di Giacomo Cazzato
Quando alla fine dell’Ottocento Cosimo De Giorgi visitava il Capo di Leuca, nei suoi Bozzetti di viaggio sarebbe stato bello capire cosa percepiva di quello che oggi a brandelli rimane.
Gli effetti sensoriali di appagamento del promontorio del Calino o di Torre Sant’Emiliano ribaltiamoli nella loro dimensione interna ed agricola che appena ancora si legge nella solitaria Montesardo.
Forse posso provare ad immaginare cosa provasse il De Giorgi. Fermiamoci ogni tanto a riflettere che tolta l’erba e la terra, abbiamo perso per sempre un patrimonio volatilizzato per le generazioni future, “fumato”.
A chi continua a parlarci di tessile e calzaturiero manca la consapevolezza che la politica ha il dovere di migliorare la percezione, e con essa la preferenza dello spazio in cui viviamo, dandogli una connotazione particolare di luogo: è l’unica cosa su cui non si può essere liberi di spadroneggiare.
E lo si fa con la ricerca e non con la supposizione ignorante che cemento e “cuasette” siano il futuro. La strada è in salita ma ce la si può fare.