di Armando Polito
In un post molto recente (https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/08/19/uninedita-relazione-sullo-stato-delle-torri-costiere-del-regno-di-napoli/) Nicola Morrone ha riportato alcuni stralci di una relazione manoscritta, datata 12 giugno 1624, sulle torri costiere del Regno di Napoli, fornendo anche gli estremi a beneficio di chi volesse consultare direttamente il documento inserito insieme con altri nel terzo dei tre tomi (sarebbe più corretto chiamarli faldoni) che recano il titolo di Papeles historico-politicos tocantes a Napoles, custoditi nella Biblioteca Nazionale Spagnola e catalogati tra i manoscritti con il n. 988. Tuttavia, per rendere più facile il compito al lettore che ha interessi di questo tipo, rendo più precisa ed immediata l’indicazione fornita da chi mi ha preceduto dicendo che il documento in questione può essere integralmente letto e scaricato tomo per tomo (rispettivamente ff. 1-140, 141-280 e 281-422) all’indirizzo http://bdh-rd.bne.es/viewer.vm?id=0000040846&page=1. Nella stessa biblioteca, infatti, sono custoditi altri manoscritti dal titolo più o meno simile; per esempio, il n. 2445, anch’esso in tre tomi (rispettivamente ff. 1-129, 130-258 e 259-386), reca il titolo Papeles historicos y politicos tocantes a Napoles). Il link diretto che ho riportato eviterà perdita di tempo a chi pensasse, com’è naturale, di fare la ricerca in base al titolo.
Ogni scritto è come se avesse a disposizione due nascite: la prima avviene quando l’autore ne completa la sua stesura pressoché definitiva, la seconda al momento della sua pubblicazione (quando la stampa ancora non esisteva questa funzione era assunta dalle copie), che rende partecipe della sua esistenza, almeno teoricamente, il maggior numero possibile di persone.
Il documento di cui qui si sta parlando appartiene a quell’ampia schiera di fonti che come tante altre (penso immediatamente ai repertori notarili) hanno avuto una sola nascita e tanti aborti, nel senso che la loro pubblicazione è stata parziale, legata agli interessi contingenti del ricercatore. Se, poi, qualcuno voleva controllare la bontà della trascrizione (quando essa veniva attuata …), doveva sobbarcarsi a scomodi spostamenti dal suo abituale luogo di vita e ad onerosi esborsi per i vari diritti-balzelli che la burocrazia ha vergognosamente alimentato e che il legislatore continua altrettanto vergognosamente a mantenere in vita. Per il nostro documento, in particolare, esistono solo riferimenti in qualche pubblicazione. Un titolo per tutti: Giuseppe Caridi, Uno “stato” feudale nel Mezzogiorno spagnolo, Gangemi, Roma, 1988.
Poi venne la digitalizzazione nella quale l’Italia, i cui governanti si sciacquano ogni tanto la bocca con l’agenda digitale, nesso di cui molto probabilmente non conoscono nemmeno il significato, è spaventosamente arretrata rispetto al resto del mondo. Credo che fra poco anche qualche finora sconosciuta popolazione dell’Amazzonia ci mostrerà le spalle, il che, in questo campo non è certo, nonostante la nostra furbizia, una posizione favorevole …
Gli archivi digitali creati dagli altri consentono oggi a chiunque lo voglia una fruizione o un controllo gratuito e in tempo reale. Così oggi sono grato a Nicola Morrone per la sua segnalazione, perché mi consente di aggiungere un altro pezzo di questo interessante documento. Lo so, due aborti (nel senso prima detto) non costituiscono una nascita, ma chi sa che prima o poi questa gravidanza non possa essere portata felicemente a compimento …
Poi per me è già un fatto positivo che due interessi convergano, perché, a differenza di quelli economici, i culturali non dovrebbero suscitare conflitti, ripicche, gelosie. Mi rendo conto che così non è, solo se penso alla scarsa concorrenza che, in generale, vedo nel mondo accademico italiano, dove ognuno sembra attento, più che a ricercare, a cercare di non invadere l’orto o, in qualche caso, il feudo del vicino …; non è così, secondo me, che la conoscenza progredisce.
Sono sicuro, però, che Nicola Morrone accetterà di buon grado, prima che io passi al dettaglio che del nostro documento intendo esaminare, un’ipotetica integrazione ad un suo punto interrogativo posto proprio all’inizio della trascrizione del foglio 279r e relativo al destinatario della relazione.
Credo di poter integrare, sciogliendo le abbreviazioni, nel modo che segue: Al circunspetto1 Scipione Reggente Brandolino. I Brandolino ricoprirono alte cariche e Scipione in particolare quella di reggente. Ecco cosa di Scipione si legge in Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, s. n., Napoli, 1804, tomo VII, p. 325: Scipione Brandolino fu altro degno soggetto del secolo XVII. Nel 1612 fu creato Presidente della Regia Camera, e nel 1623 Reggente di Collaterale del Supremo Consiglio d’Italia in Ispagna, e morì in Barcellona con titolo di marchese di Melito.
È tempo di pensare e di passare ai fatti miei. Alla fine della trascrizione dello stesso foglio Nicola avvertiva: segue l’elenco delle province del Regno, con le torri costiere e le città nel cui territorio esse ricadono.
Delle restanti torri del Regno esistenti all’epoca non mi interessa più di tanto, ma con quelle di Terra d’Otranto la musica cambia, anche per le orecchie, voglio sperare, di più di un lettore.
Per la seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/08/23/batti-il-ferro-quande-caldo-ovvero-le-torri-costiere-di-terra-dotranto-in-una-relazione-del-1624-22/
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1 Oggi circospetto è sinonimo di accorto o, addirittura, di diffidente. Qui circunspetto sta nel significato etimologico [da circumspectu(m), participio passato di circumspìcere=guardare attorno], ma semanticamente volto dal passivo (che è stato guardato attorno) all’attivo (che ha guardato attorno), come si conviene al destinatario di una relazione che dovrebbe essere essa stessa basata su dati attentamente controllati. Comunque, circunspetto è il titolo che normalmente nelle prammatiche (editti o decreti regi) di quel tempo è riservato agli alti funzionari.