di Armando Polito
Questo post è da considerare integrazione di un altro apparso di recente (https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/10/15/antonio-sanfelice-il-monaco-e-il-vescovo/), la cui lettura è indispensabile per comprendere quanto fra poco dirò. Sento il dovere di ringraziare anzitutto l’architetto Giovanni De Cupertinis perché da un controllo esercitato, in seguito alla sua segnalazione in un commento contenente altre preziose informazioni, è risultato presente nello stesso link da me indicato il ritratto di Antonio Sanfelice senior, che inspiegabilmente non avevo visto. Lo riproduco, chiedendo scusa per quel ritrovato che, nonostante le virgolette, potrebbe apparire sparato a mascherare una distrazione e non certo per annunziare un’eclatante scoperta, e ne parlo perché il corredo testuale che l’accompagna consente di fare alcune riflessioni e di attribuirgli una datazione, per quanto approssimata.
Dopo lo scontato, ma prezioso perché la sua assenza avrebbe posto quanto meno problemi identificativi, F(RATER) ANTONIUS SANFELICIUS ORDINIS MINORUM nella cornice dell’ovale, si legge nel cartiglio il distico elegiaco O utinam posset pingi, ut mortalis imago/sic genus et Pietas, cuius et ingenium (Volesse il cielo che potessero essere dipinte come immagine mortale così la nobiltà e la pietà nonché il suo ingegno). I due versi recano la firma di D(ominus) Gregorius Messerius.
Scaturisce, così, per caso, come tante volte avviene anche nel campo della conoscenza, l’opportunità di parlare di un salentino illustre. Evito di sintetizzare spacciando come mia elaborazione in qualche modo originale un lavoro altrui e di seguito riproduco l’esauriente biografia che di lui scrisse Andrea Mazzarella da Cerreto, inserita nel tomo IV delle Biografie degli uomini illustri del Regno di Napoli, a cura di Domenico Martuscelli, Gervasi, Napoli, 1817, s. p., preceduta dal ritratto, un’incisione, cosa ricorrente in questa raccolta, di Giuseppe Morghen.
Gregorio Messere, nato a Torre S. Susanna (BR), dunque, visse dal 1656 al 1708 e fu maestro dell’architetto Ferdinando Sanfelice (1675-1748), che gli dedicò un’iscrizione in greco ed in latino. Passo ad esaminarla nel dettaglio dopo averla trascritta con l’aggiunta degli spiriti, degli accenti e degli iota sottoscritti che credo non mancassero nell’originale, nonché con la sostituzione dell’iniziale minuscola che si nota in ελλαδι (il contrario per altre parole in cui la maiuscola non è giustificata; tuttavia è da ritenere che l’iscrizione, com’era prassi, fosse incisa tutta in lettere maiuscole) e con la correzione di quattro errori imputabili, con le imperfezioni appena indicate, al proto: φανᾕ per φωνᾕ e ταῖς per τῆς nella seconda linea, ο per τῷ nella terza e ἀκροανης per ἀκροατὴς nella quarta.
Γρηγορείῳ Μεσσέρε Σαλεντίνῳ
Ἐν Ἐλλάδι φωνᾕ εἰς ἄκρον τῆς παδείας ἐληλάκοτι
Ταύτην τὴν Ἁκαδημίαν τῷ ποιήσαντι
Ὀ Φερδινάνδος Σανφελίκιος εὺγνώμων ἀκροατὴς
Τὰ Διδασκάλῳ δίδακτρον
GREGORIO MESSERE SALENTINO
IN GRAECA LINGUA AD SUMMUM ERUDITIONIS PROGRESSUM
DE ACADEMIA HAC OPTIME MERITO
FERDINANDUS SANFELICIUS GRATUS AUDITOR
MAGISTRO DOCTRINAE PRAETIUM
Fornisco la traduzione letterale di entrambe le parti dell’iscrizione, anche se il significato comune è unico.
Per la greca: A Gregorio Messere salentino che con la lingua (che si parlava) in Grecia si spinse verso la vetta della cultura, a colui che creò quest’Accademia1 Ferdinando Sanfelice allievo riconoscente. Queste parole (siano) il compenso per il maestro.
Per la latina: A Gregorio Messere salentino, nella lingua greca progredito al massimo dell’erudizione, benemerito di questa accademia Ferdinando Sanfelice allievo grato al maestro come ricompensa del (suo) insegnamento.
Essendo Gregorio Messere morto nel 1708, si può agevolmente affermare che ritratto e dedica risalgono certamente a prima di tale data e, dunque, bisognerà attendere almeno diciotto anni perché il ritratto appaia nell’edizione del 1726. Può apparire poco e scontato, ma se il Messere non avesse firmato la sua dedica nemmeno questo sarebbe stato possibile.
Già nel post di partenza ho riportato la critica avanzata a questo ritratto dall’Onorati nella sua prefazione all’edizione del 1796, dove ne compare uno, secondo lui, più fedele: … il ritratto posto dinnanzi alla stampa di Napoli del 1726 dee essere assolutamente capriccioso, perché di un carattere alquanto diverso …
Chiudo con la comparazione visiva dei due ritratti, integrando così, la lacuna del post precedente e lasciando al lettore il giudizio sul giudizio dell’Onorati. Per quanto può valere il mio: credo proprio che l’Onorati abbia cercato, senza trovarlo ma sostenendo il contrario, il pelo nell’uovo, anche se lo sguardo assorto nella meditazione e nella preghiera all’immaginario collettivo poteva e può apparire più congeniale ad un frate.
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1 L’accademia è l’Arcadia, fondata a Roma nel 1690. Il Messere qui ne è definito il creatore, nel senso che il suo nome compare tra quello dei primi soci.
….Complimenti per questo collegamento tra il salentino Gregorio Messere e l’allievo Ferdinando Sanfelice. Un legame che ignoravo completamente. In riferimento al post, concordo con il prof. Polito sul fatto che l’Onorati abbia voluto cercare il pelo nell’uovo, infatti anche se l’immagine a sinistra risulta un pò deformata è evidente che la postura del corpo, il ciuffo di capelli , ed il naso ricurvo coincidono. L’unica differenza è appunto lo sguardo.