di Armando Polito
Qualcuno dirà che il 21 novembre di quest’anno è già passato da un pezzo e che avrei fatto meglio a preparare questo post perché uscisse proprio quel giorno. Il post era già pronto da tempo e l’ho inviato volontariamente in ritardo perché nessuno fosse sfiorato dal sospetto che la data del titolo (solo la data …) servisse per propiziare un numero maggiore di contatti. Ora, però, mi rendo conto che, forse, la curiosità suscitata in chi ha letto questa premessa farà aggiungere ai due o tre soliti noti che seguono le mie scorribande anche qualcun altro. Non era questo, come ho detto, l’effetto che volevo raggiungere, ma ormai è fatta …
Pensando solo agli sviluppi tecnologici legati all’informatica ed ai suoi fenomeni (digitalizzazione di dati di ogni tipo, internet, telecomunicazioni, telemedicina, robotica, etc. etc.) spesso mi chiedo quale sarebbe stata la reazione, per esempio di fronte ad un tablet mostratogli all’improvviso, non di mio nonno ma di mio padre, che pure aveva intuito il carattere rivoluzionario di questa nuova frontiera della conoscenza.
La travolgente evoluzione tecnologica degli ultimi decenni, catalizzata anche dal consumismo spesso legato a bisogni non reali ma abilmente indotti, ci ha reso meno sensibili ai cambiamenti, a meno che essi non siano particolarmente eclatanti, così come un semplice omicidio non fa quasi più notizia mentre un efferato omicidio, magari ispirato da motivi insolitamente morbosi, tiene banco sui media, anche per parecchi anni, catalizzato, questa volta, dalla lentezza della giustizia dovuta molto spesso ad indagini non fatte o fatte male.
Tuttavia, tale assuefazione è un fenomeno che si riscontra anche per le epoche passate. Per l’epoca moderna basta pensare all’eco che ebbe il primo volo ufficiale della mongolfiera con equipaggio umano il 21 novembre del 1783.
Nelle due stampe coeve che seguono, custodite nella Biblioteca Nazionale di Francia (da dove le ho tratte; rispettivamente: http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6942181c.r=montgolfier e http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b550015468.r=Pil%C3%A2tre%20de%20Rozier) il momento della partenza e quello del rientro della mongolfiera.
La poesia, tra gli altri meriti, ha pure quello di immortalare anche le emozioni collettive profonde suscitate da un evento nuovo e strabiliante; e il volo con la mongolfiera fu tra questi. Lo stesso successe con il primo volo aereo dei fratelli Wright il 17 dicembre del 1903 e, a tanto breve distanza temporale da poter essere considerato quasi come il suo omologo terrestre, con l’automobile (e ogni macchina in generale) che col Futurismo conobbe i suoi fasti poetici.
A quanto ne so solo qualche isolata poesia, invece, per il primo allunaggio (nonostante il retaggio poetico del nostro satellite …) , evidentemente atteso da tempo dopo i voli umani al di fuori dell’atmosfera terrestre, che, a loro volta, non erano stati fonte di ispirazione letteraria. Molto probabilmente fra qualche decennio l’ammartaggio (ho depositato la voce e sto già riscuotendo i relativi diritti …) non spingerà nessun poeta a celebrare il pianeta rosso, anche perché nel frattempo, forse, su tutto il nostro pianeta non ci sarà un solo poeta, tanto meno comunista …
Torno ora alla mongolfiera per dire che innumerevoli furono i componimenti scritti per l’occasione e, per restare tra gli autori italiani e famosi, è d’obbligo citare il nome di Francesco Astore di Casarano, dov’era nato nel 1742.
Nell’immagine che segue il suo ritratto in un’incisione di Carlo Biondi, tratto da Biografie degli uomini illustri del regno di Napoli, tomo IX, Gervasi, Napoli, 1822 (https://books.google.it/books?id=VpqRqzZ4v88C&printsec=frontcover&dq=editions:nyGnSFQfGQMC&hl=it&sa=X&ei=r_TdVJfnBM6WarvvgqAH&ved=0CFEQ6AEwBw#v=onepage&q&f=false).
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Per Montgolfier l’Astore scrisse un’elegia in latino, che riporto in formato immagine, con l’aggiunta della mia traduzione a fronte e delle note in calce, da Antologia romana, tomo X, Settari, Roma, 1784, pp. 331-332 e p. 415 (https://books.google.it/books?id=v6hQAAAAcAAJ&pg=PA331&dq=francesco+antonio+astore&hl=it&sa=X&ved=0CCcQ6AEwAjgUahUKEwjEiJ7yi67IAhVL1xoKHU4NApM#v=onepage&q=francesco%20antonio%20astore&f=false).
L’elegia di Francesco Antonio, per quanto favorita dal tema trattato, ebbe un riscontro notevole come dimostra la sua pubblicazione in L’esprit des journaux, françois et étrangers, par une société de gens-de-lettres, maggio 1784, tomo V, anno III, Valade, Parigi, pp. 243-245.
Paolo Andreani (1763-1823) fu il primo a ripetere in Italia il 13 marzo del 1784 il volo con un mezzo simile dopo l’esperienza dei fratelli Montgolfier fatta l’anno precedente.
Il volo di Paolo Andreani in una stampa custodita a Parigi nella Biblioteca Nazionale di Francia; immagine tratta da http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8509354p.r=andreani
A lui il casaranese dedicò l’elegia che segue (da Antologia romana, op. cit., p. 425).
All’entusiasmo trionfalistico dell’Astore che sembra anticipare il Futurismo si contrappongono i dubbi, le inquietudini e le paure del Parini che allo stesso evento dedicò un sonetto (fa parte delle Odi) che sembra quasi una cronaca in diretta da pallone (non mi riferisco ad una partita di calcio …). Lo riproduco da Antologia romana, op. cit., p. 333.
Passò poco più di un anno e il 15 giugno 1785 il triste mito di Icaro divenne realtà con il protagonista del primo incidente aereo della storia, il francese Jean-François Pilâtre de Rozier morto col compagno Pierre Romain durante un tentativo di traversata della Manica.
L’Astore, che pure aveva esaltato un precedente felice volo del francese, scrisse per l’occasione un’ode ed un’elegia pubblicate per la prima volta nel numero di ottobre 1785 del Giornale enciclopedico del Regno di Napoli e poi da Benedetto Croce in Due carmi latini in compianto del primo eroe dell’aeronautica caduto nella sua impresa, Laterza, Bari 1936. Dei due componimenti, che rientrano in quel genere letterario che potremmo definire necrologio poetico, ho potuto recuperare in rete solo l’ode, che riproduco in formato immagine, con le mie solite aggiunte, da Novelle letterarie, n. 41, 14 ottobre 1785, Francesco Moücke, Firenze, colonne 647-651 (https://books.google.it/books?id=xblSM85uyaIC&pg=PT316&lpg=PT316&dq=Astore+Pil%C3%A2tre+de+Rozier&source=bl&ots=UEVyZ0vC8F&sig=oTZB8ke9jONKbCzMLVq8a1x5fEI&hl=it&sa=X&ved=0CE0Q6AEwCGoVChMIpavPzZWQyQIVwtUUCh0bBgxS#v=onepage&q=Astore%20Pil%C3%A2tre%20de%20Rozier&f=false Moücke,Firenze, colonne 647-652).
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