La ‘mbruffalora (l’innaffiatoio)

di Armando Polito

Immagine tratta da http://www.subito.it/arredamento-casalinghi/annaffiatoio-antico-trento-89081980.htm
Immagine tratta da http://www.subito.it/arredamento-casalinghi/annaffiatoio-antico-trento-89081980.htm

Era uno degli attrezzi indispensabili del contadino di un tempo ma anche dell’ortolano dilettante, quando i prodotti della terra avevano un altro sapore, e non solo perché erano frutto di un impegno personale anche fisico, a differenza di oggi, in cui l’unico impegno che conta è quello finanziario …

Così, dopo che la zappa aveva provveduto a rivoltare il terreno, liberandolo dalle erbacce ed ossigenandolo, dopo che lu rrumatu1 curatu (lo stallatico adeguatamente stagionato)  gli aveva dato nuovo vigore, si preparavano le roddhe2 (i semenzai) e una volta al giorno si ‘ddacquava3 (bagnava) con la ‘mfruffalora che consentiva di continuare a fare quell’operazione con estrema delicatezza anche quando le tenere piantine, che di lì a poco sarebbero state trapiantate, avevano fatto capolino annunziando la loro felice nascita.

Poi vennero i moderni sistemi di coltivazione ed irrigazione e la ‘mbruffalora subì un inesorabile declino diventando un oggetto da museo della civiltà contadina e, nonostante sopravvivesse come una componente fissa della triade (secchiello, paletta ed innaffiatoio, peraltro rigorosamente in plastica dai colori sgargianti …) che ha accompagnato al mare fino a poco tempo fa (almeno credo …) i bambini, essa aveva perso l’anima, come succede quando un bagaglio di memorie inesorabilmente scivola via.

Immagine tratta da http://www.spaziomamma.com/gallery-photo.php?p=5&art=31626&lang=it
Immagine tratta da http://www.spaziomamma.com/gallery-photo.php?p=5&art=31626&lang=it

Di tutte le parole in corsivo ho dato prima l’etimologia. Ho lasciato a bella posta per ultima la sua, come se bastasse questo espediente per rallentare, non dico impedire, la progressiva riduzione delle vibrazioni sentimentali del tempo che fu della mia generazione.

La voce, stranamente, non è registrata nel vocabolario del Rohlfs ed è come se questa fortunata coincidenza mi consentisse meglio di manifestare un astratto atto d’amore, per quanto astratta possa mai essere una riflessione di natura etimologica.

‘Mbruffalora è per metatesi da ‘mbruffarola, deverbale da ‘mbruffare (bagnare spruzzando); la metatesi -rola->-lora-, come ho avuto occasione di dire più volte, è un fenomeno consueto nel dialetto salentino, tant’è che le due varianti convivono, ed essa è  propiziata dalla stessa natura, sono due liquide, delle consonanti coinvolte.

Nemmeno ‘mbruffare è registrato dal Rohlfs ma mi accingo a procedere a testa bassa con la stessa sicurezza con cui il presidente del consiglio dei ministri ha tracciato di recente su una lavagna non rottamata, nonostante la quasi quotidiana esaltazione del digitale, della banda larga e simili, la mappa mentale, peraltro molto scarna perché non c’era nemmeno un link …, della buona scuola; insomma, più che una mappa mentale, una mappa-mentina, in cui il secondo componente, a scanso di equivoci, non è diminutivo di menta … e, se non coinvolge il relatore, lo fa certamente con il redattore o, più probabilmente, con i redattori, cioè con quella caterva di burocrati, consulenti, esperti, addetti, in primis alla comunicazione, ai quali, in definitiva, chi vota affida oggi il proprio destino. Fossi stato io Renzi a quest’ora li avrei già licenziati tutti in tronco per l’occasione ignobilmente sprecata. Pensate di che rabbia sarebbe schiattato Salvini se avesse letto sul nero-funerale (per la scuola e per la cultura in genere) della lavagna non CULTURA UMANISTA ma CULTURA  UMANITARIA …4

Come se non bastasse l’ignoranza della lingua italiana, qualche giorno dopo eccolo (o, per quello che ho detto prima, eccoli?) risolvere a modo suo (o loro …) un problema che io mi vergognerei di porre anche ad un deficiente integrale: Se sono condannato a restituire, diciamo,  duemila euro in media ad un certo numero di creditori, quanto tocca, in media, ad ognuno? Ecco la soluzione: anzitutto dichiaro che nessun creditore (nella fattispecie pensionato) perderà un centesimo e subito dopo noi scriveremo una nuova norma rispetto al blocco dell’indicizzazione che restituirà in tasca a quattro milioni di italiani il 1 agosto 500 euro a testa e immediatamente a seguire: ovviamente non sarà un rimborso totale. Ma ci sono 2 miliardi che mi ero tenuto per le misure contro la povertà.

Al di là della contraddittorietà di nessun pensionato perderà un centesimo rispetto ad ovviamente non sarà un rimborso (e nemmeno un rimorso …) totale, per ragionare non con i supporti della cultura umanista ma con quella della cultura scientista …, da oggi: -2000+500=0.

In attesa della prossima renziata4, come se non bastassero le razziate …, torniamo a noi.

‘Mbruffare potrebbe (qualcuno mi chiederà, per questo condizionale, dov’è finita la sicurezza appena appena millantata; pensava veramente che io fossi come Renzi?) corrispondere all’italiano sbruffare (ometto ogni considerazione sul suo derivato sbruffone e sul parzialmente omofono buffone …), considerato da tutti di origine onomatopeica, con sostituzione di s- con ‘m-. Ora questa sostituzione sarebbe giustificabile se s- di sbruffare derivasse dalla preposizione latina ex, cosa inammissibile se la voce è veramente di origine onomatopeica, mentre è certo che ‘m- di ‘mbruffare deriva per aferesi dalla preposizione latina in. Allora? Non è improbabile che la s- di sbruffare sia stata intesa come residuo di una s- intensiva come se derivasse da ex e il fonema non fosse parte integrante dell’onomatopea; da qui la sua sostituzione con ‘m- (da in) per introdurre rispetto al presunto valore rafforzativo o di provenienza (idea dell’uscita dell’acqua dal recipiente) quello di destinazione (arrivo sulla pianta).

Meno probabile, anche se molto suggestiva, mi pare una derivazione dal latino imbrìfera (da imber=pioggia+la radice di ferre=portare) con aggiunta di un suffisso diminutivo –èola (lo stesso del citato arèola). La trafila sarebbe stata: *imbriferèola>*imbriffèreola>*imbriffàreola>*imbriffaròla (è vero che in latino la o di –ola è breve, ma lo era anche quella di arèola che poi in italiano ha dato aiòla e non aìola e, d’altra parte in italiano tutti i diminutivi terminanti in -olo/-ola, esiti dei latino -èolum/-èolam, sono piani)>’mbruffalòra (la metatesi -rola->-lora-, fenomeno molto frequente nel dialetto salentino, tant’è che le due varianti convivono, è propiziata dalla stessa natura, sono due liquide, delle consonanti coinvolte.

La nostra ‘mbruffalòra, così, alla lettera significherebbe piccola portatrice di pioggia. Bello, no? Sì, ma io, onestamente, mi sento un po’ come il chirurgo estetico che ha sottoposto una paziente a più di un ritocco. Sarà pure più bella, ma quasi sicuramente meno vera …

Comunque stiano le cose rimane il fatto che anche l’etimo meno suggestivo (da ‘mbruffare) è di gran lunga più espressivo e semanticamente coerente rispetto a quello dell’italiano innaffiatoio. Innaffiare, infatti, deriva da in+ad+flare e flare in latino significa semplicemente soffiare: non c’è l’idea dell’acqua presente in ‘ddacquare e del liquido orale o nasale presente in sbruffare.

_________

1 Per l’etimo vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/09/12/lu-rrumatu-e-altre-zozzerie-antiche-e-moderne/.

2 Roddha suppone un latino *arulla(m), dal classico arèola, diminutivo di area.

3 ‘Ddacquare è dal latino adaquare=abbeverare, composto da ad (verso)+aqua (=acqua).

4 Sulla CULTURA UMANISTA della lavagna renziana la rete ha registrato un numero impressionante di interventi, per cui si è passati dalla stigmatizzazione dell’errore (perché di errore si tratta) alle giustificazioni più assurde, anche da parte di, secondo me sedicenti (almeno voglio sperare …), docenti di liceo classico, mentre lascio volutamente da parte quelli in cui l’acribia, già di per sé ridotta ad una larva, si è lasciata abbagliare dall’amore o dall’odio politico. Se mi sarà richiesto, in tempo quasi reale spiegherò con un post dedicato perché CULTURA UMANISTA, in quel contesto (e ancor più in riferimento a LA BUONA SCUOLA …), non è errore grave, è errore gravissimo. Così, senza che nessun addetto alla comunicazione me l’abbia suggerito (mi comunico da solo …), spero di raddoppiare il numero dei lettori senza essere ricorso all’espediente furbesco di intitolare questo post: La ‘mbruffalora e la buona scuola renziana.

Bisogna riconoscere, però. che anche il ministro Franceschini ha dato il suo freschissimo contributo all’evoluzione della lingua italiana con l’attribuzione del titolo di capitale italiana della cultura ad ognuna delle candidate trombate nella corsa al titolo europeo, tra le quali, com’è noto, Lecce ha brillato di oscurità propria. Il ministro è pregato, perciò, di intervenire sulla Treccani on line (http://www.treccani.it/vocabolario/capitale2/) per emendare l’attuale trattazione del lemma che è

capitale2 s. f. [uso sostantivato dell’agg.]. – Città sede del capo dello stato e degli organi supremi di governo: Roma è la c.d’Italia; assol., la C., Roma: lasciare la C., partire per la C., e sim. In usi estens.: la c. economica di un Paese, la città di maggiore sviluppo economico, la c. della cultura, la c. dello sport, ecc.; c. morale, la città che, pur non essendo la capitale ufficiale di un Paese, ne è il centro più attivo sotto varî punti di vista.    

con le dovute integrazioni (le ho sottolineate), per cui sarà:

capitale2 s. f. [uso sostantivato dell’agg.]. – Città sede del capo dello stato e degli organi supremi di governo: Roma è la c.d’Italia; assol., la C., Roma: lasciare la C., partire per la C., e sim. In usi estens.: la c. economica di un Paese, la città di maggiore, ma anche quelle di immediatamente minore, sviluppo economico, la c. della cultura, la c. dello sport, ecc.; c. morale, la città che, pur non essendo la capitale ufficiale di un Paese, ne è il centro più attivo, ma anche immediatamente meno, sotto varî punti di vista.

E, giacché c’è, raccomandi pure ai redattori della stessa (oppure faccia pressione sulla sua collega ministra responsabile, perché sia lei a farlo) di non far scomparire i monaci brasiliani che ancora, nonostante tutto (https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/05/26/lettera-aperta-a-massimo-bray-titolare-del-mibac1/), fanno bella mostra di sé …      

Visto, poi, che fregiarsi del titolo di capitale italiana della cultura costituisce per gli amministratori locali un’ottima occasione per pavoneggiarsi, per l’anno prossimo suggerisco di mutarlo in capitale italiana della scultura; e, nell’empito di creatività linguistica che sembra aver preso in questi ultimi tempi tutti i politici, si ometta, però, di dire che la s- iniziale di scultura è di natura estrattiva …

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3 Commenti a La ‘mbruffalora (l’innaffiatoio)

  1. Buongiorno, nel Parco del Negramaro precisamente a Novoli il manufatto veniva chiamato
    la “Ndacqualora” era in metallo l’uscita dell’acqua controllata quasi a spruzzo veniva filtrata dalla rosa, serviva per “Ndacquare” soprattutto le piantine di verdura e i fiori delicati negli orti all’interno delle case.
    Un saluto da Torino a tutti i frequentatori del portale Fondazione
    Ersilio Teifreto http://www.torinovoli.it

  2. concordo con il Signor Ersilio: preciso solo, che da tempo immemore in agro di :Monteroni -Arnesano -Magliano -Carmiano il” contadinesco” contenitore aveva lo stesso nome -grazie sempre -peppino.

  3. si usava anche il maschile, ndacqualuru. a corredo u pisciaturu, da innestare sulla bocca per ridurre il getto ed indirizzarlo più precisamente sulle piccole piantine appena trapiantate. In origine di canna ora di lamierino.
    Sai ruttu lu pisciaturu,
    tarazinna Maria Giuvanna
    telu fazzu nou de canna
    tarazzinna Maria Giuvanna.

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