di Armando Polito
Non sempre le voci dialettali presentano una storia etimologica più tormentata delle corrispondenti (quando esistono) italiane. Talora succede esattamente l’opposto e questo vale per le parole di oggi.
L’italiano succhiare è da un latino *succulare, a sua volta dal classico succus o sucus=succo; trafila: succus>*sùcculus (diminutivo) *succulare>*succlare>succhiare). In un testo in latino del principio del XVI secolo (Vita Beatae Columbae Reatinae, scritta Sebastiano Perugino suo confessore; cito da Acta Sanctorum Maii, tomo V, Palmé, Parigi e Roma, 1866, p. 340) è attestato succare (direttamente da succus): Quatenus possint abstrusa mella ruminando succare (Fino a qual punto possano succhiare ruminando i mieli nascosti).
Il salentino sucàre, invece, ha comportato, come il citato succare, una formazione sempre denominale ma diretta da sucus come onorare da onore. Per il processo inverso, poi, da sucàre è derivato suca (tubo di gomma o simili per aspirare liquidi). L’imperativo suca! è un’espressione oscena ma nella vignetta che segue ne presento un uso più morigerato (si fa per dire …).
* Suca, suca! Poi no tti maravigliare ci ti ticinu ca sinti ‘nu ‘mbriacone; e ricordate ca li bbuttiglie ti lu mieru vonu mese curcate! (Succhia, succhia. Poi non ti meravigliare se ti dicono che sei un ubriacone; e ricordati che le bottiglie del vino vanno messe coricate!)
** Tanto fino a questa sera me le devo scolare tutte
L’italiano asciugare è dal latino exsucare con sostituzione della preposizione ex con ab.
Il salentino ssucàre, invece, è direttamente da exsucare, con aferesi di e-. La geminazione di s– perciò, non è di natura espressiva ma è l’esito di -(e)xs– che finisce per assumere un valore semanticamente distintivo rispetto a sucare.
* Per essere uscito senza ombrello mi hai fatto la rovina1 dentro casa. Ora per asciugarti meglio buttati come stai dentro al camino!
** Ci sape quanti cu lla scusa cu tti ssucanu ti minavanu intra allu fucalire; ma fincuttantu ‘nci so’ iò puè stare tranquillu! (Chissà quanti con la scusa di asciugarti ti butterebbero nel camino; ma finché ci sono io puoi stare tranquillo!)
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1 Traduco così pistìsciu, che è deverbale da pistisciare (entrambe le voci non sono registrate nel vocabolario del Rohlfs). Pistisciare è secondo me da peste, come mustisciare [da cui mustìsciu=sudiciume, bambino sporco, bambino (nel senso di persona che conta meno di un adulto)] è da mustu=mosto. Peste è dal latino peste(m) generalmente connesso con peius=cosa peggiore o con pèrdere=distruggere; non riesco a capire perché mai, a quanto mi risulta, a nessuno è venuto in mente un collegamento con pistum, participio passato di pinsere (o pìsere)=pestare, battere, macinare, ipotesi etimologica che non comporta evoluzioni fonetiche difficili da spiegare come è (infatti nessuno l’ha fatto) per gli altri etimi proposti (infatti nessuno le ha mai spiegate). Insomma, secondo me peste (l’epidemia), pista e pesta (impronta) hanno tutte lo stesso etimo.
nei paesini nostri : Monteroni ( città )-poi Arnesano – Magliano -Carmiano – Novoli -fino a diversi anni fa si ascoltavano queste allocuzioni ; ggirate te spaddhra cu te ssuchi allampa -cioè al fuoco ma, questo , avveniva in quelle abitazioni che avevano la ” fucagna ” ,specie di grande camino non ornamentale, dove, una persona, poteva rimanere diritto o seduto
nel suo interno e godere del fuoco -cordialità sempre – peppino
Il 6 dicembre 2017 la parola “Suca ” entra all’Università di Palermo, la tesi di Laurea di Alessandra Agola nativa di Alcamo.
Il Sig. Peppino nel commento che risale al 2015 ricorda Novoli io aggiungo Lecce per l’uso della parola (Ssuchi) infatti noi usavamo dire topu ca e cchiutu essa muddrhatu senza umbrellu”
“Mintite annanti llu fuecu cussi te ssuchi li causi) Invece per Sucare: (sucate sti cannillini o la caramella ca suntu tuci”, “Sucate stu limone nella canzone di Petrachi” “Una gomma per sucare lu mieru”
da Torino inviamo gli auguri di Buon Natale a Buon Anno a tutti indistintamente che ruotano intorno a FondazioneTerrad’Otranto
Ersilio Teifreto
A questo punto mi aspetto, come minimo, che qualche studente, pure lui in Scienze della comunicazione (non orale …, dell’Università del Salento risponda con una tesi dal titolo “La nostalgia del vaffa!” …
Prof. Armando condivido la sua disamina dei termini in oggetto sui commenti nel vostro portale.
La parola “suca” che l’Università ha cercato di sdoganare non perde proprio il suo termine volgare; l’esortazione a praticare….. è tutta siciliana, tratta dal turpiloquio popolare, a noi Salentini non ci appartiene. Continueremo a ricordare ai nostri figli e nipoti quello che ci hanno tramandato i nostri nonni.
Scrivo, sempre nei miei ricordi:
Stienni lli panni subbra ‘lla loggia e falli ssucare allu jentu te tramuntana;
Stinnimu li lanzuli ca lli ssucamu allu sule;
Nu lle ssuchi le rrobe, sta bota jentu, sta rria lu ientu te sciroccu.
Auguri di Buone Feste
Ersilio Teifreto