Portoselvaggio nella poesia di un neretino contemporaneo

di Armando Polito

 

 

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Il primo elemento del titolo, quello paesaggistico, ha una notorietà certamente superiore al secondo, quello umano. Eppure quest’ultimo meriterebbe, a parer mio, una considerazione, anche a livello locale, di gran lunga maggiore di quella della quale, pure, gode. Sarò felice se con la scelta di oggi avrò propiziato almeno l’inizio di questo doveroso riconoscimento, presentando una seconda poesia di Luigi Ruggeri, dopo la prima di cui mi sono occupato qualche giorno fa (https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/06/04/nardo-nella-poesia-di-un-neretino-contemporaneo/).

Or che t’addentri in bosco fascinoso
accogli lieto il fresco mio messaggio:
sii benvenuto qui, a Porto Selvaggio,
in aria casta e balsamo odoroso!
Tra pietre, terre rosse, timo e menta,
pini, lentischi, mirto e rosmarino,
tra ginestre e campanule, s’allenta
in brezza lieve e cielo adamantino
la fatica del vivere, ed il ruzzo
sana la mente e l’anima s’abbella.
Se sprofondi nell’estasi di Uluzzo
respiri pace dopo la procella.
Al chiar di luna, col suo dente aguzzo,
la torre danza allegra tarantella.

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Se in Nardò dentro, come abbiamo visto, la struttura classica (ottave di endecasillabi) si concede qualche libertà, la cui funzione di espressione sentimentale spero di aver colto fino in fondo, qui Luigi ha scelto la struttura metrica che di quelle classiche è la regina, sfruttandone, però, tutte quelle varianti che le regole consentono per questo metro: il sonetto. Ecco, allora, alle rime incrociate ABBA della prima quartina seguire quelle alternate CDCD della seconda, quasi ad introdurre una rottura della simmetria, che celebrerà poco dopo il suo trionfo in quello che io definirei enjembement a distanza (s’allenta/ …/la fatica del vivere), seguito immediatamente da uno normale (il ruzzo/sana), quasi a rendere il progressivo allentarsi della tensione che, tuttavia, continua impercettibilmente a vibrare nelle terzine (DED/EDE) per non spegnersi nemmeno nel verso finale in cui allegra non ce la fa a cancellare la carica genetica di malinconia e tormento (ben nota a chi conosce la storia della pizzica) insita in tarantella.

Il rischio di cadere, anzi scadere, nell’oleografico e nel banalmente consolatorio, sempre in agguato in composizioni del genere, qui non è stato mai corso e nemmeno in concreto sfiorato.

Voglio soffermarmi un attimo, prima di chiudere, su Uluzzo per sottolineare come il poeta autentico può fare della difficoltà il trampolino per eseguire un tuffo stilisticamente ineccepibile e nello stesso tempo originale (Luigi mi perdonerà l’immagine ispiratami dal meraviglioso mare di Portoselvaggio).

Dato per scontato che Uluzzo non poteva mancare, la sua collocazione alla fine della prima terzina comportava l’esigenza di trovare due altre parole con la stessa rima. In passato il poeta poteva ricorrere ai rimari per integrare le parole che era riuscito a trovare da solo, nel caso in cui queste non fossero in linea con il tema. Oggi, se non si dispone dell’edizione digitale di un vocabolario che consenta, per esempio ad hoc, di avere l’elenco delle parole in -uzzo, si può trovare in tempo reale aiuto nella rete. Il primo strumento (uno per tutti, il vocabolario De Mauro) mi dà come risultato aguzzo, beruzzo, 3 buzzo, calcestruzzo, cocuzzo, ferruzzo, gruzzo, 2 merluzzo, minuzzo, puzzo, ribuzzo, ruzzo, spruzzo, struzzo, uzzo, verduzzo; il secondo (uno per tutti: http://rima-con.it/parole-che-finiscono/parole-che-finiscono-con-uzzo.html) Abruzzo, avvocatuzzo, Basaluzzo, Breguzzo, buzzo, calcestruzzo, Castelluzzo, Meneguzzo, merluzzo, Monguzzo, puzzo, spruzzo, struzzo, uzzo, verduzzo.

Lascio scegliere al lettore la rosa di vocaboli che abbiano una certa attinenza con il tema della poesia, sia necessario o meno, com’è stato per me, controllare il significato di qualcuno di loro …

Quasi certamente tra i componenti di quella rosa non compariranno: Abruzzo, avvocatuzzo, Bagaluzzo (è il nome di un comune piemontese), Breguzzo (è il nome di un comune del Trentino- Alto Adige), beruzzo (voce obsoleta indicante la colazione dei contadini nella pausa di lavoro), buzzo (il primo nel significato di interiora, specialmente di pesci e uccelli; il secondo, obsoleto, come sinonimo di bugno; il terzo voce regionale toscana sinonimo di taciturno, imbronciato o, riferito al cielo, di nuvoloso o piovoso), calcestruzzo (poco c’è mancato …), Castelluzzo (è il nome di un’incantevole località siciliana in provincia di Trapani), ferruzzo (variante di ferruccio), gruzzo (obsoleto, sinonimo di mucchio), merluzzo (il primo è il pesce, il secondo è sinonimo di merletto), Meneguzzo (il cognome di uno degli imputati e condannati dello scandalo MOSE …), Monguzzo (nome di un comune lombardo), minuzzo (voce letteraria, sinonimo di briciola, frammento), puzzo (ci sarà pure, purtroppo, ma non è il caso di celebrarlo, il ricordo del passegger solingo,/ non di certo lasciato camminando …;/io più in là, comunque, non mi spingo,/triste olezzo, parola di Armando), ribuzzo (scalpello con punta non acuminata e testa piana), struzzo, uzzo (voce regionale toscana indicante la curvatura delle doghe delle botti) e verduzzo (vitigno tipico del Friuli).

Per esclusione rimangono in lizza aguzzo, cocuzzo (variante di cocuzzolo), ruzzo e spruzzo. Nella poesia di Luigi compaiono aguzzo e ruzzo. Il secondo vocabolo richiede un approfondimento dovuto al suo signìficato (lo riporto dalla Treccani on line):

“1. Il ruzzare, la voglia di ruzzare: avere il r., essere in r., avere voglia di ruzzare, di scherzare.

2. Voglia, capriccio in genere, spec. di fare l’amore, di attaccare briga, di fare cose strane e pericolose: gli è entrato il r. in corpo; si è svegliato col r.; domani, domani, vedrete se gli sarà passato il r. (Manzoni, alludendo alla folla che tumultuava in Milano); gli è saltato il r. di scrivere poesie; cavare il r. dal capo a uno, e più com. assol., cavargli il r., levargli i capricci dalla testa, farlo stare a freno; gli è uscito, gli è passato il r. (dal capo), gli è passato il capriccio, ha perso il gusto.

3. ant. o raro. Puntiglio, ostinazione caparbia; in questo sign. ruzza è più com. di ruzzo.”.

Mi pare evidente che il ruzzo di Luigi è uno sviluppo del significato n. 1 e che estensivamente è sinonimo di gioia di vivere, sensazione di benessere e di libertà, quello che certi spettacoli naturali (più raramente un essere vivente che non sia una cosiddetta bestia o un vegetale, in parole povere un appartenente alla razza cosiddetta umana …) infondono fino a tal punto da chiederti se la tua presenza non sia un’indebita intrusione.

Scelta ben più felice della mia che, sia pur involontariamente, non ho fatto comparire Uluzzo nella poesia che al luogo ho dedicato, mentre nel testo, sempre mio, di una canzone in neretino (Portuservaggiu) compare ulùzzu (nome dialettale dell’asfodelo, che ha dato il nome alla baia) ma in miserabile rima con un banalissimo spruzzu … (https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/04/01/omaggio-a-portoselvaggio-2/)

 

Avviso di servizio (pure quello!): Il link che porta alla canzone non sempre funziona, non so perché ma non dipende dal mio pc …,  al primo colpo. Chi ha tempo da perdere insista (cliccando non sul simbolo di avvio grande ma su quello piccolo in basso a sinistra) e in caso di esito negativo me lo faccia sapere; chi non ne ha non si sarà perso nulla o quasi.

 

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