di Armando Polito
Dico subito che solo una scelta volontaria e non il caso ha voluto che lisciùsu comparisse in testa al titolo e, quindi, acquisisse il diritto di esibire la sua bella iniziale maiuscola, propiziando l’equivoco per cui il lettore, pur essendo salentino, potrebbe credere di trovarsi di fronte ad un personaggio, reale o inventato, il cui albero genealogico nasconde chissà che cosa.
La voce in questione, infatti, nel dialetto salentino è un aggettivo. Certo, avrei potuto scrivere Le insospettabili parentele di “lisciusu” ma credo che, così facendo, avrei avuto, bene che andasse, solo un paio di lettori. Poi, magari, nonostante questi sofisticati calcoli da avveniristica redazione giornalistica, le aspettative sarebbero state lo stesso deluse. Tenterò, almeno, di non avere recriminazioni e di non deludere il lettore, quell’unico lettore che, nonostante il caldo e l’argomento, mi gratificherà della sua attenzione, praticamente un eroe …
Son passati circa tre anni da quando Elsa Fornero accusò i giovani in cerca di primo impiego di essere troppo choosy. Si sviluppò una polemica feroce che secondo me sarebbe durata meno e sarebbe stata meno virulenta se l’allora componente del governo Monti avesse usato schizzinosi invece di choosy; è risaputo: i nostri giovani, e non solo loro, ormai, conoscono l’inglese meglio dell’italiano e molti dei critici, giornalisti compresi, avrebbero avuto serie difficoltà a comprendere il significato di schizzinoso; certo, ci sarebbe stato da tenere in conto una più che improbabile confusione, da parte loro, con schizofrenico, il che avrebbe generato una tempesta di minacce di querela e controquerela …
Comunque, è andata così e pure io debbo adeguarmi dicendo che a choosy corrisponde in dialetto salentino lisciùsu, che ha il suo corrispondente formale ed etimologico nell’italiano lezioso, con ulteriore sviluppo, però, sul piano semantico, giacché dall’idea di comportamento affettato, sdolcinato, svenevole e innaturale (insomma, un concentrato di ipocrisia …) connessa con lezioso si è passati a quella di comportamento schifiltoso, pieno di pretese, di gusti difficili connessa con lisciùsu. Per vedersi appioppare questa etichetta qualche decina di anni fa al ragazzo bastava far notare ai genitori (la cosa srà successa in totale due o tre volte …) che, magari, la mitica (sarebbe diventata tale col trascorrere del tempo, allora, quasi di regola, costituiva l’intera cena …) friseddha1 era troppo spunzata2 che i pomodori erano ìfari3 (acerbi) o, al contrario, squagghiàti (troppo maturi, alla lettera squagliati) e non milati (quasi maturi, color del miele).
Dello slittamento semantico da lezioso a lisciùsu (concentrato nel passaggio affettato>(ricercato)>di gusti difficili) ho detto; rimane da illustrare la loro comune etimologia. Lezioso è forma aggettivale derivata da lezio (vocabolo di basso uso, che significa moina, smanceria), a sua volta dal più antico lezia, fatto derivare comunemente, ma dubitativamente, per aferesi dal latino dilectio=amore, a sua volta composto da de=da+la radice del verbo lègere=scegliere. Altri autori, secondo me più convincentemente4, fanno derivare lezio, sempre per aferesi, dal latino arcaico (in quello classico si avrà il solo plurale delìciae) delìcia=delizia, a sua volta formato da de+làcere=attrarre (secondo una tecnica di formazione che ha dato pure da in+làcere il verbo illìcere=allettare ed il sostantivo illèctio=seduzione.
Lascio la parola a Nerino che, a quanto pare, ha capito tutto e del quale non posso dire neppure che è, nonostante le apparenze, lisciùsu, dal momento che, per farmi piacere, in caso di bisogno mangerebbe anche una pietra, se gliela dessi io …
* Faresti meglio a portarmi l’affettato, non a farlo …
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1 Per frisèddha basta digitare questa parola nell’apposita casella di ricerca nella pagina principale ed il lettore, di fronte alle risultanze, che costituiscono vera e propria antologia sull’argomento, proverà l’imbarazzo della scelta.
2 Imbevuta d’acqua come una spugna; spunzare è forma deverbale dal latino spòngia (da cui l’italiano spugna), a sua volta dal greco σπογγιά (leggi sponghià).
3 Le varianti tìferu di Calimera e tìfaru di Aradeo, Galatone e Tricase ci fanno capire che ìfaru è dal greco τρυφερός (leggi triuferòs)=tenero. Potrebbe sembrare contraddittorio il concetto di tenero che si concilierebbe piuttosto con quello di maturo; qui, però, tenero contiene solo un riferimento alla giovane età, all’immaturità, appunto.
4 La forma più antica, come s’è detto è lezia ed è più plausibile la trafila (de)lìcia(m)>lezia, mentre da (di)lectione(m) ci saremmo attesi lezione e, pur considerando il nominativo (di)lectio, avremmo dovuto avere prima lezio e poi lezia, e non, come s’è detto, viceversa.
In piemontese il vostro “lisciùsu” è “difissios” e c’è anche un modo di dire che fa:”Chi ch’a l’ha gnente a soa ca, a l’é difissios a ca dj’àutri” “Chi non ha niente a casa propria, fa lo schizzinoso a casa degli altri”
A proposito di “difissios” ecco la definizione data nel Dizionario piemontese-italiano di Giovanni Pasquali, Moreno, Torino, 1870: “difficile, lezioso (due voci di cui diresti comporsi tale idiotismo”. Se è così, c’è qualcosa che ci accomuna in lisciùsu e “difissios”; e non sarà l’ultima.
Tuttavia, ad essere sincero, l’ipotesi dell’incrocio non mi convince; credo piuttosto che si tratti di un adattamento da “difissil”, variante di “difficil” registrata nel vocabolario di Michele Ponza, Stamperia reale, Torino, 1830.
Egregio professore, trovo sul Rohlfs friseḍḍa, il prof.Garrisi scrive freseδδa, il prof. Nicola De Donno friseḍḍa, il prof. Presicce di Scorrano friseḍḍa, lei friseddha. Alcuni scrivono pure friseddhra; e io che sono solo un appassionato delle parole dialettali come mi devo regolare?
https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/08/01/il-solito-dubbio-di-trascrizione-per-un-fonema-salentino/