di Rocco Boccadamo
Questo pomeriggio, nella chiesa parrocchiale di Marittima, intitolata a S. Vitale martire protettore della piccola località, è stato tributato l’estremo saluto a un compaesano, di nome, non a caso, Vitale.
Sul preciso punto, mette infatti conto d’annotare che, sino ad alcuni lustri addietro, in omaggio al venerato Patrono, tale appellativo di battesimo era nettamente il più diffuso fra la popolazione, mentre adesso, per via dell’inesorabile cambiamento dei tempi e delle mode, la tradizione è venuta pressoché del tutto meno.
Dello scomparso, cordiale e instancabile contadino di lungo corso, rammento, in particolare, che era buon amico di mio zio Vitale, anche lui andatosene ormai da tempo.
I due, quando erano liberi dagli impegni lavorativi e/o famigliari, erano soliti recarsi insieme sulle rive, o meglio scogliere, del nostro bel mare, per battute di pesca con canne e lenze, ovviamente inframmezzate da conversazioni e commenti. Aguglie e cefali formavano, abitualmente e maggiormente, il loro bottino, e però con saltuarie catture anche di prede di maggior pregio, ossia occhiate e saraghi.
Intorno a un rito religioso come quello cui ho appena presenziato, non vi può essere, ordinariamente, spazio per soverchia cronaca, tuttavia, nella circostanza, mi è stato dato di cogliere, imprevedibilmente, una minuscola pennellata, diciamo così, di colore, quasi adatta e funzionale ad alleggerire l’atmosfera dominante intorno all’evento.
Giusto all’inizio della funzione, mediante un repentino guizzo, non si sa quanto voluto ovvero semplicemente fuori rotta, una rondine ha attraversato l’ingresso principale della chiesa, penetrando e mettendosi a piroettare, con ampie traiettorie, all’interno. Non senza concedersi ravvicinate soste su un bassorilievo o sulla cornice d’un affresco o su una vetrata, e ciò, chiaramente, per riprendere fiato.
Il bruno e simpatico volatile ha assistito al rito per l’intera sua durata, anzi il fedele eccezionale cronista, uscendosene al termine, l’ha lasciato ancora nel luogo sacro.
Certo, sarà la spinta d’un moto soggettivo e suggestivo, ma sono portato a immaginare che la rondine abbia, così, inteso istintivamente e misteriosamente contraccambiare le tantissime volte, le mille albe, in cui Vitale, mentre si recava di buon mattino a lavorare nei campi, ha vissuto incontri, e ha in certo qual modo scambiato saluti, con stormi d’uccelli della medesima specie.