di Armando Polito
Un primo gruppo di testimonianze del toponimo risale al 1460. Cito da Visite pastorali in diocesi di Nardò (1452-1501) di C. G. Centonze, a. De Lorenzis e N. Caputo, Congedo editore, Galatina, 1988, pg. 163: Item habet in loco nominato Castellino, in feudo Pampigliani, terrarum ortos tres parum plus vel minus… (Parimenti possiede in località chiamata Castellino, nel feudo di Pompiliano, più o meno tre orti di terra…); pg. 168: Item habet dicta ecclesia in feudo Pampiliani, in loco nominato de Castellina, ortum vinearum unum desertarum… (Parimenti la chiesa citata possiede nel feudo di Pompiliano, in località chiamata Castellino, un orto di vigne abbandonate)].
Un secondo gruppo è del 1500. Cito dallo stesso volume di prima, p. 195: Item in feudo Pampiglani, in loco de Castellino, terrarum ortos tres et medium… (Parimenti nel feudo di Pompiliano, in località Castellino, tre orti e mezzo di terra…); pg. 196: Item in Castellino de terra orte quactro… (Parimenti in Castellino 4 orti di terra); pg. 241: Item in feudo Pampligani in loco de Castillino de terra orto uno et per quanto è servitutis decime, iuxta le terre et vigne di Angelo Pollichella et iuxta le olive dotali de Paduano Druci de Sancto Petro et altri confini… (Parimenti nel feudo di Pompiliano in località Castellino un orto di terra completamente soggetto a decima, presso le terre e le vigne di Angelo Pollichella e l’oliveto dotale di Padovano Druci di San Pietro e altri confini …).
La testimonianza che segue è citata da Le pergamene del monastero di S. Chiara di Nardò (1292-1508) di Michela Pastore, Società di storia patria per la Puglia, Bari, 1981, p. 31: l’abate Angelo Antonio Nociglia, procuratore del Capitolo di Nardò, fa redigere in forma pubblica l’istrumento (del 1621, febbraio 20, Nardò) della vendita che Giulio Cesare Cardami, di Nardò, fa agli abati Fabrizio Costa e Giovanni Tommaso Bove, procuratore del Capitolo, di 11 ducati annui sui primi frutti di un oliveto in feudo di Pompigliano, in località Castellino, per soddisfare un legato di 125 ducati che suo fratello Francesco Maria aveva fatto pro anima allo stesso Capitolo.
Castellino in tempi più vicini a noi è salito alla ribalta della cronaca per la presenza (poco gradita) di una discarica definitivamente (almeno, così pare) chiusa nel 2006 e che ancora attende, dopo gli improcrastinabili accertamenti innanzitutto delle responsabilità, di essere messa in sicurezza.
Solo un imbecille come me si può augurare che non venga praticato l’inverecondo giochetto del palleggio delle responsabilità, volgarmente detto dello scaricabarile, tanto più che si tratta di una discarica …
Ancora più imbecille a non rassegnarmi e ad augurarmi che non avvenga (anzi, che non continui a verificarsi) ciò che Nostrarmandus (probabilmente concorrente di un altro quasi omofono più famoso e del quale non dico chiaramente il nome per non fargli pubblicità …) già aveva profetizzato in quattro esametri che, contrariamente al solito, non hanno bisogno di interpretazione (c’è il toponimo e pure il demonimo: più chiaro di così il veggente non poteva essere). Per la gioia dei miei concittadini li riporto con la relativa traduzione.
Ecce viator se patefacit vinea felix
in loco vulgo quem Castellinum appellant.
Tempore purgamen superabit omnia damno
Neretinorum et fatum vincet crudele.
Ecco, viandante, una vigna felice si mostra nel luogo che comunemente chiamano Castellino. Col tempo la spazzatura prevarrà su tutto con danno dei Neretini e un destino crudele vincerà.