di Pino de Luca
Come ogni mercoledì ci si diguazzerà tra birre e prodotti della terra. A volte con entusiasmo e a volte stancamente (come oggi). Sempre più raro trovare racconti capaci di entusiasmare, sempre più profonda l’impressione di ribollite o di esagerazioni estreme, di riproposizioni di bottiglie sperando nell’oblio o di creazioni che fanno evento ma non fanno vento.
Ho un gran desiderio di un rosso giovane, vinoso, ben fatto, che non indulga …né alla vaniglia né alla liquirizia. Magari al corbezzolo maturo e che alla fine abbia una nota amara e sia difettato nei tannini, vorrei sentirne un po’ l’asprezza. E immaginare che ci sia il mio papà che con il suo coltello da innesti taglia una pesca bianca e mette una fetta nel bicchiere capiente. E “tuzzamu” per un’altra volta mentre con lo zio Pippi e lo zio Mino facciamo un’altra partita a tre chiamate. E di quel vino con la pesca, sotto la “preula” in un pomeriggio di giugno, giocando a tressette se ne andava un bottiglione giocando a tre chiamate a “venti lire la chiamata e quaranta la sola”.
Soldi veri sudati da tutti e “a tre chiamate non si perdona!!!”
Dopo tre ore di carte e un fiasco di vino eravamo tutti più sereni e rilassati, sia chi aveva vinto che chi aveva perso.
La pergola non c’è più, papà, zio Pippi e zio Mino nemmeno, le pesche bianche profumate (persiche), dalla buccia pelosa, sono introvabili; a tre chiamate non sa giocare più nessuno (troppo difficile dicono). Rimane il coltello di papà, il desiderio di un vino che sappia raccontare un pezzetto di storia e la voglia di andare a cercarlo.
Sia una bella giornata per tutti voi . A tutti voglio dire che almeno per il compleanno un calice di vino si solleva e si porta alle labbra, adagio. Non è forse il movimento esatto di un bacio?
P.S.
Oggi nessuna invettiva verso chi lancia invettive. Non amo le invettive, preferisco il ragionare.