoli l’italiano resettare nato come voce dell’informatica dall’inglese reset, a sua volta nato nel 1966 ed oggi usabile metaforicamente per gli umani proprio nel significato nativo della voce dialettale che certamente è anteriore, e di molto, al 1966 . E il padre di tutto questo è, ancora una volta il latino, nella fattispecie *reseditàre, forma frequentativa di residère=fermarsi, composto dalla particella ripetiriva re– e da sedère=sedere, calare.

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3 Commenti a Il reset del pc? Noi salentini da secoli lo pratichiamo con noi stessi

  1. nella parlata leccese è così esplicitata : nu ma fattu reggettare – mentre in agro di Monteroni -Arnesano – Magliano – Carmiano – Novoli – viene esplicitato così :nu me faciti riggittare. cordialità sempre- peppino

  2. Se può essere utile, in napoletano si trova “ricietto” o “arricietto”. Ne è esempio l’espressione “nun trova arricietto”, tradotto: “non trova pace”. C’è anche il verbo “arrecettà”: sparecchiare; esempi: “arrecètta ‘a tavola” (dopo mangiato), “arrecètta ‘e fierre e llevammo mano”: raccogli i ferri, abbiamo finito.

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