di Armando Polito
(27r, 29 r e v; il 27v e l’intero 28, sono bianchi; tale dettaglio, senza che ci sia alcuna interruzione nel testo, si nota pure nel resto del manoscritto, il che fa supporre che ciò fosse in prospettiva di future integrazioni)
Quest’ultima sezione appena esaminata del documento (ma il discorso vale anche per il resto) mi induce a fare alcune riflessioni. Se è vero che l’importanza attribuita da chi gestisce il potere (in qualsiasi regime) ai vari bisogni della collettività è direttamente proporzionale alla somma investita per il soddisfacimento di alcuni di loro (per cui, attualmente, siccome con la cultura non si mangia, essa è la più soggetta alla mannaia dei tagli …), è anche vero che lo stesso criterio vige all’interno del settore considerato. Nel nostro caso specifico: da un lato è possibile stilare una graduatoria per il 1610 che vede in testa Brindisi (per il castello di terra ducati 247, 3; per il forte ducati 177, 3), poi Taranto (ducati 342, 2, 14 e 1/3), Otranto (ducati 200. 1, 3 e 1/3), Gallipoli (ducati 134, 1, 13 e 1/3); fanalino di coda è la Torre di San Cataldo che, a differenza delle altre fortificazioni che registrano un notevole aumento della spesa tra il 1584 e il 1610, non presenta alcuna variazione, sia pure proporzionale, nel bilancio che era di ducati 26, 2 nel 1584 e tale rimane nel 1610. L’importanza di Brindisi è ribadita da quanto si legge in nella relazione del suo terzo viaggio in Puglia fatto da Giovanni Battista Pacichelli nel 1686, pubblicato in Memorie novelle de’ Viaggi per l’Europa christiana, Parrino e Muti, Napoli, 1690 ; cito da Memorie dei viaggi per la Puglia, a cura di Eleonora Carriero, Edizioni digitali del CISVA, 2010, p.79 (http://www.viaggioadriatico.it/ViaggiADR/biblioteca_digitale/titoli/scheda_bibliografica.2011-02-08.9198067084): Osservai dalle sue [del convento dei Domenicani di Ceglie] stanze (non curando riposarmi per profittar nel discorso) in quattro aspetti vaghissimi, molte città, fino il campanil di Lecce, che costa quindeci mila ducati, e nella lingua del mare il castel di Brindisi, che dicono comprenda 300 piazze, custodito da 250 fra colobrine e cannoni, restando la città sotto, col forte di terra guardato con 30 pezzi, il qual porto sicura trattiene di buona voglia le galee e, tal volta, le galeazze de’ Veneziani.
Nell’immagine che segue (ho evidenziato i due castelli) la tavola a corredo dell’opera più famosa del Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, parte II uscita nel 1703 (otto anni dopo la sua morte) a Napoli per i tipi di Domenico Antonio Parrino.
Per la prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/05/11/i-castelli-di-terra-dotranto-tra-il-1584-e-il-1610-in-una-relazione-manoscritta-del-1611-taranto-16/
Per la seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/05/18/i-castelli-di-terra-dotranto-tra-il-1584-e-il-1610-in-una-relazione-manoscritta-del-1611-gallipoli-26/
Per la terza parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/05/30/i-castelli-di-terra-dotranto-tra-il-1584-e-il-1610-in-una-relazione-manoscritta-del-1611-otranto-36/
Per la quarta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/06/05/i-castelli-di-terra-dotranto-tra-il-1584-e-il-1610-in-una-relazione-manoscritta-del-1611-lecce-46/
Per la quinta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/06/16/i-castelli-di-terra-dotranto-tra-il-1584-e-il-1610-in-una-relazione-manoscritta-del-1611-torre-di-san-cataldo-56/